Sensazione di malessere? Beh, stare a casa sarebbe la cosa più ragionevole. Eppure, per molti, andare a lavorare anche se malati è praticamente la norma, anzi una necessità di fronte alle pressioni esercitate su di noi da parte dei nostri capi. In molti casi, la malattia non è vista come un valido motivo per non lavorare; piuttosto, è considerata qualcosa che le persone devono sopportare e superare.
Eppure, lavorare mentre si è malati aumenta i costi delle società, abbassa il rendimento dei lavoratori e si traduce in una minore produttività. Le aziende rischiano effettivamente di pagare un prezzo elevato in termini di perdita di produttività.
Un circolo vizioso
Le cause del presenzialismo sono molteplici. Da un lato, esso nasce dalla paura, la paura che l’assenza dal lavoro, anche se si è malati, venga interpretata come una mancanza di impegno.
Questo induce le persone a lavorare anche quando non dovrebbero. L’ultima ricerca suggerisce che l’alta richiesta di lavoro, lo stress e la precarietà sono fondamentali per spiegare il presenzialismo involontario. La mancanza di un adeguato piano finanziario per le malattie incoraggia tutti gli impiegati a lavorare.
Se alcuni si sentono costretti a lavorare da malati, altri scelgono di farlo. Questi lavoratori vogliono dimostrare passione e impegno per i loro posti di lavoro anche quando si sentono decisamente male.
Ironia della sorte, è proprio la presenza sul posto di lavoro che può essere una delle cause di cattiva salute. Lo stress correlato a un carico di lavoro elevato, la mancanza di autonomia, e la precarietà del lavoro possono portare a malattie che richiedono tempi di recupero lontani dall’ufficio. Temendo le conseguenze dello stare lontano dal lavoro, i lavoratori possono essere risucchiati da esso, e così facendo è probabile che complichino le loro condizioni di salute.
Troppo lavoro fa male anche a chi sta bene
Anche tra coloro che stanno bene i problemi di salute possono essere causati dal lavoro continuo e senza interruzioni. Se la devozione al lavoro conduce a lunghe ore in ufficio e straordinari non pagati, allora anche il maggior impegno può comportare problemi di salute. In questi casi, stare lontano dal lavoro può essere una buona cosa, soprattutto se ce riposa e distrae attraverso altre attività non lavorative.
Quali che siano le ragioni per il presenzialismo – positive o negative – i suoi effetti sulla nostra salute sono gli stessi: lavorare malati ci fa male. Prendendoci del tempo di assenza dal lavoro, in breve, riusciamo a proteggerci dalle malattie – e forse anche dalla morte prematura – in futuro.
Cosa dovrebbero fare i nostri capi?
I manager hanno un ruolo da svolgere anche qui. Essendo sotto pressione per ottenere buoni risultati a breve termine, possono essere tentati di chiudere un occhio per presenzialismo. Così facendo, rischiano di creare costi più elevati per se stessi e per le loro società. Sarebbero meglio cercare soluzioni alle cause di cattiva salute – alti carichi di lavoro, la bassa sicurezza del lavoro e lo stress – che gestire lavoratori malati in modo funzionale.
Ripensare il concetto di lavoro
C’è bisogno di una maggiore apertura e onestà nei luoghi di lavoro e l’accettazione che la pressione elevata richiede tempo libero. Questo significa cambiare la convinzione che il lavoro è la grande panacea per i mali della vita, rivalutare il lavoro e valorizzare il valore del tempo che abbiamo.
Il presenzialismo è sintomo di una società che consente al lavoro di dominare la vita dei cittadini.
Il lavoro è e può essere buono, se organizzato nel modo giusto. Quando ci fa male, dovremmo rifiutarlo. Il presenzialismo, insomma, è un campanello d’allarme per pensare il lavoro in modo diverso e capire come potremmo vivere la nostra vita con meno lavoro.