Muovere le protesi grazie al wireless: una nuova scommessa per il futuro

Andrea Salvadori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 04 Marzo, 2014

Una notizia incoraggiante arriva dal settimo simposio annuale “Advanced in Neuroscience” della Fondazione Ri.MED: in futuro, entro i prossimi cinque anni, i pazienti dotati di protesi potrebbero controllarle esattamente come se fossero parti reali del loro corpo.

La notizia è stata data dal Professor Andrew Schwartz, neurologo presso l’Università di Pittsburgh, in Minnesota (USA).

Fino agli anni Ottanta, gli scienziati ritenevano che il cervello interagisse con gli arti inferiori e superiori in maniera meccanica: certi neuroni si attivavano al movimento di determinati muscoli. Andrew Schwartz, che ha dedicato gli ultimi trenta anni a descrivere i collegamenti tra cervello e corpo, fu tra i primi a dimostrare che il cervello esprimeva un movimento intenzionale, visibile nei segnali elettrici dei neuroni, ed espresso in maniera eccellente nella danza, caratterizzata da movimenti armonici e perfetti.

Poco tempo dopo, Schwartz e la sua equipe svilupparono la prima protesi capace di compiere movimenti complessi, controllata da elettrodi inseriti a livello cerebrale nel paziente e in grado di trasmettere gli impulsi direttamente alle protesi.

Novità per il futuro: il sistema wireless

La novità è rappresentata dal fatto che in futuro questa connessione diventerà wireless, ovvero il cervello potrà controllare le protesi senza bisogno di inserire elettrodi nel cranio.

Secondo Schwartz entro cinque anni sarà possibile utilizzare questa tecnologia nei pazienti e ripristinare il senso del tatto, anche se probabilmente questo obiettivo richiederà più tempo. Schwarz ha portato l’esempio di una donna tetraplegica che ha recuperato l’uso di un braccio grazie a due chip impiantati nel cervello.

Anche se la strada è ancora lunga, sembra davvero aprirsi una grande speranza per le persone disabili. 

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Scritto da Andrea Salvadori | Blogger

Amo la musica, i viaggi e scrivere. La prima potrebbe farmi compagnia 24 ore al giorno, i viaggi sono il mio modo per rigenerarmi e imparare, la scrittura il mezzo per esprimermi in modo ordinato e fermare il tempo.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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