Il 21 giugno è la Giornata Mondiale della Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la malattia neurodegenerativa che colpisce 400 mila persone al mondo.
Solo in Italia, le persone che ne soffrono sono più di 6000. Queste cifre, però, anziché ridursi, tenderanno a salire di oltre il 32%, soprattutto nei paesi industrializzati. Ad affermarlo è uno studio italo-americano che ha coinvolto il Centro Sla delle Molinette di Torino e l’NIH di Bethesda.
Proprio oggi, le iniziative – diffuse sul territorio italiano e sui social network con l’hashtag #ALSMNDWithoutBorders – vogliono validare l’alleanza e l’impegno di tutte quelle figure coinvolte nella lotta alla SLA, una malattia invalidante e degenerativa che, colpendo i motoneuroni del cervello e del midollo spinale, arriva a immobilizzare ogni singolo muscolo del corpo, senza però attaccare l’intelletto delle persone, che non perdono né la capacità di pensare e né quella di ragionare.
E quindi, “Brindiamo a un mondo senza la SLA”, come recita il claim della campagna!
SLA: i sintomi più comuni
Purtroppo, come tante malattie neuro-degenerative, la SLA non ha un esordio esplosivo tanto che, spesso, i sintomi iniziali vengono ignorati.
In particolare, i sintomi della SLA sono:
- dimagrimento muscolare o atrofia;
- piccole difficoltà nella pronuncia delle parole;
- contrazioni muscolari, con crampi e debolezze che, con il tempo, si fanno sempre più frequenti;
- voce nasale;
- formicolio diffuso.
Non è raro che una persona affetta da SLA inizi ad avvertire i primi sintomi solo su un arto, molto spesso su una gamba, presentando difficoltà di movimento, inciampando o cadendo con buona frequenza.
La progressiva debolezza muscolare porta con sé diverse conseguenze: gli oggetti cadono, il moto diventa difficoltoso e ogni gesto della vita quotidiana si trasforma in un incubo. Accade che le persone affette da SLA presentino anche una sorta di labilità emotiva, con attacchi di riso o pianto incontrollato. La vita, poi, piano piano, si immobilizza.
Purtroppo, di SLA si muore. Ma attenzione! Per i malati di SLA, la speranza arriva proprio dall’Italia. Vediamo perché.
Stimolazione celebrare per rallentare il decorso della SLA: di cosa si tratta?
Ogni progresso è una notizia, quando si tratta di SLA. Dal Campus Bio-Medico di Roma, il centro ospedaliero universitario sorto sui terreni donati da Alberto Sordi, arrivano degli studi preliminari che mostrano che, con una stimolazione intercranica, è possibile rallentare la progressione della malattia.
Ricerche in questo senso erano già state portate avanti, con risultati poco soddisfacenti. La svolta è arrivata nel momento in cui l’equipe di neurologi a capo del progetto ha deciso di passare da una stimolazione cerebrale esterna ad una tecnica maggiormente invasiva, che prevede l’inserimento di due elettrodi di 4 cm all’interno del cervello, nelle aree di controllo del movimento.
In figura: rappresentazione 3D dei motoneuroni, le cellule cerebrali preposte al controllo dei muscoli.
È solo uno il paziente che ha deciso di sottoporsi a questa cura sperimentale, nel lontano 2006: Sergio Orsini, cinquantacinque anni, medico. Dall’impianto degli elettrodi sono passati 11 anni, e Orsini era malato già da due. Dopo 13 anni dalla diagnosi, il paziente ancora vive, sebbene collegato ad un ventilatore.
“Una sopravvivenza alquanto inusuale” – ha dichiarato il dr. Vincenzo Di Lazzaro, a capo del reparto di Neurologia del Campus bio-medico – “Sembra essere questa la via per rallentare il decorso della patologia. Non si nega il fatto che sia necessaria una sperimentazione su un numero maggiormente elevato di pazienti, per provare in modo scientifico la validità della ricerca” – continua – “Non possiamo parlare di cura. La SLA è incurabile. Possiamo però parlare di rallentamento della patologia, che porta con sé una aspettativa di vita maggiore per chi soffre di sclerosi multipla” – conclude Di Lazaro.
E quindi, in questo 21 giugno (e per tutto l’anno!) non ci resta che dire: “Brindiamo a un mondo senza SLA”, senza dimenticare che, proprio oggi, è anche la Giornata Nazionale contro leucemie, linfomi e mielomi.