Sono passati circa dieci anni da quando Zaal Kokaia e Olle Lindvall del Centro Stem Cell Lund in Svezia hanno svelato come le cellule staminali neurali possono rispondere a traumi di emergenza, come un ictus, e differenziarsi in cellule neurali per sostituire quelle che sono state danneggiate o distrutte.
Ora i due scienziati, guidati da Jonas Frisén della Lund University, hanno contribuito ad un altro studio che rivela un ulteriore meccanismo attraverso il quale il cervello tenta di riparare se stesso e ritrovare la propria funzionalità a seguito di un ictus.
Gli incidenti cerebrovascolari colpiscono circa 795.000 persone ogni anno negli Stati Uniti e si verificano quando c’è un blocco nella fornitura di sangue al cervello, con conseguente morte delle cellule cerebrali e una perdita delle funzioni motoria, neurologica e sensoriale.
L’inaspettato potere degli astrociti
Osservando i topi in laboratorio, si è osservato che, dopo un ictus, nel cervello può verificarsi un lento processo di formazione di nuove cellule nervose per sostituire quelle perdute. Si è notato che le cellule che sostengono e nutrono i neuroni, gli astrociti – particolari cellule a forma di stella presenti nel sistema nervoso centrale – svolgono un ruolo ben più importante di quello conosciuto finora: sono in grado di cambiare la loro identità e influenzare l’attività dei neuroni, permettendo la formazione delle cellule nervose.
“Questa è la prima volta che gli astrociti hanno mostrato di avere la capacità di avviare un processo che porta alla generazione di nuove cellule nervose dopo un ictus”, ha dichiarato Kokaia in un comunicato stampa.
Il funzionamento
Ovviamente il nostro corpo non sempre ha bisogno di nuove cellule nervose. Da chi parte dunque il segnale di attivazione?
Il team ha identificato che Notch1 è il meccanismo di segnalazione che racconta essenzialmente agli astrociti che tutto va bene, e non c’è bisogno di cambiare. Tuttavia, a seguito di una situazione di emergenza come un ictus, il segnale Notch1 viene soppresso e gli astrociti rispondono alla situazione creando le nuove cellule nervose.
“E’ interessante notare che anche quando abbiamo bloccato il meccanismo di segnalazione nei topi non sottoposti a un ictus, gli astrociti formano nuove cellule nervose“, ha continuato Kokaia. “Questo indica che non è soltanto l’ictus che può attivare il processo e quindi il meccanismo è potenzialmente utile per la produzione di nuove cellule nervose per sostituire le cellule morte a seguito di altre malattie cerebrali”.
La speranza per il futuro
Ciò che resta da capire con ulteriori ricerche è quanto efficienti siano queste cellule e quanto importante sia effettivamente il loro contributo nel guarire i danni cerebrali dopo un ictus.
“Se verrà dimostrata la validità del funzionamento anche nel cervello umano e se si potrà potenziarlo, questo potrebbe diventare di importanza clinica non solo per i pazienti con ictus, ma anche per la sostituzione di neuroni che sono morti, ripristinando così la funzione in pazienti con altri disturbi come il morbo di Parkinson e la malattia di Huntington”.