Forse non tutti sanno che il buon funzionamento dell’organismo umano dipende anche dagli ioni, piccole molecole con carica elettrica, tra cui è impossibile dimenticare il magnesio.
Il magnesio, in particolare, è uno ione con carica positiva – catione – fondamentale per lo svolgimento delle funzioni delle cellule e per le funzionalità neuromuscolari. Per abbondanza nell’organismo umano, è il quarto catione, dopo calcio, sodio e potassio.
Vediamo insieme tutte le caratteristiche del magnesio.
I valori del magnesio
Il magnesio, introdotto con la dieta – ed in particolare tramite i vegetali – viene assorbito nel tratto intestinale, in particolare nella parte alta dell’intestino.
Il suo assorbimento è favorito dalla vitamina D, dal paratormone, dall’ormone della crescita, dagli ormoni tiroidei e dalla presenza di sodio nella dieta. Calcio, grassi, fosfati e acido fitico, così come aldosterone e calcitonina, invece, ne diminuiscono l’assorbimento intestinale.
Volendo indicare i valori del magnesio, è bene ricordare che ogni giorno si dovrebbero introdurre circa 300-350 mg di magnesio con l’alimentazione, che aumenta fino a 450 mg in gravidanza e allattamento.
Normalmente, un individuo adulto possiede circa 25 g di magnesio, contenuto prevalentemente nelle ossa (circa il 65%) sotto forma di sali e il rimanente (35%) in tutte le altre cellule dell’organismo. Solo l’1% del magnesio si trova nei fluidi extracellulari, e nel siero è legato a delle proteine che lo trasportano.
Nel siero, la concentrazione del magnesio è regolata dal riassorbimento renale, e questo rende ragione del perché chi è affetto da patologie renali deve monitorare attentamente i livelli di magnesio.
Continuando a parlare dei numeri del magnesio, è bene ricordare che i valori di riferimento rientrano nell’intervallo 1,3-2,4 mg/dl o 0,6-1,0 mmol/l. I due modi di esprimere gli intervalli di riferimento sono equivalenti, per il fatto che possono essere espressi con diverse unità di misura. Nei globuli rossi, il contenuto di magnesio è triplo (2,5-3,0 mmol/l o 6-7 mg/dl) rispetto al plasma.
Magnesio basso: tutto quello che c’è da sapere
Ma cosa succede se i livelli di magnesio non rientrano negli intervalli considerati di normalità? In questo caso, si indicano dei valori di riferimento critici, indicati come al di sotto di 0,5 mmol/l (o 1,0 mg/dl) e al di sopra di 2,0 mmol/l (o 4,9 mg/dl). Al di sotto o al di sopra dei valori critici di riferimento, compaiono una serie di sintomi indicativi, rispettivamente, di ipomagnesemia e di ipermagnesemia gravi.
In realtà, l’ipomagnesemia, cioè la carenza di magnesio, è abbastanza frequente, ma è difficile riconoscerla se non viene effettuato un dosaggio del magnesio. La sintomatologia, infatti, compare solo quando si supera il valore critico. In questi casi si manifestano:
- Tetania (crampi e spasmi muscolari)
- Parestesie (alterazioni sensitive degli arti e formicolii)
- Ipertensione e alterazioni cardiache (tachicardia e aritmia) fino allo sviluppo di insufficienza cardiaca.
Per evitare l’ipomagnesemia, nei casi in cui non ci siano patologie organiche a determinarla, si può fare attenzione all’alimentazione e a condurre uno stile di vita sano, allontanando le cattive abitudini. Infatti, tra le principali cause di ipomagnesemia vi sono la sua ridotta assunzione e il suo ridotto assorbimento. La malnutrizione, l’abuso di alcol, l’abuso di lassativi e il vomito prolungato indotto sono causa di ridotta assunzione e assorbimento.
Altre condizioni che causano ipomagnesemia sono quelle che producono sindromi da malassorbimento intestinale come coliti ulcerose, morbo di Chron, adenocarcinoma del colon, vomito prolungato spontaneo e diarrea grave. Si registra anche una carenza di magnesio in relazione al suo aumentato fabbisogno, come accade con la lattazione prolungata e nei pazienti in fase postoperatoria.
Anche patologie che causano alterazioni renali possono determinare una carenza di magnesio. Tra queste, segnaliamo:
- Iperaldosteronismo
- Iperparatiroidismo
- Ipertirodismo
- Acidosi diabetica
- Terapie con diuretici, alcuni chemioterapici o alcuni antibiotici.
Magnesio alto: una condizione da curare
L’ipermagnesemia è altrettanto subdola, e si manifesta con la comparsa dei sintomi solo quando si supera il valore critico. In questi casi, tra i campanelli di allarme, ricordiamo la nausea, il vomito, l’ipotensione e astenia (sensazione di malessere generale e mancanza di forze), con la possibilità di effetti cardiaci.
L’ipermagnesemia si verifica di frequente nei pazienti con insufficienza renale, nei quali anche le condizioni cardiache, già provate dall’iperpotassiemia (cioè l’aumento del potassio), peggiorano al punto da costituire un rischio per l’arresto cardiaco.
Ma questa non è l’unica condizione che predispone all’aumento dei livelli di magnesio. Infatti anche l’ipotiroidismo, il diabete scompensato, l’eccessiva ingestione di magnesio e l’insufficienza corticale sono cause scatenanti.
Talvolta, anche alcuni farmaci determinano lo stesso effetto, ed è il motivo per cui, durante la terapia, occorre sottoporsi ad analisi regolari per misurare i valori di magnesio. Tra i farmaci che esercitano tale effetto vi sono alcuni antiacidi, quelli utilizzati nelle terapie per l’eclampsia e il parto pre-termine e psicofarmaci a base di litio (se avviene un’intossicazione da litio).
I livelli di magnesio possono risultare aumentati anche nelle condizioni che causano emolisi, dal momento che i globuli rossi contengono una concentrazione di magnesio tripla rispetto a quella plasmatica, e la rottura di queste cellule riversa il magnesio nel plasma.