I batteri mangiacarne uccidono un uomo in poche ore. Quando Dave Bennet ha accusato febbre alta e crampi, era già troppo tardi. Dopo due giorni, il decesso.
La colpa? Il batterio Vibrio Vulnificus. Cerchiamo di capirne di più.
Cosa è successo a Dave Bennet
Dave Bennet, un uomo di 66 anni, si trovava a Destin, una celebre località balneare della Florida, per trascorrere una giornata insieme alla figlia, Cheryl Bennet Wiygul. Dopo un tuffo in mare, sono iniziati i brividi, la febbre, poi i crampi.
Sintomi comuni, banali quasi. Non per i medici: una volta arrivato in ospedale hanno subito notato una strana macchia sulla sua schiena, sospettando fin da subito che si trattasse di una grave infezione. Ma per l’uomo, immunodepresso, era ormai troppo tardi: la morte è arrivata il giorno dopo, per sepsi.
La colpa è del batterio Vibrio Vulnificus, un batterio che causa la fascite necrotizzante, una rara e gravissima infezione che, se non trattata in tempi brevi, può portare a una morte pressoché immediata.
“Pensavo che i batteri mangiacarne fossero una leggenda metropolitana, ma non è così” – si legge nel post Facebook della figlia Cheryl, riportato dalla Cnn e ripreso in Italia da Il Corriere della Sera. “Non c’è abbastanza educazione sui batteri presenti nell’acqua. Dovrebbero esserci cartelli in ogni spiaggia, in ogni città e parco che segnalino che a causa di questi batteri persone con ferite aperte o sistemi immunitari compromessi non dovrebbero entrare”.
Vibrio Vulnificus, il batterio mangiacarne
Il Vibrio Vulnificus è un batterio che vive in ambienti marini, come estuari e stagni salmastri. Quando ha contratto l’infezione, Bennet si trovava in Florida. E non è la prima volta che in quella zona si verifica un simile episodio. Settimane prima della tragica morte del padre, Cheryl aveva visto sui social la storia di Kylei Parker, la dodicenne che ha rischiato di perdere la gamba, sempre dopo aver passato una giornata in quella spiaggia. Ancora, a giugno, Lynn Fleming è deceduta in seguito ad un’infezione sviluppata dopo essere caduta mentre camminava sulla spiaggia. Sempre in Florida. Anche in quel caso, la vittima ha subito un piccolo taglio che l’ha portata a contrarre fascite necrotizzante.
Questo microrganismo fa parte del gruppo dei cosiddetti “batteri mangiacarne”, come lo β-emolitico di gruppo A, E.coli, Staphylococcus aureus, Clostridium e Klebisella, che si trasmettono più facilmente tramite ferite aperte o in soggetti con un sistema immunitario già compromesso.
Purtroppo, una volta contratti, questi batteri causano la fascite necrotizzante, ossia una rara e grave infezione dei tessuti sottocutanei, che può portare a sepsi e decesso nel giro di poche ore. Ovvio, il tempo è il migliore amico. L’infezione può essere trattata infatti tramite la somministrazione di antibiotici e la rimozione chirurgia dei tessuti infetti. Anche se molti pazienti, nonostante il trattamento, perdono gli arti, e il 30% circa dei casi ha un esito fatale.