Nonostante i grandi progressi della ricerca scientifica e della medicina, oggi esistono ancora problemi nel riconoscimento e nella gestione della dimensione psicologica e sociale di una malattia cronica.
La dimensione emozionale di una malattia cronica
I pazienti affetti da patologie croniche, oltre al disagio della malattia in sé, spesso si trovano a dover fare i conti con un improvviso cambio di vita e un drastico ridimensionamento delle proprie aspirazioni future. Questo può portare a soffrire di stress, depressione, ansia e altri disturbi psichiatrici simili.
Alcuni sintomi fisici diventano quindi espressione di una disfunzione emotiva. Anche lo sviluppo di nuovi sintomi può indicare che il paziente è emotivamente turbato. La depressione in malati cronici può essere difficile da diagnosticare da un punto di vista medico.
Alcuni sintomi fisici (disturbo del sonno, alimentari, mancanza di energia…), infatti, potrebbero essere ricondotti alla malattia stessa o al trattamento cui il paziente si sottopone. Nonostante queste difficoltà è essenziale riconoscere i sintomi depressivi in pazienti con patologie croniche, per evitare di comprometterne ulteriormente la salute.
Il trattamento per forme depressive in questi casi è complesso, perché alcuni farmaci antidepressivi potrebbero interferire negativamente con le cure. Ecco perché è importante un’attenta valutazione dei rischi/benefici, ma anche un sostegno psicoterapico adeguato. Gli interventi psicosociali vengono sempre più incorporati tra le cure mediche di routine e risultano essere davvero molto efficaci. Una formazione medica adeguata oggi deve includere informazioni sugli aspetti emotivi delle malattie e sul loro impatto su pazienti, familiari e medici.
Le reazioni più comuni di chi soffre di diabete
La cura del diabete necessita ormai di una competenza multidisciplinare, anche perché il benessere psicologico del paziente è una parte essenziale nel decorso clinico di questa malattia cronica.
I fattori psicologici influenzano il decorso della condizione medica generale e possono interferire con il trattamento della patologia, costituendo un ulteriore fattore di rischio per la salute del paziente.
Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di un rapporto bidirezionale fra lo stato psicologico e il controllo metabolico in casi di diabete: a livelli più elevati di depressione corrispondono valori più alti di emoglobina glicosilata. Anche l’insorgere di disturbi dell’alimentazione è comune in chi soffre di diabete, soprattutto se si tratta di adolescenti e giovani donne.
Negli ultimi anni, si è cercato di adottare un trattamento che coinvolgesse direttamente il paziente nel percorso terapeutico, a stretto contatto con il personale medico. La diagnosi di una malattia cronica come il diabete è un momento critico nella vita di una persona.
Ecco quali sono le reazioni più comuni riscontrate nei pazienti:
- Rifiuto: spesso bisogna riprogrammare la propria vita. C’è paura di quel che non si conosce. Non si accetta la diagnosi e c’è un rifiuto anche totale della terapia.
- Ribellione: si provano sentimenti d’ira contro il medico ed i propri familiari. Si tende a mentire al medico (che non è considerato come un aiuto). Si cercano giustificazioni alla propria malattia.
- Compromesso: è una fase transitoria, ancora non si accetta del tutto la nuova condizione ma si cercano delle soluzioni, almeno parziali. Resiste una forma di protesta ed un tentativo di fuga dalla malattia.
- Depressione: momento di massimo pessimismo, sfiducia in se stessi, isolamento, irascibilità e aggressività. È in questo periodo che è più importante il sostegno psicologico di familiari o esperti.
- Accettazione definitiva: può avvenire anche dopo molti anni, finalmente non si nasconde più la propria condizione. C’è una migliore gestione della malattia e un contemporaneo miglioramento metabolico.
Questo processo di evoluzione è dinamico e non lineare ma evidenzia l’importanza di un supporto medico-psicologico per i malati di diabete. Lo scopo del sostegno psicologico è quello di migliorare il senso di responsabilizzazione del paziente verso il proprio stato di salute. Spesso, sono i giovani quelli più bisognosi di aiuto, perché sono anche i più fragili a livello emotivo.
La cura del diabete deve prevedere un approccio medico-psicologico incentrato sull’individuo nella sua totalità: per diminuire il peso psicologico della malattia bisogna aiutare il paziente ad acquisire una sempre maggiore consapevolezza della propria condizione.
Perché a volte il diabetico tende a isolarsi socialmente?
L’insorgere della malattia sconvolge sempre un determinato stile di vita, una quotidianità serena e tranquilla per lasciare il posto a timori e preoccupazioni sul presente e sul futuro. Anche se tutto dipende dalla personale interpretazione degli eventi, di solito le paure maggiori di un diabetico sono quelle di sentirsi un peso per gli altri e di non essere mai compreso fino in fondo.
Inizia così un processo di isolamento sociale che tende ad auto-alimentarsi, favorendo un progressivo restringimento della vita sociale del malato.
Il primo passo per intervenire è capire quali sono le motivazioni che spingono all’isolamento. Solo dopo questa operazione è possibile quindi affrontare la situazione in maniera energica, evitando il rischio di un’emarginazione dalla quale potrebbe poi essere difficile uscire.
Parlare con gli altri può essere un aiuto molto importante. Ovviamente, non esistono soluzioni pronte e valide per tutti, ma dipende dalle diverse situazioni.
Le reazioni dei familiari quando c’è un diabetico in famiglia
Malattie come il diabete coinvolgono direttamente anche familiari e amici. In un primo momento, prevalgono sempre un senso di impotenza e la preoccupazione di non far trapelare i propri timori e preoccupazioni al parente malato. In questi situazioni, è fondamentale aprire un dialogo sereno e oggettivo sulle condizioni reali della malattia e di chi ne è affetto.
Anche se spesso c’è il rischio che prevalga una sensazione di solitudine da entrambe le parti (malato-familiari), l’apporto e il ruolo dei familiari è molto importante per un diabetico.
Ecco alcuni utili consigli per familiari e amici che dovessero avere a che fare con un diabetico:
- fornire sempre supporto e vicinanza
- non dare mai informazioni che non si posseggono
- un malato ha sempre bisogno della vicinanza di qualcuno
- non sempre c’è bisogno di parlare
- promuovere una collaborazione positiva
- non sempre c’è bisogno di “tirare su il morale” ad ogni costo
- non demonizzare un certo tipo di alimentazione (cibi dolci)
- confrontarsi con chi vive o ha già vissuto una situazione simile