Si tratta di una condizione invalidante di grande sofferenza fisica e psicologica che, troppo spesso, non viene del tutto compresa. Rende però davvero difficile la quotidianità di chi ne soffre, a causa di dolori che coinvolgono tutto il corpo. Stiamo parlando della fibromialgia, una malattia caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso e accompagnata da affaticamento, disturbi del sonno, della memoria e dell’umore. I ricercatori ritengono che la fibromialgia amplifichi le sensazioni dolorose, influenzando il modo in cui il cervello elabora i segnali del dolore.
I sintomi hanno spesso avvio dopo un trauma fisico, un intervento chirurgico, un’infezione o uno stato significati di stress psicologico. In altri casi, i campanelli di allarme si accumulano gradualmente nel tempo senza un apparente evento scatenante.
Le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare fibromialgia rispetto agli uomini. Chi ne soffre, sviluppa molto spesso anche cefalea, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, sindrome dell’intestino irritabile, ansia e depressione. Mentre non esiste una cura per la fibromialgia, una varietà di farmaci può aiutare a controllare i sintomi. Anche l’esercizio, il rilassamento e la riduzione dello stress possono essere d’aiuto.
Cosa scatena il dolore nella fibromialgia?
I ricercatori ritengono che si verifichi una ripetuta e costante stimolazione nervosa, che determina una modificazione nel cervello delle persone afflitte da tale condizione.
Tale cambiamento comporta un incremento anomalo dei livelli di alcuni neurotrasmettitori che, nel cervello, segnalano il dolore. Inoltre, i recettori del dolore sembrano sviluppare una sorta di memoria delle situazioni dolorose, diventando sempre più sensibili. Pare, dunque, che vi sia una ipersensibilità ai segnali del dolore.
Una particolarità dei soggetti affetti da fibromialgia è il marcato dolore al semplice tatto delle gambe. Non è un caso che uno dei pochi elementi che consentono di arrivare a una diagnosi è la presenza dei tender points che si riscontrano durante la visita medica.
Parliamo di pochi elementi perché, al momento, non esistono strumenti diagnostici o esami del sangue specifici che ne permettano una diagnosi certa. Il medico si basa soprattutto sulla sintomatologia del paziente.
Come si arriva a una diagnosi di fibromialgia
La fibromialgia, come abbiamo visto, è una patologia ancora poco conosciuta. Non è raro che, ancora oggi, i sintomi suggeriscano la presenza di depressione, a causa della mancanza di elementi specifici attraverso i quali poter arrivare a diagnosi.
Nonostante la fibromialgia sia una condizione cronica che colpisce milioni di persone nel mondo, la carenza di esami strumentali e di elementi diagnostici specifici può determinare errori nella diagnosi. Molti individui che ne soffrono non vengono diagnosticati correttamente e, addirittura, secondo uno studio, molti soggetti a cui è stata diagnosticata la fibromialgia, in realtà, non ne sono affetti.
Secondo gli autori di un nuovo studio, infatti, un numero significativo di individui che hanno ricevuto una diagnosi di fibromialgia, potrebbe in realtà non essere colpiti da questa condizione. Il dr. Frederick Wolfe della National Data Bank for Rheumatic Diseases di Wichita ha condotto a tal proposito un interessante studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Arthritis Care & Research.
In particolare, i ricercatori hanno lavorato con 497 persone che frequentavano una clinica di reumatologia. Tutti questi individui hanno compilato un questionario che l’American College of Rheumatology utilizza per valutare i soggetti i cui sintomi lasciano sospettare la fibromialgia. I partecipanti, inoltre, sono stati visitati da specialisti in reumatologia. Osservando i risultati di queste valutazioni, i ricercatori hanno scoperto che solo il 24,3% dei 497 partecipanti iniziali hanno ricevuto una diagnosi di fibromialgia da un reumatologo. Dunque, non sempre il confronto tra questionario per fibromialgia e visita reumatologica ha fornito risultati concordanti.
Cosa fare
Purtroppo, tutto ciò rende troppo spesso la vita dei pazienti affetti da fibromialgia un lungo peregrinare tra cliniche e specialisti. Ricordiamo, a tal proposito, che la diagnosi di fibromialgia prevede la persistenza di dolore diffuso in sedi corporee simmetriche da almeno tre mesi, associato alla positività di almeno 11 dei 18 punti sensibili.
È però necessario accertarsi che il dolore non sia associato a nessun’altra patologia sottostante, per cui si possono prescrivere analisi per escludere la presenza di altre malattie, tra cui esami ematici completi che valutino anche il quadro autoimmune.
Vuoi saperne di più? Ascolta il podcast sulla fibromialgia.