La bassa natalità e l’infertilità rappresentano per il nostro Paese un’importante problematica che sembra acuirsi col passare del tempo. La procreazione assistita è una risposta sanitaria al problema, ma la sua attuazione non è sempre facile.
La procreazione assistita è, inoltre, al centro di un articolato dibattito che, anche nelle ultime settimane, ha visto personaggi noti schierarsi a favore di questa o quella teoria. In questo quadro s’inserisce la recente indagine del Censis che ha chiesto a un campione rappresentativo di specialisti del settore (urologi, ginecologi, andrologi) di esprimere la propria opinione sull’argomento in base alla realtà osservata giorno dopo giorno con i pazienti.
Quasi l’88% degli specialisti intervistati è convinto che l’Italia sia un paese afflitto da bassa natalità e fertilità e che questo sia da ricondurre soprattutto a motivi economici, che scoraggiano le giovani coppie a ricorrere alle terapie che potrebbero aiutarle.
Qualche numero
Le coppie trattate in Italia con tecniche di procreazione assistita erano 54.458 nel 2012, +77% rispetto alle 30.749 del 2005. Nel 23,2% dei casi si arriva alla gravidanza. I bambini concepiti in provetta venuti alla luce sono stati 9.818 nel 2012: +169% rispetto ai 3.649 del 2005.
Circa la metà dei medici intervistati ritiene che i problemi di infertilità colpiscano dal 20 al 30% delle coppie, contro un valore del 10-15% stimato dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità);
Oltre il 90% del campione è certo che il problema sia aumentato rispetto al passato;
Per il 62% degli specialisti i loro pazienti sono poco o per nulla informati sull’argomento e anche sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
La legge 40/2004 e le differenze sul territorio
Dalla rilevazione del Censis risulta che urologi, andrologi e ginecologi concordano circa l’importanza della legge 40/2004 che, non senza tumultuosi dibattiti, disciplina la procreazione assistita nell’ordinamento giuridico italiano e quasi l’80% di loro ritiene che la legge andrebbe modificata, soprattutto laddove frena l’accesso alla fecondazione eterologa.
Inoltre, ritengono che esistano troppe differenzazioni territoriali nell’applicazione di questa legge. L’88% del campione sostiene che non in tutte le regioni italiane venga assicurato lo stesso livello di trattamento né la gratuità delle prestazioni come, in linea di principio, dovrebbe essere.
Inoltre, il 54% dei centri in cui effettuare la fecondazione assistita in Italia è privato e la percentuale sfiora il 70% al Sud, creando forti resistenze per gli aspiranti genitori.
Quando iniziare a preoccuparsi
Mediamente la popolazione ritiene utile preoccuparsi dopo 2 anni di inutili tentativi di concepimento.
Più precoci invece gli esperti, anche se le loro opinioni, in questo caso, sono più frammentate. Vediamole di seguito:
- per la metà di loro è utile iniziare a preoccuparsi tra il primo e il secondo anno dai primi tentativi di concepimento;
- il 36% ritiene utile preoccuparsi entro il primo anno;
- meno del 5% si allarmerebbe entro i 6 mesi.
Infine, secondo la maggioranza del campione, dopo i 25 anni è l’età giusta per iniziare a effettuare esami di screening dell’infertilità (l’impossibilità di portare a termine la gravidanza con la nascita di un bambino sano) e sterilità (l’incapacità a concepire).