Il mal di schiena aumenta il rischio di depressione?

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 14 Dicembre, 2016

mal di schiena e depressione

Soffrire di mal di schiena è molto comune: si stima che ne soffra il 10% della popolazione. Se si manifesta in seguito ad uno sforzo, ad un lavoro pesante o ad una postura errata, si tratta di un dolore saltuario; può essere però anche sempre presente e si definisce cronico.

Questo disturbo sembra esporre a un maggiore rischio di sviluppare di sindromi depressive o psicotiche.

Mal di schiena e depressione

Lo studio è stato condotto presso la Anglia Ruskin University e pubblicato sulla rivista General Hospital Psychiatry.

L’indagine ha valutato un campione di oltre 190.000 individui provenienti da 43 Paesi al mondo, sia a medio che a basso reddito.

La percentuale di pazienti che ha riportato dolori alla schiena è pari al 35% nel caso di mal di schiena saltuario, e pari al 6,9% nel caso di mal di schiena cronico.

Infine, si riscontra che:

  • i pazienti che riportano mal di schiena saltuario hanno il doppio della probabilità – rispetto agli altri – di essere particolarmente stressati o di manifestare addirittura problemi di ansia, depressione, insonnia, psicosi;
  • i pazienti che presentano mal di schiena cronico hanno il triplo delle probabilità – rispetto agli altri – di sviluppare un esordio depressivo e il doppio della probabilità – sempre rispetto agli altri – di avere problemi di tipo psicotico.

Questa situazione è stata evidenziata in modo uniforme indipendentemente dalla provenienza e dalla fascia di reddito di appartenenza.

Mal di schiena, di cosa si tratta?

Il mal di schiena o lombalgia è un dolore che può variare da lieve a molto forte e che può avere breve durata o lunga durata. Spesso interferisce con le normali attività quotidiane. È molto diffuso, tanto da affliggere quasi tutti nel corso della vita.

Come si manifesta il mal di schiena?

Il mal di schiena è differente da una persona all’altra.

Il dolore può avere un esordio lento o manifestarsi improvvisamente. Può persistere in modo costante o essere intermittente.

Si tratta quindi di un dolore estremamente variabile, che però si risolve nella maggior arte dei casi entro poche settimane.

A cosa è dovuto (anatomicamente) il mal di schiena?

Le vertebre presentano tra di loro il disco intervertebrale, costituito da acqua all’85%; il loro ruolo è quello di ammortizzare le sollecitazioni e ridistribuire i carichi nelle fasi statiche e dinamiche della colonna.

Infatti, la colonna vertebrale può muoversi grazie a piccole articolazioni presenti tra le vertebre.

La sua posizione corretta è mantenuta grazie a muscoli e legamenti, che supportano e stabilizzano la colonna vertebrale, oltre che la parte superiore del corpo.

Si tratta di sistema di sostegno molto complesso. Per funzionare correttamente deve trovarsi in una condizione di equilibrio tra le diverse componenti. Se lo stato viene alterato, nel canale spinale si trasporta un messaggio al cervello e ai muscoli; questo si manifesta sotto forma di dolore.

Il segnale viaggia grazie ai nervi, i quali si diramano dal midollo spinale mediante aperture nelle vertebre.

Quali sono le cause del mal di schiena?

Le cause del mal di schiena sono molte; tra queste:

