Novembre 2015. L’incubo Ebola sembra essere finalmente giunto alla fine. Dopo circa 22 mesi e oltre 11mila morti, l’epidemia può dirsi conclusa: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha festeggiato le dimissioni dell’ultimo paziente guarito, lo scorso 7 novembre.
Ma cosa hanno provato i sopravvissuti alla malattia? Quali sono le emozioni, le paure avvertite da chi è riuscito a sconfiggere il virus?
Ecco il punto di vista di chi ce l’ha fatta
“È il peggiore incubo”, ha detto Nancy Writebol. “Hai il vomito, la diarrea, la febbre, debolezza e rush cutanei. Attacca il corpo e poi comincia a colpire gli organi e man mano che la malattia procede, cominci ad avere emorragie interne”.
Writebol descrive il virus che la stava uccidendo, anche se ora è viva e riferisce solo qualche dolore articolare. Lei era convinta di morire e dover lasciare i suoi affetti. Nancy era una missionaria in Liberia che lavorava per aiutare gli affetti da Ebola ed è stata la prima statunitense alla quale è stato diagnosticato il virus letale. La donna ha visto morire molte persone a causa di Ebola e per lei immaginava lo stesso.
Tuttavia, dopo la diagnosi, le è stata somministrata una massiccia dose di un farmaco sperimentale chiamato ZMapp, prima di essere messa in isolamento presso l’Emory University Hospital ad Atlanta.
Il dr. Brantly, un medico che lavorava con Nancy nello stesso ospedale in Liberia ha mostrato qualche sintomo prima che iniziasse Nancy. Anche a lui è stato somministrato ZMapp prima di essere evacuato nello stesso ospedale della donna.
“Credo che Dio ci abbia salvati”, ha detto Writebol. “Dio si è servito di ZMapp, dei medici, degli infermieri, di un piano di emergenze e delle preghiere delle persone per salvarci”.
Nancy è stata dimessa dall’ospedale il 19 Agosto 2014 e insieme a suo marito è tornata in Liberia circa un anno dopo. Appartiene a una organizzazione cristiana chiamata Serving in Mission. Lei e suo marito sono determinati nell’aiutare gli abitanti della Liberia a riprendersi dopo una guerra civile durata 15 anni e dopo numerose epidemie.
La Liberia è lo Stato più colpito in assoluto dall’epidemia di Ebola, secondo quanto riportato dal WHO. Infatti, durante il picco epidemico, si sono registrati circa 400 nuovi casi ogni settimana. Al 23 Agosto si contavano 10.672 casi di Ebola, con circa 4.808 morti. Il virus si è esteso anche negli Stati confinanti, ma anche in Italia, Inghilterra, USA, Spagna, Mali e Nigeria.
“L’Ebola ha distrutto le vite di numerose famiglie, lasciato profonde ferite e rovinato la società e l’economia dei paesi colpiti”, ha affermato l’associazione di Medici Senza Frontiere a Marzo 2015.
Le organizzazioni mondiali hanno messo in campo 5.300 persone per sconfiggere l’espandersi dell’epidemia. 14 dei volontari sono morti.
Chi è stato colpito da Ebola, come il dottor Brantly, dice che è servito per catturare l’attenzione del mondo intero su una problematica potenzialmente letale per numerosi paesi. L’evacuazione di Brantly ha permesso di aumentare l’attenzione internazionale sulle popolazioni colpite, cercando di risolvere l’epidemia con nuovi farmaci.
Negli Stati Uniti sono state trattate 10 persone per Ebola, due di queste sono morte.
Writebol e Brantly durante le cure sono stati seguiti dal Dr. Sacra. Thomas Eric Duncan, un uomo della Liberia in visita dai parenti a Dallas, è morto l’8 Ottobre. Un cameraman freelance, Ashoka Mukpo, è stato curato e poi dimesso dall’ospedale del Nebraska. Successivamente, si è scoperto che due infermiere che hanno curato Duncan, sono state a loro volta contagiate dal virus. Anche Dr. Craig e Dr. Martin Salia hanno contratto il virus. Il dottor Salia è deceduto il 17 Novembre 2014.
