È appena “nata” la più vecchia mamma australiana, madre per la prima volta a 63 anni. La donna è originaria della Tasmania (uno stato-isola dell’Australia) , e il 1° agosto a Melbourne ha dato alla luce sua figlia, alla trentaquattresima settimana di gravidanza, attraverso un parto cesareo.
Il desiderio di una gravidanza in tarda età
Dopo anni di tentativi falliti di fecondazione in vitro, la neo-mamma, il cui partner ha 78 anni, è riuscita a mettere a frutto un concepimento con un embrione proveniente da una donatrice estera.
La mamma australiana e sua figlia stanno trascorrendo un periodo di ricovero post–partum in un ospedale privato a Melbourne. Nessuna delle due è stata pubblicamente nominata, in modo da mantenere una certa privacy sulla vicenda. Il precedente record australiano era detenuto da una donna che ha dato alla luce il suo primo figlio a 60 anni, nel 2010.
Una donna rumena di nome Adriana Iliescue entrò nel Guinnes dei primati nel 2005 per essere la madre più vecchia al mondo, alla veneranda età di 66 anni, e tuttora detiene il record di madre più longeva.
Uno specialista australiano della riproduzione ha etichettato come “responsabili” le cliniche che rifiutano il trattamento a donne con età superiore ai 53 anni, età descritta dallo specialista come la “fine della gravidanza naturale”. In merito alla questione, il professor Gab Kovacs della Monash University ha riferito alla rivista Herald Sun che “il bambino avrà bisogno di cure o in genere di attenzioni e supporto fino all’età di vent’anni, e c’è la grande probabilità che genitori oltre i 40 anni non arrivino a poterlo fare”, e ha aggiunto: “i nostri corpi non sono stati progettati per avere figli oltre i 60 anni”.
A parte questi casi limite, di cui quello australiano è solo il più recente, il fenomeno delle gravidanze in tarda età è sempre più frequente – soprattutto nei paesi occidentali – anche grazie ai progressi in campo scientifico nati per agevolare chi desiderasse avere figli anche in età avanzata.
Tra il 1991 e il 2001, il numero di donne che ha avuto la prima gravidanza tra i 35 e i 39 anni è aumentato del 36%; ma è la fascia tra i 40 e i 44 anni a registrare il più alto incremento di gravidanze, con un aumento del 70%, e sono in aumento anche i dati delle gravidanze che riguardano le donne ultracinquantenni.
Gravidanza in tarda età: quali sono le cause?
Tra le cause dello spostamento delle gravidanze in età più mature vi è soprattutto lo stile di vita, con fattori legati all’impiego – che in molti casi arriva a 30 anni – e a un’estetica e una cura fisica che mantengono giovanili i corpi delle trentenni e delle quarantenni. Il risultato è che difficilmente le coppie iniziano a pensare al concepimento di un figlio prima dei 32 anni. Ma nonostante siano cambiate le abitudini, il corpo umano non si è trasformato né evoluto di recente, e il numero di ovuli di cui dispone una trentacinquenne di oggi sono esattamente gli stessi di una trentacinquenne di cent’anni fa.
L’orologio biologico dunque non conosce mode né usanze e gli esperti concordano sul fatto che l’età ideale per avere un figlio sia compresa nella decade che intercorre tra i 25 e i 35 anni d’età: dopo questa soglia si registrano notevoli aumenti di rischio, poiché ci si avvicina alla menopausa.
Gravidanza in tarda età: i rischi
Tra i rischi maggiori in cui incorrono le donne che scelgono di avere un figlio in età matura vi sono anzitutto un possibile aborto e maggiori probabilità di avere un figlio con anomalie cromosomiche (anche se molte di queste sono diagnosticabili con un’amniocentesi, peraltro gratuita per chi ha superato i 35 anni), ma si rischia di incorrere anche in complicazioni come, preeclampsia, nota anche come gestosi, sindrome caratterizzata dalla presenza, singola o in associazione, di segni clinici quali edema, proteinuria o ipertensione in una donna gravida.
C’è però da rilevare una scoperta recentemente fatta da un gruppo di ricerca della University of Southern California e pubblicata dalla rivista Fertility and Sterility.
Stando alla ricerca, avere un figlio in tarda età può essere un’ “ottima terapia” per prevenire il tumore all’ovaio. La ricerca ha riguardato un campione di 500 donne aventi tumore ovarico e un altro di 700 donne sane.
Le conclusioni dello studio hanno evidenziato una minore incidenza di tumore nelle donne aventi avuto un figlio in età avanzata; difatti, le mamme che hanno concepito il primo figlio superati i 35 anni, hanno evidenziato una diminuzione di rischio del 58% (la percentuale tende a diminuire parallelamente al diminuire dell’età).
Oltre a ciò si è notato anche un legame esistente tra il numero di figli avuti e il rischio di neoplasie. Il parere dei medici al riguardo è che un ruolo chiave in questo sia da attribuire agli ormoni progestinici – oltre al fatto che l’espulsione della placenta col parto aiuti a ripulire le pareti che rivestono l’utero da cellule morte (e/o invecchiate) –.