Buone notizie per gli uomini: se è vero che il tumore alla prostata negli ultimi anni è aumentato, è anche vero che a crescere è stata anche la sopravvivenza dei pazienti, in più del 36% e quintuplicata negli ultimi 20 anni.
Nuovi farmaci
Le diagnosi precoci, le tecniche chirurgiche avanzate e le varie forme di terapia fanno sì che oggi il tumore alla prostata possa essere considerato una malattia cronica, come il diabete o l’ipertensione. Anche per chi è affetto dal carcinoma in fase avanzata, infatti, sono disponibili alcuni farmaci che migliorano la sopravvivenza, pur fallendo la chemioterapia. Parliamo dell’abiraterone acetato, che inibisce la produzione degli ormoni all’interno del tumore stesso, bloccando quindi la produzione di testosterone nella prostata e inibendo la crescita delle cellule; e c’è anche l’enzalutamide, che blocca i recettori cui aderisce il testosterone per essere trasportato fino al nucleo delle cellule, impedendo la crescita del tumore.
C’è anche un radiofarmaco, chiamato Radium 223, che si incorpora nelle metastasi scheletriche e uccide le cellule tumorali con radiazioni alfa.
Il problema della diagnosi
Il problema principale, oggi, rimane quello dell’incertezza della diagnosi: nel 65%-75% dei casi, la biopsia non scopre alcun tumore. Questo succede perché il prelievo di tessuto viene effettuato in una parte della prostata in cui il tumore non è presente, e quindi l’esame non lo rileva. Il paziente potrebbe sentirsi sollevato, ma purtroppo il Psa continua a essere al di sopra della norma e questo è un dettaglio che non va trascurato.
Per questo, andrebbero cercati altri test più specifici che permettano non solo di indicare un punto più preciso dove fare la biopsia, ma anche limitarne il numero. Oggi, sotto guida ecografica, si eseguono dai 18 ai 24 prelievi, a volte 36. Per evitare questi prelievi multipli (potrebbero causare infezioni e ritenzioni urinarie), si ricorre sempre più spesso alla risonanza magnetica nucleare e alla risonanza magnetica multiparamentrica.
La risonanza magnetica multiparametrica
Quest’ultima, infatti, dà la possibilità di individuare anche piccole modificazioni dei tessuti e di ottenere immagini sulla cellularità e la vascolarizzazione del tumore. Quando questo esame fornisce un esito negativo, non serve fare biopsia. Già in Gran Bretagna molte assicurazioni consigliano di ricorrere a questo esame: riduce i costi della sanità e assicura meno dolori al paziente.
Considerando che non tutti i tumori hanno la stessa evoluzione, ma che alcuni crescono più velocemente e altri più lentamente, è davvero importante avere una diagnosi precoce e affidabile per intervenire tempestivamente e con la migliore terapia possibile.