  • eccesso di attività. È molto comune, si può verificare – ad esempio – al primo allenamento dopo un periodo di stop. È causata dalla lesione o dallo stiramento eccessivo dei muscoli e dei legamenti. Solitamente si risolve in pochi giorni;
  • lesione del disco dovuta a piccoli strappi nella parte esterna del disco intervertebrale. Può essere asintomatico o comportare dolore, della durata di settimane, mesi o più. Una piccola percentuale sviluppa un dolore costante che dura anni e può addirittura essere invalidante. Talvolta la lesione si è dovuta all’invecchiamento;
  • ernia del disco. Il disco presenta una protrusione o ernia, sviluppata in seguito ad un sollevamento, un piegamento o un movimento di torsione. Nel disco, il centro gelatinoso (nucleo polposo) spinge contro il suo anello esterno (anulus fibroso); se il disco è usurato o danneggiato, il nucleo può uscire dall’anello fibroso. Qualora raggiungesse il canale spinale, la pressione sui nervi spinali sensitivi causerebbe un dolore che dalla schiena si spinge fino ai piedi. Questa condizione è detta sciatica poiché interessa la compressione del nervo sciatico e può manifestarsi con o senza dolore alla schiena;
  • degenerazione discale. Con l’età, i dischi intervertebrali iniziano a degenerare e si restringono. Talvolta possono comprimersi completamente, comportando lo sfregamento delle faccette articolari delle vertebre, in una condizione detta osteoartrosi. Ciò comporta dolore e rigidità, oltre a eventuali problemi secondari alla schiena, come la stenosi lombare;
  • spondilolistesi degenerativa. In seguito alle modifiche ossee dovute all’invecchiamento e all’usura generale, è difficile per le articolazioni e per i legamenti mantenere la corretta posizione della colonna vertebrale. Infatti, le vertebre si muovono più del dovuto e possono scivolare più facilmente; qualora lo slittamento fosse eccessivo, le ossa potrebbero premere sui nervi spinali e causare dolore o – addirittura – paralisi;
  • stenosi spinale lombare. Si verifica se lo spazio intorno al midollo spinale è ristretto tanto da produrre pressione sullo stesso midollo e sui nervi spinali. Può svilupparsi in seguito alla osteoartrosi: per sostenere le vertebre, il corpo risponde facendo crescere nuovo tessuto osseo nelle faccette articolari. L’eccessiva crescita di questo osso (osteofitosi), però, comporta un restringimento del canale spinale. Anche l’artrosi può causare addensamento dei legamenti tra le vertebre, che possono contribuire al restringimento del canale spinale;
  • scoliosi. È una curva anomala della colonna vertebrale e si sviluppa in età infantile o durante l’adolescenza; talvolta si manifesta in pazienti anziani con artrosi. Se comporta una compressione dei nervi, può causare dolore alla schiena o alle gambe;
  • altre cause, alcune delle quali gravi. È opportuno consultare il medico in caso di malattie vascolari o arteriose, storia di cancro, dolore persistente nonostante la diminuzione dell’attività o lavoro sulla postura.

Quali sono i sintomi del dolore alla schiena?

Come già detto, i sintomi sono vari: dal dolore tagliente e lancinante (colpo della strega) a crampi.

Il tipo di dolore dipende dalla causa del mal di schiena, anche se solitamente si sperimenta:

  • peggioramento se ci si siede, ci si alza in piedi o se si cammina;
  • miglioramento se ci si sdraia o ci si inclina indietro;
  • dolore intermittente, che solitamente segue un processo ciclico naturale, con giorni più o meno favorevoli;
  • dolore che si estende dalla parte posteriore del gluteo o dalla zona esterna dell’anca ma non lungo la gamba;
  • sciatica comune se si soffre di ernia del disco. Si manifesta con dolore gluteo e alle gambe, intorpidimento, formicolio o debolezza che scende fino al piede. Si tratta di un dolore generalmente posteriore.

Come avviene il trattamento?

Generalmente il trattamento per il mal di schiena è di tipo:

  • farmacologico;
  • fisioterapico;
  • chirurgico.

Come si può prevenire il mal di schiena?

Spesso non è possibile prevenire il mal di schiena. Non si può infatti evitare la normale usura delle vertebre dovuta all’invecchiamento. Uno stile di vita sano può però ridurre l’impatto dei problemi lombari. Si consiglia di:

  • svolgere corretti esercizi;
  • sollevare correttamente pesi;
  • mantenere un peso sano;
  • evitare di fumare;
  • utilizzare un bustino di sostegno durante il lavoro;
  • avere una postura corretta.
Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice
Scritto da Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Diplomata al Liceo Scientifico PNI in Matematica, ho iniziato i miei studi presso la facoltà di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Milano, successivamente ho prediletto la facoltà di Science Communication & Bionics presso una Università Internazionale con sede in Germania. Attualmente sto assistendo in un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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