Fin dai tempi di Ippocrate le persone che lamentano dolori cronici risultano più o meno sofferenti a seconda del tempo.
In particolare, circa tre quarti dei pazienti che convivono con patologie infiammatorie dolorose croniche come artrite, emicrania, fibromialgia, spondilite anchilosante o neuropatia ritengono che il dolore sia influenzato dalle condizioni metereologiche: c’è chi lamenta un peggioramento con il freddo, chi con le temperature più alte mentre altri ancora accusano un acutizzarsi del dolore quando piove e ed è umido.
Nonostante molteplici ricerche scientifiche abbiano tentato di esplorare la correlazione tra dolore e cambio del tempo, nessuna risposta definitiva era fino ad ora arrivata.
Il fallimento delle passate ricerche era dovuto a molteplici fattori tra cui esiguità del campione, tempo limitato di osservazione, eterogeneità nel disegno dello studio oppure l’influenza di fattori altri nella percezione del dolore come umore, attività fisica, qualità del sonno. Sembra però che l’ultimo studio, condotto dal gruppo del professor Dixon dell’Università di Manchester, abbia finalmente fatto chiarezza sulla controversa questione ed abbia finalmente dato ragione, ed un fondamento scientifico, ai sostenitori della correlazione tra dolore e meteo.
Sì, il meteo influenza i dolori cronici
Cloudy with a chance of pain è il nome della ricerca che ha coinvolto per 14 mesi circa 13000 inglesi provenienti da tutto il Regno Unito che convivono con dolore cronico, in particolare pazienti con artrite.
Grazie ad una app messa a punto ad hoc per lo studio essi hanno potuto registrare giornalmente e ad ogni cambiamento di percezione il dolore avvertito, mentre un rilevatore GPS ha registrato costantemente la loro posizione e le condizioni metereologiche.
Quanto è emerso dall’analisi dei moltissimi dati raccolti è che l’alta percentuale di umidità, condizioni di bassa pressione e tempo molto ventilato, rigorosamente in quest’ordine, sono le condizioni metereologiche più frequentemente associate a giornate in cui viene percepito più dolore, statisticamente circa il 20% in più.
Quindi, quali sono gli sviluppi futuri?
Questo studio potrebbe essere d’aiuto alle persone che soffrono di dolore cronico in quanto potrebbe essere utile per pianificare le attività giornaliere tenendo conto delle condizioni metereologiche previste, che siano favorevoli oppure avverse, avendo così un maggiore controllo della propria pianificazione giornaliera e non essendo in balia di fitte lancinanti in un giorno lavorativamente impegnativo, per esempio.
Inoltre, una maggiore conoscenza circa l’influenza dell’ambiente sulla percezione del dolore potrebbe aiutare gli scienziati a chiarire i meccanismi alla base del dolore cronico nei pazienti interessati in modo da promuovere lo sviluppo di trattamenti mirati ed efficaci.
Emerge inoltre il ruolo fondamentale giocato dalla tecnologia nel consentire di rilevare e acquisire una moltitudine di dati da un campione di persone molto ampio e geograficamente dislocato su un territorio esteso in modo preciso ed in tempo reale utilizzando device tecnologici di uso comune, come gli smartphone, con l’ausilio di una semplice app da utilizzare specificatamente o un localizzatore GPS inserito su un orologio da polso.