Lo stafilococco aureo, denominato in questo modo in virtù della colorazione dorata delle sue colonie, è il più virulento fra gli stafilococchi e rappresenta il più diffuso agente eziologico di infezioni che interessano la cute o i tessuti molli.
Cerchiamo di capire insieme di cosa si tratta.
Infezione da stafilococco aureo: cosa può colpire?
Lo stafilococco aureo è un batterio gram-negativo sferico di natura aerobica o anaerobica, che vive comunemente su pelle e naso di persone sane, senza causare alcun problema o determinando infezioni cutanee non gravi.
Tuttavia, in alcuni casi, la condizione può farsi pericolosa. Ricordiamo, infatti, che l’infezione da stafilococco viene contratta mediante contatto fisico e il rischio di contagio è incrementato dalla presenza di tagli o ferite e dal contatto con persone o superfici contaminate dal batterio.
In particolare, lo staphylococcus aureus è un batterio che causa infezioni piogeniche, ovvero caratterizzate dalla presenza di pus. Questo batterio intelligente, divenuto resistente al 70 per cento degli antibiotici, causa disturbi che colpiscono soprattutto la cute. Può provocare infatti lo sviluppo di:
- Impetigine, condizione che colpisce gli strati più esterni della pelle soprattutto nei bambini caratterizzata da bolle sulla pelle che si trasformano in croste, noduli cutanei arrossati, gonfi, dolenti e pieni di pus
- Cellulite (con gonfiore e arrossamenti di un’area della pelle che si scalda)
- Acne
- Psoriasi
- Dermatite atopica
Ma non solo: l’infezione da stafilococco può interessare anche tagli e ferite post interventi chirurgici, peacemaker, protesi o cateteri o determinare setticemia e sepsi, complicanze potenzialmente fatali derivanti da una infezione.
In altre parole, lo stafilococco è responsabile di molte gravi infezioni contratte a livello ospedaliero e non solo (shock tossico, intossicazioni alimentari). Ma oltre la pelle, lo stafilococco aureo può andare a colpire:
- Cuore
- Vie urinarie
- Gola
- Articolazioni
- Ossa
- Polmoni
È dunque chiaro come i sintomi dello stafilococco aureo siano in funzione della porzione del nostro organismo interessata.
Staphylococcus aureus (stafilococco aureo): dobbiamo preoccuparci?
Come in ogni altra infezione batterica, per trattare lo stafilococco aureo si ricorre all’utilizzo degli antibiotici: tuttavia, questo batterio ha sviluppato meccanismi di resistenza rispetto a circa il 70% degli antibiotici a nostra disposizione.
In un futuro – che speriamo non arrivi mai! – il diffondersi di infezioni causate dai «batteri resistenti agli antibiotici» (Escherichia Coli, Klebsiella Pneumoniae e Staphylococcus Aureus risultano tra i più “pericolosi”) potrebbe determinare gravi epidemie.
In linea generale, lo stafilococco aureo è uno dei germi più diffusi sia nell’ambiente che nel nostro corpo. Ma la situazione si complica laddove il batterio si riproduce senza controllo, sintetizza tossine e colonizza organismi e tessuti circostanti divenendo potenzialmente letale.
In altre parole, lo stafilococco diventa pericoloso se si lega ad altre colonie batteriche e produce il biofilm, una sorta di gel zuccherino appiccicoso che protegge la struttura del batterio e impedisce la permeabilità e, dunque, l’efficacia dell’antibiotico: questa condizione risulta particolarmente pericolosa se si sviluppa, ad esempio, su una protesi e su tagli e ferite di un paziente sottoposto a un intervento chirurgico. L’allarmante conseguenza di tutto ciò è rappresentata dal forte incremento di casi di sepsi e setticemia negli ospedali in tutto il mondo.
In particolare, ceppi quali quelli di stafilococco aureo meticillino-resistente possono non rispondere ai trattamenti a base di antibiotici usati abitualmente nel trattamentodi questo tipo di infezioni che diviene dunque difficile: in questi casi, i medici optano per l’uso di antibiotici alternativi o, altre volte, preferiscono procedere al drenaggio dell’infezione evitando la somministrazione di altri farmaci.