Come sappiamo, il morbo di Parkinson è una malattia cronica degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Tra i sintomi più comuni ricordiamo tremori, movimenti rallentati, indolenzimento muscolare e cambiamento dell’eloquio.
Un nuovo studio ha fatto emergere che l’insorgenza di questa malattia potrebbe essere collegata all’appendice.
Cerchiamo di capirne di più.
Rimuovere l’appendice riduce il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson?
Il morbo di Parkinson si manifesta quasi esclusivamente negli anziani e, con l’invecchiare della popolazione, il numero degli individui affetti da questa condizione è destinato ad aumentare.
Oggi la malattia colpisce almeno il 4 per mille della popolazione generale, e in Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000 con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni. Ad oggi, non esiste una cura e le terapie utilizzate sono volte a gestire i sintomi associati alla malattia.
Proprio per questi motivi, è importante capire il perché il morbo di Parkinson si sviluppa in certe persone e non in altre. Uno studio recente condotto dal dr. Bryan Killinger si è concentrato su un organo in particolare del nostro corpo: l’appendice.
Questo studio ha preso in considerazione 1,6 milioni di persone adulte in Svezia, seguendole nell’arco di venticinque anni. La malattia è caratterizzata dall’accumulo in alcune parti del cervello di una proteina chiamata alfa-sinucleina che, sebbene la sua presenza sia normale nell’appendice e nell’apparato gastrointestinale, diventano patologiche quando raggiungono il cervello.
Sebbene possa sembrare strano che l’appendice sia coinvolta con l’insorgere del morbo, la decisione di concentrarsi su di essa non è casuale. L’appendice infatti presenta alti livelli di alfa-sinucleina, cioè la proteina presente nei nervi del sistema digestivo e componente principale dei corpi Lewy (depositi anomali di proteina che si formano nelle cellule nervose), che sono un marcatore del morbo di Parkinson. Gli studi hanno dimostrato che il rischio di insorgenza del morbo di Parkinson è ridotto del 19,3% nei pazienti che hanno subito una rimozione dell’appendice.
Attenzione, però. I ricercatori non consigliano certo di ricorrere all’intervento chirurgico per ridurre il rischio di sviluppare il Parkinson, visto che questo è un possibile (e non unico) luogo d’origine della malattia neurodegenerativa.
Morbo di Parkinson e tratto gastrointestinale: il legame
Nella maggior parte delle persone affette dal Parkinson, i problemi gastrointestinali si presentano molto prima di quelli collegati ai sintomi neurologici, in alcuni casi anche vent’anni prima.
I ricercatori pensano che l’alfa-sinucleina modificata che si trova nel tratto gastrointestinale possa diffondersi da cellula a cellula e in seguito raggiungere il cervello, avendo quindi un ruolo determinante nell’origine della malattia.
La presenza dell’alfa-sinucleina non è la sola causa e, probabilmente, questo assieme ad altri fattori concorrono all’insorgere del Parkinson. Uno di questi potrebbe essere il fattore ambientale: le persone che hanno vissuto in aree rurali a contatto con pesticidi presentano agglomerati della proteina patogena in percentuale maggiore. Altri fattori potrebbero essere genetici.
In conclusione, l’appendice potrebbe essere uno dei luoghi d’origine del morbo di Parkinson e un potenziale serbatoio per le forme patogene della proteina alfa-nucleina. In concordanza con queste scoperte, lo studio ha dimostrato che le persone che si sono sottoposte ad appendicectomia, l’insorgenza del morbo è stata significativamente ridotta.