I musicisti professionisti rischiano la sordità. È quanto emerge da un recente studio pubblicato su Occupational & Environmental Medicine: chi fa musica per professione è esposto al rischio di sviluppare disturbi all’udito 4 volte più di chi non è musicista. La ragione? La sovraesposizione prolungata a suoni continui ed elevati è potenzialmente dannosa.
Lo studio
Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno visionato 3 milioni di cartelle cliniche, tra cui quelle di 2.227 musicisti professionisti. Tra i quasi 284mila casi di sofferenza uditiva anche severa, i musicisti di professione erano ben 238. Ma perché chi fa musica per professione rischia di rimetterci l’orecchio?
Musica: un fattore di rischio?
Le persone esposte in modo prolungato alla musica, evidenziavano un incremento della loro sensibilità uditiva. Nasce di qui l’abilità di riconoscere un range amplissimo di suoni e tutte le altre hard skill professionali, diciamo così, di un musicista professionista. Tuttavia, nasce così anche il rischio uditivo.
In modo lento, graduale e progressivo, il sistema uditivo dei musicisti professionisti può andare in stress da sovraesposizione e in sofferenza.
La professione di musicista può dunque portare a danni all’udito anche molto seri, come la perdita parziale della capacità di ascolto o persino la sordità. Passando, naturalmente, per i disturbi intermedi, come il fastidioso ronzio continuo, il tinnito, di cui i musicisti soffrono il 57% in più dei non musicisti.
Dispositivi protettivi
“Stando ai dati raccolti, i rischi di perdita dell’udito connessi alla continua esposizione alla musica, superano i benefici per lo sviluppo delle capacità di ascolto” concludono i ricercatori. Che parlano della sordità come di una vera e propria malattia professionale: “Visto il numero di musicisti professionisti colpiti da disturbi uditivi e la gravità della condizione cui vanno incontro, che porta a invalidità e grave perdita della qualità della vita, il fenomeno è di rilevanza per la salute pubblica”.
La soluzione potrebbe essere un’educazione al rischio per i professionisti, e l’adozione di dispositivi protettivi, che salvino l’udito dei musicisti. Cosa ne pensate?