È di questi giorni la decisione piuttosto scioccante presa dal senato del Texas riguardo la possibilità, da parte dei medici, di mentire alle donne in gravidanza.
Contro questa iniziativa si sono già mossi gli attivisti, dichiarando che questo gesto è l’ennesima prova che non vengano rispettati i diritti delle donne e la loro libertà di abortire.
La decisione scioccante presa dal senato del Texas
Attualmente, il testo di legge è in via di approvazione da parte della Texas House of Representatives, ovvero la Camera Bassa dello Stato. Il contenuto della futura legge è molto chiaro: nessuna famiglia potrà rivalersi contro il servizio sanitario, se il bambino dovesse nascere con qualche malformazione, soprattutto se i medici, al momento dell’ecografia, se n’erano già accorti.
In particolare, questo dettaglio è molto significativo, in quanto i medici potranno omettere il fatto che il nascituro potrebbe avere qualche disabilità o qualche patologia congenita.
In questo modo, coloro che hanno ideato la legge cercano di tutelare essenzialmente il servizio sanitario, in quanto si eviteranno cause legali tra i medici e le famiglie danneggiate. Uno dei sostenitori del disegno di legge, Brandon Creighton, ha dichiarato che non è affatto corretto che i medici vengano accusati e diffamati per aver comunque difeso il diritto alla vita.
Oltre alle persone a favore dell’aborto volontario, questa iniziativa ha mosso e indignato anche le opinioni degli avvocati che da sempre difendono il diritto riproduttivo. Esistono, infatti, diverse strutture sanitarie che negano il diritto di abortire e soprattutto si oppongono all’effettuare i test prenatali, i quali potrebbero rivelare delle malformazioni congenite. Cosa ancora più sconvolgente, è il fatto che le pazienti incinte potrebbero non venire mai a sapere dell’esito reale dell’ecografia.
Un’altra legge contro l’aborto è stata da poco approvata
Non è la prima legge a favore delle strutture sanitarie che va contro i diritti umani. Infatti, pochi giorni fa, sempre nello Stato del Texas, è stata approvata un’altra legge che vieta l’evacuazione e la dilatazione, due metodi che vengono utilizzati per abortire dal secondo trimestre di gravidanza, se la salute della donna incinta è in pericolo.
La regolamentazione sull’aborto in Italia
In Italia, la Legge 190/78 permette alle donne di effettuare un aborto entro i primi 3 mesi di gravidanza in una struttura pubblica. Se l’interruzione di gravidanza dovesse avvenire per motivi terapeutici, il periodo di tempo da rispettare è tra il quarto e il quinto mese.
Un volta effettuata la visita, la donna avrà una settimana di tempo per decidere se proseguire nella procedura o rinunciare.
Nel caso di donne minorenni, dovranno essere accompagnate dai genitori oppure, se la ragazza non volesse informare i genitori, un’assistente sociale provvederà a rivolgersi al giudice dei minori che deciderà se la giovane povrà abortire o meno.
La Legge 190 prevede che l’Asl di competenza esegua tutte le procedure previste per l’interruzione volontaria di gravidanza; se ci fosse urgenza nell’effettuare tale procedimento, la settimana d’attesa si può saltare.
Nel caso si decida di interrompere la gravidanza, ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia, al ginecologo di fiducia o al consultorio della propria città, per avere tutte le informazioni necessarie.