Iperteso? Ipoteso? Insomma, problemi di pressione sanguigna? Sposati, perché è un toccasana!
La grande scoperta è emersa quasi per caso. Lo studio, oggi pubblicato sul Journal of Hypertension, voleva verificare la relazione tra alimentazione e ipertensione.
Un gruppo di 325 adulti ipertesi è stato seguito per due anni dai ricercatori della Harvard Medical School. Ogni paziente era sottoposto a una dieta rigorosa e a esami quotidiani che ne monitoravano il livello di pressione sanguigna. La metà dei pazienti era sposata.
Cosa hanno scoperto i ricercatori?
I livelli di pressione sanguigna generalmente seguono una variazione naturale durante le 24 ore. Si alzano durante la giornata, per poi scendere la notte. “Il tuffo notturno, di almeno il 10% della pressione sistolica, è la norma di una perfetta salute” dice il dott. Finnian McClausand, tra gli autori dello studio.
La mancanza di questo “tuffo” durante la notte è associata a problemi cardiovascolari e a un’alta mortalità.
Tra i pazienti ipertesi dello studio, i ricercatori hanno scoperto che le persone sposate, in particolare gli uomini, presentavano valori notturni nettamente migliori dei pazienti non coniugati. L’essere sposati o meno è un fattore molto più determinante che non lo status socioeconomico, l’età, la dieta o l’indice di massa corporea. I coniugati ipertesi hanno un miglior quadro clinico.
Che conclusioni trarne? Proporre il matrimonio come terapia per l’ipertensione?
Di certo, sposarsi può far bene. I ricercatori ipotizzano che il matrimonio sia un “supporto sociale” che porta le persone a “gestire meglio i propri livelli di salute e di stress”. Ma scrivono anche che, forse, “essere sposati può semplicemente essere un marker che identifica gli individui più sani”.
Ma insomma: è il matrimonio che allevia i sintomi dell’ipertensione? O, viceversa, a sposarsi sono i pazienti meno gravi?
Nel dubbio, perché no, viva gli sposi ipertesi!