Un microchip biodegradabile per monitorare le lesioni cerebrali

Simone Ravasi | Studente di medicina

Ultimo aggiornamento – 27 Gennaio, 2016

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Questo studio è troppo “cool”per non parlarne.

I ricercatori hanno impiantato un chip con sensori elettronici e cavi nel cervello di un ratto che poi si sarebbe sciolto una volta che non era più utile. La speranza è che un giorno l’uso di questi fantastici dispositivi possa evitare di utilizzare ingombranti impianti che espongono anche il paziente ad eventuali infezioni, rigetti e reazioni allergiche.

Ma a cosa servono?

L’ultima strategia è quella di avere dei dispositivi che possono essere interamente impiantati, strettamente connessi all’organo che si vuole monitorare e trasmettere segnali all’esterno senza necessità di fili. Tutto ciò permetterebbe ai medici di intervenire, se necessario, e prevenire complicazioni maggiori”. Questo è quanto affermato dal Dr. Rory Murphy, neurochirurgo dell’Università di Washington. Inoltre, ha aggiunto che dopo il periodo necessario al monitoraggio, questo dispositivo si dissolve senza necessità di essere espiantato.

Il dispositivo è della grandezza di un grano di riso, nell’esperimento è stato impiantato sotto la pelle a contatto con il cranio di un ratto. Arrivavano così informazioni riguardo la temperatura e la pressione intracranica.

I nostri dispositivi eliminano l’interfaccia coi cavi e la necessità di una estrazione chirurgica”, ha affermato il co autore dello studio, John Rogers, ingegnere e professore di scienze dei materiali presso l’Università dell’Illinois. La scoperta naturalmente permetterebbe di ridurre i rischi per il paziente, senza alcuna necessità di sacrifici e garantendo una precisione e accuratezza dei dati molto elevate.

Il concetto di presidi medici che si assorbono non è nuovo: i punti degradabili hanno rivoluzionato la chirurgia. Di solito, sono fatti di materiale con collagene (di provenienza animale). Dopo il periodo necessario, essi vengono distrutti dal nostro sistema immunitario dato che vengono riconosciuti come materiale estraneo, senza creare problemi. Il dispositivo oggetto dello studio è di simile natura.

Il co autore ha affermato che questi strumenti, oggetto dello studio, potrebbero essere una novità assolutamente rivoluzionaria per aiutare i medici di tutto il mondo a monitorare i più svariati organi. Anche per i pazienti sarebbe un grande successo, in quanto non dovrebbero più sottoporsi a interventi chirurgici che li esporrebbero, comunque, a potenziali infezioni o reazioni allergiche. Il tutto, seppur concentrato nello spazio di un chicco di riso, garantisce la trasmissione di dati assolutamente precisi e affidabili.

Insomma, se questo si riuscirà a verificare anche negli uomini, sarebbe una scoperta sconvolgente nell’accezione positiva del termine.

Simone Ravasi | Studente di medicina
Scritto da Simone Ravasi | Studente di medicina

Sono un giovane studente di medicina. Amo viaggiare, ascoltare musica, andare a teatro e scrivere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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