Ѐ solo un luogo comune, oppure il dolore e la sofferenza ci rendono davvero più forti? Durante la nostra vita, sperimentiamo vittorie e sconfitte, gioie e dolori e per quanto possiamo sforzarci a tenere lontano la sofferenza, nessuno purtroppo ne è immune.
Ma la realtà è che solo poche persone sono capaci di trasformare la sofferenza in resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi o situazioni traumatiche, di riuscire a riorganizzare la propria vita davanti alle difficoltà e ricostruirsi, accogliendo le opportunità positive che la vita ci offre. Dunque sì, soffrire rende davvero più forti. E anche soffrire d’amore può avere i suoi lati positivi. Ma solo se si è in grado di affrontare al meglio la situazione.
Il dolore come maestro di vita: quando soffrire fa bene (e quando no)
Ci viene insegnato che il dolore è un ottimo maestro di vita, purtroppo però non sempre siamo pronti a seguirne gli insegnamenti.
Questo ce lo conferma anche la scienza: il nostro corpo e la nostra mentre tengono traccia delle esperienze dolorose per metterci in guardia e salvaguardarci dallo sperimentare nuovamente quello stesso dolore. Malgrado questo, però, non sempre riusciamo ad avere la lucidità e la consapevolezza di comprendere quale sia stato l’errore da non commettere più oppure quale comportamento o situazione specifica ci abbia causato delle sofferenze. Altre volte, purtroppo, il dolore non lo si può evitare e in questi casi il rischio maggiore è quello di non riuscire a riemergere e di non vedere alcuna via d’uscita.
La perdita di una persona cara, soffrire per amore o vivere eventi traumatici, possono scatenare un profondo stato di sofferenza emotiva, la cui potenza distruttiva a volte diventa il catalizzatore della propria esistenza. Questo succede quando il dolore non è condiviso, raccontato oppure viene ignorato.
Tentare di ignorare il dolore psicologico, serve solo a spostarlo, non a guarirne, poiché quando la sofferenza diventa intollerabile, la nostra psiche per difendersi mette in atto tutta una serie di meccanismi di difesa (come la negazione, la proiezione, l’isolamento dell’affetto e l’intellettualizzazione) che servono a difenderci dal dolore ma, al tempo stesso, se il loro uso diventa continuativo, questi meccanismi dall’essere strategie adattive si trasformano in strategie disadattive, diventando schemi mentali rigidi e disfunzionali che allontanano e rimandano la vera risoluzione del dolore psicologico e emotivo.
Reagire alla sofferenza
Esistono essenzialmente due modi di reagire agli eventi dolorosi. Ci sono persone che vivono il loro dolore e lo gestiscono giorno dopo giorno con coraggio, chiedendo aiuto alle persone care o a professionisti (come psicologi o psicoterapeuti), quando questo diventa troppo intenso da essere mal sopportato.
Altre persone invece fanno del loro dolore il centro nevralgico della loro esistenza, rimanendone vittime senza però riuscire ad affrontarlo veramente. Il rischio in questi casi è quello di rimanere schiacciati dal peso del proprio malessere e di tagliare fuori il mondo esterno, senza permettere agli altri di avvicinarsi o tenderci una mano.
Ci sono esperienze dolorose che lasceranno le loro ferite per sempre, come ci sono alcuni dolori che non possono lasciarci indifferenti e l’unica cosa che possiamo fare è accettarli, e imparare giorno per giorno ad andare avanti nel modo migliore possibile.
Imparare dal dolore “psicologico”
Come purtroppo molti di noi sanno, spesso non possiamo cambiare la situazione o l’evento che ci ha provocato dolore. Ciò che invece possiamo e dobbiamo cercare di fare è cambiare il nostro atteggiamento e i pensieri a questo correlati. È proprio in questo passaggio che risiede il potere trasformativo della resilienza.
La resilienza ci aiuta a gestire la sofferenza derivante dalle esperienze più dolorose, traumatiche e stressanti della nostra vita, ci insegna a rendere il dolore tollerabile, a rialzarci e a continuare a vivere. Tra gli strumenti più efficaci per nutrire le nostre capacità di resilienza, diversi concordano sull’importanza di avere a disposizione una rete di supporto sociale efficace, in grado di ispirarci, incoraggiarci e sostenerci nelle difficoltà.
Coltivare le nostre capacità di resilienza
Sviluppare la resilienza è un cammino personale. Non tutti reagiamo allo stesso modo davanti al dolore o agli eventi inattesi o stressanti che la vita ci pone davanti, malgrado questo però, esistono strategie efficaci in grado di aiutarci a sviluppare e aumentare le nostre capacità di resilienza. Vediamole insieme.
- Sviluppare e coltivare rapporti interpersonali. I rapporti interpersonali (amicali, familiari, ma anche la partecipazione a gruppi sportivi o religiosi) sono fondamentali. Accettare la vicinanza, l’aiuto e il supporto delle persone che ci sono accanto, soprattutto nei momenti più dolorosi, può aiutarci a rinforzare la nostra capacità di resilienza.
- Accettare il cambiamento come parte del ciclo vitale. Dobbiamo partire dal presupposto che non possiamo controllare gli eventi, possiamo invece cambiare il modo in cui li interpretiamo e la nostra reazione nei confronti di questi eventi. Pensare che non ci sia speranza e che il dolore non si affievolirà mai, non fa altro che aumentare il ciclo dell’ansia e della disperazione, indebolendo le nostre capacità di resilienza.
- Imparare a essere flessibili. Elemento fondamentale per aumentare la nostra resilienza è la capacità di adattarsi e, in particolare, di adeguare le nostre aspettative alla realtà che ci circonda. Dobbiamo sforzarci di essere flessibili e pronti a riorganizzare la nostra vita quando necessario.
La resilienza è dunque un potente alleato che ci permette di trasformare la sofferenza in reazione e ci spinge a non rimanere vittime del nostro dolore, che ha necessità di essere ascoltato e compreso, per evitare che diventi cronico. E in questi casi sì, il dolore ci renderà davvero più forti.