Un video virale che sta girando ultimamente in rete vede coinvolte delle persone che, dopo aver mangiato un peperoncino super-hot, cominciano a impazzire. A parte un paio di lacrime e uno sfarfallio di mano isterica per farsi aria alla bocca, potrebbe sembrare una cosa di cui ridere, ma per uno sfortunato uomo, che è stato in ospedale per un giorno, oltre alle lacrime c’è stata anche la rottura del suo esofago e del suo tubo gastrico.
La storia sfortunata
Potrebbe suonare come una leggenda metropolitana, ma la storia dell’incidente è stata descritta in un recente caso di studio nel Journal of Emergency Medicine. L’uomo in questione, un quarantasettenne, ha mangiato un peperone fantasma, altrimenti noto come “Bhut Jolokia“, durante un concorso.
Il Buht Jolokia è ampiamente considerato uno tra i primi cinque peperoncini più caldi esistenti in tutto il mondo, da parte dei Guinness World Records, che misura una straordinaria velocità di 1.000.000 unità di calore di Scoville. Per fare un confronto, è circa 400 volte più caldo del tabasco.
Quest’uomo non è stato molto fortunato, però. Dopo aver ingerito il peperoncino, ha mangiato un hamburger e bevuto sei bicchieri di acqua nel tentativo di soffocare il calore, ma senza alcun risultato. È stato ricoverato al pronto soccorso presso l’Università della California, a San Francisco, con forti dolori al petto e conati di vomito.
L’amara scoperta
In ospedale, le cose sono peggiorate: gli sono stati somministrati antidolorifici, pomate anestetizzanti e l’antiacido Maalox. I medici lo hanno poi trasferito nella sala operatoria e hanno scoperto che aveva un buco da 2,5 centimetri nella parte distale del suo esofago.
I chirurghi sono riusciti a riparare la lacerazione, ma quando è stato dimesso, gli è stato lasciato all’interno dell’addome un tubo gastrico per fornire l’alimentazione direttamente al suo stomaco.
A dirla tutta, non è stato proprio il peperoncino a provocare la lacerazione dentro il suo apparato digerente, si crede infatti che l’uomo soffrisse di sindrome di Boerhaave, una rottura dell’esofago spesso associata a un’intensa attività di vomito. Questa patologia porta a un alto tasso di mortalità.
La sindrome di Boerhaave: cosa è?
La rottura esofagea è una rottura della parete dell’esofago. Le cause iatrogene rappresentano circa il 56% delle perforazioni esofagee, di solito provocate da un errato utilizzo della strumentazione medica, come ad esempio durante un intervento chirurgico di endoscopia. Al contrario, la sindrome di Boerhaave è causa del 10% delle perforazioni esofagee che si verificano.
La perforazione spontanea dell’esofago è più comunemente il risultato di una rottura a tutto spessore della parete esofagea, causata da un improvviso aumento della pressione intraesofagea combinata con la pressione intratoracica, provocate da sforzo di vomito. Altre cause di perforazione spontanea includono ingestione di prodotti caustici, pillole, esofagiti, esofago di Barrett, ulcere infettive nei pazienti affetti da AIDS, dilatazione delle stenosi esofagee.
Nella maggior parte dei casi di sindrome di Boerhaave, lo strappo avviene nella parte postero-laterale sinistra dell’esofago distale e si estende per diversi centimetri. La condizione è associata ad alta mortalità ed è fatale in assenza di trattamento. La natura a volte aspecifica dei sintomi può contribuire ad un ritardo nella diagnosi e ad una prognosi peggiore.
Una preesistente malattia esofagea non è un prerequisito per la perforazione esofagea ma contribuisce ad un aumento della mortalità.
Questa condizione è stata documentata dal medico Herman Boerhaave nel 18° secolo, dal quale prende il nome. In caso di perforazione iatrogena, il sito più comunemente colpito è l’esofago cervicale, appena sopra lo sfintere superiore.
La morale della vicenda
“Le sfide alimentari sono diventate comuni tra i social media“, hanno dichiarato i ricercatori.
Morale della favola, evitare di accettare tutte le sfide proposte dai social media.