Dr.ssa Monica Cesarini, specialista in gastroenterologia.
Avete mai sentito parlare di verme solitario? A volte forse anche con ironia, pensando a qualcuno con un appetito notevole. Ma vediamo insieme alla dr.ssa Monica Cesarini di cosa si tratta e perché non è il caso di sottovalutare il disturbo.
Come avviene il contagio da verme solitario?
La tenia solium, comunemente detta verme solitario, viene espulsa con le feci degli animali infetti e rilascia sul terreno le uova che possono sopravvivere molto a lungo. Queste, se ingerite dall’ospite (di solito suino), le uova si schiudono e ne fuoriesce l’embrione. Questo penetra nella mucosa intestinale, passa in circolo e si localizza nei muscoli.
Se la carne di suino viene consumata cruda o poco cotta, la tenia può infettare l’uomo fissandosi nell’intestino, dove si nutre del contenuto intestinale. La salatura, l’affumicatura e la refrigerazione a 4°C della carne non uccidono la tenia.
Quali sono i sintomi del verme solitario?
La teniasi può dare luogo a disturbi intestinali più o meno sfumati, tipo dolenzia periombelicale, alterazione del gusto, alitosi, scialorrea, difficoltà digestive, qualche irregolarità dell’alvo.
Tipicamente l’infezione da tenia è associata a bulimia, dal momento che questa parassita assimila circa il 5% dei cibi ingeriti dall’uomo e sottrae soprattutto vitamine, causando una fame insolita nel paziente, che tuttavia non riesce a sfamare nonostante l’aumento dell’introito di cibo.
Come si debella questo parassita?
La terapia si fonda sulla somministrazione di niclosamide, farmaco non assorbitile e ben tollerato, che agisce bloccando la motilità delle tenie e la loro adesione.