Hai mai provato il “mal di testa da gelato”? Ecco di cosa si tratta

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 04 Luglio, 2017

mal di testa gelato: le cause

Hai mai provato quella improvvisa sensazione di dolore all’interno della fronte mentre gustavi qualcosa di freddo, come un gelato o magari una bevanda ghiacciata? Hai mai visto uno di quei numerosissimi video su YouTube, dove le persone si divertono a filmarsi mentre mangiano una granita di fretta e poi soffrono terribilmente, a causa di un forte dolore alla testa? Si chiama “brain freeze”, letteralmente “congelamento del cervello”, noto anche come mal di testa da gelato.

Ma cos’è che provoca il dolore? È possibile alleviare tale pena? E soprattutto, era davvero necessario riprendere anche i gatti, mentre hanno un brain freeze? A questa ultima domanda non ci sarà risposta, ma a quelle precedenti sì! Vediamole insieme!

Cos’è il brain freeze?

Il termine medico per questo tipo di mal di testa è: ganglioneuralgia sfenopalatina, due parole davvero molto complicate per definire il fenomeno del brain freeze.

Il dolore improvviso insorge principalmente quando fa molto caldo e quando qualcosa di estremamente freddo tocca il palato. Il cambiamento della temperatura nei tessuti che ne deriva provoca una stimolazione dei nervi che, a sua volta, causa la rapida dilatazione e il gonfiore dei vasi sanguigni. Questo comportamento è un tentativo da parte del corpo di indirizzare il sangue in una determinata area e di riscaldarlo.

La dilatazione dei vasi sanguigni scatena quindi i recettori del dolore, che rilasciano le prostaglandine, incrementando la sensibilità ad eventuali dolori e producendo una infiammazione, mentre vengono inviati i segnali attraverso il nervo trigemino per allertare il cervello della presenza di un problema.

Tuttavia, visto che anche il nervo trigemino è responsabile del dolore al volto, il cervello interpreta il segnale di dolore come se provenisse dalla fronte. Questa risposta è detta “dolore di riferimento”, perché la causa del dolore si trova in un posto diverso da dove viene avvertito.

Il brain freeze insorge circa dieci secondi dopo che il palato ha toccato qualcosa di freddo e può durare fino ad un minuto. Solo un terzo delle persone prova il congelamento del cervello, quando mangia qualcosa di freddo. Tuttavia, in moltissimi casi si è maggiormente inclini a sviluppare mal di testa in seguito all’improvvisa esposizione a basse temperature.

Come si allevia il dolore da brain freeze?

Se si sta mangiando qualcosa di estremamente freddo, sarebbe consigliabile scaldarlo un po’ in bocca, prima di mandarlo giù. Tuttavia, uno dei modi più rapidi per alleviare il dolore da congelamento consiste nello scaldare il palato con la lingua. Evitate di far seguire questo rimedio da un altro “boccone” di gelato, oppure ogni sforzo sarà reso vano.

Esistono altri due metodi per eliminare il dolore da congelamento:

  • bere acqua tiepida
  • coprirsi bocca e naso con le mani e respirare rapidamente, per aumentare il flusso di aria calda nel palato

Gli scienziati della Harvard Medical School, che hanno per lungo tempo studiato le cause del brain freeze, credono che le loro scoperte potrebbero infine aprire la strada a trattamenti più efficaci per vari tipi di mal di testa, come le emicranie, o per i dolori causati da lesioni al cervello.

Il congelamento del cervello studiato a fondo

Il dottor Jorge Serrador, un ricercatore sull’apparato cardiovascolare, ha spiegato nella sua ricerca, pubblicata su The FASEB Journal, nell’aprile nel 2012, che fino a poco tempo fa, gli scienziati non erano stati in grado di comprendere appieno le cause del brain freeze.

Lo studio del dottor Serrador ha coinvolto 13 adulti sani, ai quali è stato chiesto di bere acqua ghiacciata con una cannuccia, in modo che colpisse il palato, monitorando il flusso sanguigno nel cervello, con un doppler transcranico.

Le ricerche hanno dimostrato che la sensazione di congelamento del cervello sembra essere causata da un drastico incremento di flusso sanguigno attraverso l’arteria cerebrale anteriore del cervello. Inoltre, è stato notato che non appena l’arteria subiva una costrizione (quindi si restringeva), il dolore scompariva. Per farlo, i ricercatori facevano bere dell’acqua tiepida ai volontari.

Emicrania e brain freeze

Il dottor Serrador ha spiegato che già si sapeva che chi è particolarmente soggetto alle emicranie fosse più incline a sperimentare episodi di brain freeze, dopo aver consumato bevande o cibi freddi, rispetto a coloro che non hanno mai sofferto di emicranie.

Tuttavia, il medico ha suggerito che alcuni dei meccanismi che avvengono durante il congelamento potrebbero essere simili alle cause delle emicranie e dei mal di testa in genere.

Il dottore e il suo team credono che i cambiamenti improvvisi del flusso sanguigno nel cervello potrebbero essere responsabili di molti tipi di mal di testa. Se questa teoria fosse confermata grazie a degli studi futuri, potrebbe essere possibile scoprire nuovi modi per curare o prevenire la vasodilatazione che favorisce la formazione dei mal di testa.

La vasodilatazione come strumento di difesa

Il medico capo dello studio ha tuttavia affermato: “Il cervello è uno degli organi più relativamente importanti nel corpo, e deve lavorare per tutto il tempo. È molto sensibile alle temperature, quindi la vasodilatazione potrebbe essere un tentativo di spostare sangue più caldo nei tessuti per assicurarsi che il cervello stesso resti caldo”.

Quando le arterie si dilatano, provocano un improvviso apporto di sangue al cervello, aumentando la pressione e causando dolore. In tal caso, un farmaco che causa una costrizione dei vasi sanguigni dovrebbe ridurre la pressione ed eliminare il dolore. Inoltre, il restringimento dei vasi sanguigni che forniscono sangue al cervello potrebbe prevenire l’accumulo di pressione a livelli estremamente preoccupanti.

E tu, hai mai provato il brain freeze? Soffri spesso di emicrania e mal di testa ai cambi delle temperature? Conoscevi le cause del congelamento del cervello? Ne avevi mai sentito parlare? Scrivicelo fra i commenti!

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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