L’obesità è spesso associata a problemi di salute, come malattie cardiache, ictus e diabete e, negli ultimi anni, diverse ricerche l’hanno evidenziata come un fattore di rischio per la demenza. Molti studi hanno trovato una correlazione tra le due patologie e, anche se nulla è definitivo, sono diverse le tesi a sostegno di questa teoria.
Oggi, tuttavia, uno studio condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine sembra andare nella direzione contraria: le persone obese hanno un rischio minore di sviluppare la demenza senile rispetto alle persone con un peso corretto.
L’indagine
Come l’obesità, la demenza è una crescente preoccupazione per la salute pubblica perché colpisce attualmente circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, ma questo numero è destinato a triplicare entro il 2050. Anche se la causa esatta non è nota, gli scienziati hanno identificato numerosi fattori di rischio come l’età, la genetica, la cattiva alimentazione e la mancanza di esercizio fisico.
Per ottenere un quadro più completo, i ricercatori del Regno Unito hanno messo a punto uno studio per osservare la correlazione tra l’indice di massa corporea (BMI), che è la misura del grasso del nostro corpo, e la demenza. Lo studio ha preso in considerazione un campione di circa 2 milioni di persone, dai 40 anni in su, per una media di 9 anni di osservazione che, talvolta, si è spinta fino ai 20 anni.
Dopo aver considerato altri fattori di rischio come il fumo e alcool, i ricercatori hanno scoperto che le persone sottopeso, quindi con un BMI inferiore a 20, avevano una probabilità del 34% in più di sviluppare la demenza. Per contro, e qui sta la novità della ricerca, gli individui caratterizzati da un indice di massa corporea superiore al peso-forma, o addirittura obesi (BMI>40), presentavano un rischio di sviluppare la demenza inferiore di circa il 30%.
Cautela nei risultati
Questo studio, come si è visto, contraddice nettamente l’orientamento precedente ed è anche molto più consistente in termini di dimensioni del campione osservato. Nonostante questo, i ricercatori sono ancora molto cauti nell’analisi di questi risultati perché non sono in grado di spiegare a cosa sia effettivamente dovuto l’effetto protettivo offerto da un BMI alto.
Ricerche parallele suggeriscono una relazione diretta tra la carenza di vitamina E e il rischio di demenza: questo potrebbe in parte spiegare perché le persone che mangiano di più sono meno a rischio, ma è un’ipotesi per il momento.
Resta comunque fondato il principio per cui la condizione di obesità è dannosa per gli individui; se aiuta a diminuire la probabilità di demenza, certamente è dannosa per la nostra salute.