Giocare con una app sullo smartphone, guardare una serie in streaming sul tablet, leggere un ebook, riordinare le foto delle vacanze scaricate sul PC. Tutte queste attività espongono il nostro occhio alla pericolosa radiazione blu che, con il tempo, può portare al danneggiamento della retina e al conseguente sviluppo di patologie oculari fino ad ora tipicamente senili. Maculopatie in primis.
Questo è quanto emerso da un recente studio condotto dai ricercatori di Toledo e pubblicato sulla rivista Scientific Reports che chiarisce per la prima volta i meccanismi molecolari che determinano la perdita irreversibile delle cellule retiniche a causa della radiazione elettromagnetica visibile di colore blu che comprende le lunghezze d’onda tra i 380 nm ed i 550 nm.
Cosa è la maculopatia
Le maculopatie sono un gruppo eterogeno di patologie che interessano la retina e sono causate da diversi fattori eziologici.
Tutte sono però caratterizzate dal danneggiamento della parte centrale della retina, detta macula, che determina una progressiva compromissione della visione centrale con una forte limitazione della capacità visiva.
Generalmente, tali condizioni non portano mai alla completa cecità in quanto la visione laterale viene mantenuta fino alle fasi terminali. Non provocano dolore, e il problema può inizialmente sfuggire, dato che l’occhio sano può supplire al difetto dell’altro.
Le prime avvisaglie a cui bisogna prestare particolare attenzione sono: lo sviluppo di metamorfopsie, ossia di immagini distorte con oggetti deformati o rimpiccioliti e la presenza di una macchia di mancata visone centrale il cui sviluppo può essere più o meno repentino.
Perché la luce blu causa maculopatie
Lo studio sulle maculopatie condotto dal gruppo del professor Karunarathne è il primo a chiarire i meccanismi a livello molecolare con cui la luce blu dei device tecnologici provoca la degenerazione e la morte delle cellule retiniche che, una volta perdute, non si rigenerano.
Quando la luce blu colpisce il nostro occhio non viene né bloccata né riflessa dalla cornea. Penetra invece il cristallino, colpendo la retina. Il danno provocato è assolutamente irreversibile. I fotorecettori colpiti dalla luce blu sono infatti cellule perenni. Una volta perdute, non vi è modo di generarne di nuove. Tali meccanismi innescati dall’esposizione sregolata alla luce blu possono così accelerare lo sviluppo di maculopatie anche nella popolazione non anziana, come sostenuto da questo recente studio.
I danni causati dalla luce blu
L’esposizione alla luce blu può causare danni sia a breve sia a medio/lungo termine.
Tra gli effetti della luce blu a breve termine si registrano:
- Rossore e irritazione agli occhi, per effetto degli schermi retroilluminati
- Secchezza, causata da una minor frequenza dell’ammiccamento e della lacrimazione
- Astenopia, ossia affaticamento visivo causato sia dalla luce che dai caratteri troppo piccoli
- Insonnia, in quanto la luce blu influisce negativamente sul rilascio di melatonina
- Mal di testa, per effetto dell’affaticamento dell’occhio
Nel medio e lungo periodo, come già anticipato, la luce blu può causare una riduzione dei fotocettori della macula che rappresenta uno dei fattori che causano le maculopatie.
Proteggersi dalla luce blu
Innanzitutto, per proteggersi dall’esposizione alla luce blu occorre limitare l’utilizzo dei dispositivi tecnologici che si utilizzano quotidianamente, soprattutto al buio.
È poi fondamentale procurarsi degli occhiali per la luce blu – o delle apposite pellicole – in grado di schermare selettivamente le lunghezze d’onda più dannose.
Ottimi anche gli integratori di luteina o zeaxantina, componenti del pigmento maculare.
Per il futuro, invece, si stanno studiando colliri filtranti in grado di preservare gli occhi dalla radiazione blu. Si sta anche approfondendo il ruolo dell’antiossidante alfa tocoferolo, la vitamina E, nel rallentare i processi molecolari alla base della degenerazione delle cellule della macula.