Nonostante non vi siano evidenze che suggeriscano che un attacco di emicrania sia la causa scatenante di convulsioni o, al contrario, che una cefalea sia alla base di un episodio convulsivo, alcuni ricercatori hanno identificato tra essi una possibile interconnessione.
Mal di testa e convulsioni: esiste un legame?
La cefalea è una condizione patologica che causa sintomi di natura neurologica come intenso dolore alla testa, mentre le convulsioni sono descritte come un picco improvviso dell’attività elettrica cerebrale e possono avere conseguenze sia sull’aspetto che sul comportamento del soggetto.
Le convulsioni sono generalmente messe in relazione ad epilessia o ad eventi traumatici.
L'emicrania può causare le convulsioni?
Attualmente, non ci sono evidenze conclusive che suggeriscono un possibile collegamento tra emicrania ed attacchi convulsivi ma, ciononostante, le persone che soffrono di attacchi di cefalea è più probabile che siano interessate anche da convulsioni rispetto a quelle che non sono soggette a mal di testa. Allo stesso modo, le persone che hanno avuto esperienza di convulsioni, risultano più soggette ad avere attacchi di emicrania.
Questo può essere dovuto alla comorbidità tra le due condizioni, ovvero che, casualmente, interessano lo stesso individuo, anche se esse mostrano alcune caratteristiche cliniche sovrapponibili.
I fattori per i quali mal di testa e convulsioni possono verificarsi contemporaneamente includono:
- fattori ereditari: entrambe mostrano una predisposizione genetica con una modalità di trasmissione multigenica e multifattoriale; inoltre, condividono un certo numero di geni e varianti predisponenti. A questo proposito, sono state identificate mutazioni dei geni SLC1A3, POLG o C10orF2 o in geni codificanti per canali ionici di membrana CACNA1A, ATP1A2, SCN1A;
- attività cerebrale anomala: entrambe coinvolgono il cervello e anomalie a suo carico. Potrebbe perciò essere che una persona soggetta a ripetuti attacchi epilettici sviluppi poi una certa predisposizione alla cefalea, come effetto di alterazioni dell’attività elettrica del cervello, come espressione di un’ipereccitabilità neuronale anomala, risultando in un’aumentata attivazione delle fibre trigeminali nocicettive e, come conseguenza, provocando in attacchi emicranici più severi. Inoltre, l’alterata soglia di eccitabilità neuronale, riscontrabile nell’emicrania e nell’epilessia, può essere dovuta ad alterazioni dei neurotrasmettitori, in particolare ai circuiti GABAergici o glutamatergici;
- emicrania con aura: nel caso di questo tipo di disturbo, la cefalea si accompagna a disturbi della vista come flash luminosi ed improvvisi, i quali possono predisporre il soggetto a un attacco convulsivo;
- “migralepsy”: si verifica nei casi in cui l’emicrania con aura scatena una crisi epilettica con convulsioni. Nonostante le alterazioni corticali indotte dall’aura emicranica possano favorire una crisi epilettica in soggetti predisposti, la migralepsy è osservata meno frequentemente rispetto a quanto atteso, considerando l’elevata frequenza di comorbidità tra emicrania ed epilessia. È un evento molto raro che si verifica come complicanza di una cefalea, entro un’ora dall’insorgere di quest’ultima.
Si possono prevenire le convulsioni?
Gli accorgimenti che le persone possono adottare per prevenire attacchi convulsivi e cefalea includono:
- dormire almeno 7-8 ora a notte;
- fare regolare esercizio fisico;
- ridurre al minimo lo stress;
- evitare l’uso e l’abuso di alcool e tabacco;
- fare pasti regolari e salutari;
- evitare il sovrappeso.
Concludendo...
Nonostante le somiglianze, l’emicrania e l’epilessia sono dei disordini distinti con importanti differenze e peculiarità. La conoscenza e l’approfondimento, anche a livello molecolare, delle possibili relazioni tra cefalea ed epilessia e dei meccanismi patologici alla loro base è la premessa indispensabile per un corretto inquadramento diagnostico delle due condizioni, sia quando vadano in diagnosi differenziale, sia quando si trovano contemporaneamente presenti nello stesso soggetto, ma anche per il loro trattamento.
Questo, infatti, potrà migliorare le strategie terapeutiche di entrambe le patologie, in particolare nei casi di comorbidità.