“Gli uomini non sono né bianchi né neri, siamo tutti arancioni, la nostra pelle può variare solo da arancione molto chiaro ad arancione molto scuro. Ma in fondo abbiamo tutti la stessa sfumatura, solo una diversa luminosità”. È una delle dichiarazioni più forti e importanti di Neil Harbisson, conosciuto come “l’uomo che sente i colori”.
Se state pensando che Neil sia una specie di “guru” New Age siete completamente fuori strada.
Neil Harbisson, 32 anni, nativo di Belfast ma cittadino spagnolo, è nato con una rara malattia, l’acromatopsia congenita completa, che non gli permette di distinguere alcun colore.
Diversa dal daltonismo, che altera la percezione dei colori, ma consente comunque una certa distinzione cromatica, l’acromatopsia è dovuta al malfunzionamento dei coni, le cellule fotosensibili presenti nella parte centrale della retina, la macula, deputate alla visione diurna. I coni permettono ai nostri occhi di adattarsi alla luce, di percepire i colori e di distinguere i dettagli fini.
La storia di Neil
All’età di 21 anni Neil, artista poliedrico, si è ribellato alla condanna di una vita perennemente e completamente in bianco e nero e, grazie a un microchip impiantato nel cervello e dotato di un’antenna esterna, la sua vita è cambiata radicalmente ed è diventato il primo uomo al mondo in grado di sentire i colori.
Questo speciale occhio elettronico si chiama Eyeborg e grazie ad appositi sensori capta le frequenze dei colori e le trasmette sotto forma di input sonori, note musicali, al microchip impiantato dietro la testa di Neil e collegato con le zone del cervello ricettive a questi stimoli. Dopo aver passato il primo periodo a memorizzare le associazioni tra nome del colore e nota musicale percepita, le informazioni digitali trasmesse si sono trasformate in percezioni e, con il tempo, in sensazioni del tutto simili a quelle che la mente ci permette di provare.
“Quando le percezioni si sono tramutate in sensazioni ho iniziato ad avere i miei colori preferiti e sognare a colori”, ha dichiarato Neil in una delle sue interviste, “in quel momento ho capito di essere diventato un cyborg. Il software e il cervello si sono uniti“, ha spiegato. “Non è più un apparecchio esterno, ora è un organo del mio corpo, un’estensione dei miei sensi che fa parte di me“.
La capacità di sentire i colori, consentita da Eyeborg, permette anche di percepire frequenze che l’occhio umano non intercetta e ha radicalmente cambiato la vita di Neil che associa i colori in modo diverso dal consueto. Il rosso, per noi, è un colore associato a sensazioni forti come il fuoco o il sangue ma, ha dichiarato Neil alla BBC: “Il rosso per me è il colore più rilassante e innocente, perché ha una bassa frequenza. Il viola invece è violento, perché si avvicina all’ultravioletto, un colore pericoloso per gli esseri umani. Sentire i colori permette di fare cose vietate ai “comuni mortali”, come mangiare la tua canzone preferita”, scherza Neil, spiegando come si può comporre musica attraverso le diverse possibili combinazioni cromatiche dei cibi.
Ci sono anche problemi ed effetti collaterali finora sconosciuti alla letteratura medica. Mostrarsi in pubblico con un antenna che esce dal cranio può provocare imbarazzo, qualche reazione inopportuna da parte di ragazzini e persone poco rispettose degli altri, ma anche problemi più complicati come quando, durante una manifestazione a Barcellona, la polizia lo ha arrestato, cercando di strappargli l’antenna, scambiata per una telecamera.
I rischi per Neil
Come effetto collaterale dell’Eyeborg, Neil ha sviluppato una forma di sinestesia, una patologia di origine neurologica per effetto della quale i suoni vengono percepiti come colori. “Per me“, dice sempre Neil Harbisson, “lo squillo del telefono è verde e una melodia di Mozart gialla”.
Come detto, Neil è un artista e recentemente è diventato direttore d’orchestra. Ama dipingere le città e, se pensate di vivere in una città grigia e oppressa dal cemento, dovrete ricredervi. “Nessuna città è grigia”, racconta Neil, “ci sono quelle con colori più forti e quelle dalle sfumature più tenui, ma tutte sono coloratissime”.
Grazie alla sua esperienza ha recentemente fondato la Cyborg Foundation, un’organizzazione internazionale dedicata a chi vuole diventare un cyborg. Non solo persone costrette da patologie limitanti come la sua, ma anche a “tutti coloro che vogliono espandere i propri sensi”, anche se, probabilmente, su questo ci sarebbe qualcosa da dire.