Ma come stanno ora i sopravvissuti?
Nancy Writebol attualmente lavora con i sopravvissuti all’Ebola al SIM Trauma Healing Institute di Monrovia in Liberia. La stessa Nancy dice che ha un terrore rispettoso nei confronti del virus e i dottori pensano che ora lei sia immune. Gli scienziati stanno studiando la condizione della Writebol per osservare eventuali effetti a lungo termine della malattia.
Il marito di Nancy sta partecipando a uno studio clinico per l’elaborazione di un vaccino anti Ebola. A luglio, il WHO ha affermato che il vaccino sembra aver funzionato molto bene in una campagna di vaccinazione in Guinea e che nessuno che è stato vaccinato ha contratto la malattia. Il dottor Brantly attualmente sta girando per gli Stati Uniti per raccontare che cosa bisognerebbe fare per combattere l’Ebola. Egli sostiene che non esiste, al momento, un’organizzazione mondiale che sia in grado di gestire una situazione di tale portata e spera che con le sue lezioni qualcosa possa cambiare.
Qualche mese dopo essere stato dimesso, il Dr. Sacra ha avuto problemi alla vista e una brutta tosse, questi sintomi sono dovuti alla presenza del virus nel suo organismo per diverse settimane prima della guarigione. Sacra è tornato diverse volte in Liberia e sta pensando di stabilirsi in quel luogo e fondare un’associazione di medici.
“Tornare indietro in Liberia è stato abbastanza toccante la prima volta”, ha affermato il Dr. Sacra, aggiungendo che ammira molto le persone che decidono di lavorare in quei luoghi nonostante i notevoli rischi cui vanno incontro. Mentre si trova negli Stati Uniti, il Dr. Sacra è un medico presso il Family Health Centre di Worcester e assistente professore alla University of Massachusetts presso la facoltà di medicina.
Il Dr. Crozier è stato affetto dal virus e gli è stato applicato un respiratore artificiale e ha subito dialisi renale. Ha trascorso circa 40 giorni nell’unità di isolamento. Dopo circa 2 mesi dalla dimissione, il Dr. Crozier ha avuto problemi alla vista e, una volta tornato all’ospedale, i medici hanno trovato tracce del virus persino negli umori oculari. I suoi occhi hanno persino cambiato il colore originale.
Al Dr. Crozier sono stati somministrati steroidi e agenti antivirali e gradualmente la condizione dei suoi occhi è tornata alla normalità. Il Dr. Crozier ha detto di aver avuto paura di diventare cieco, aggiungendo che contrarre un virus simile è un’esperienza che inevitabilmente segna la propria vita.
Ashoka Mukpo ha lavorato per molti anni con diverse organizzazioni, tra cui la Human Right Watch, VICE e NBC prima di contrarre l’Ebola in Liberia. La Mukpo è stata portata al Nebraska Medical Centre ed è stata dichiarata guarita dal virus il 21 Ottobre 2014. Ha detto di essere fisicamente tornata alla norma, ma di avere ancora dei piccoli problemi a livello psicologico. Recentemente, ha pubblicato un report intitolato “Sopravvivere all’Ebola”, che raccoglie le interviste fatte alle persone che abitano in Liberia e che ogni giorno si trovano faccia a faccia con il terribile virus.
Nina Pham, una delle infermiere che hanno curato il Dr. Duncan in Texas, ha trascorso circa due settimane in ospedale prima di essere dichiarata ufficialmente guarita da Ebola. Ha chiesto di rispettare la sua privacy e spera di tornare in Texas per condurre una vita normale. Attualmente, è in corso una vicenda giudiziaria tra la Pham e la società proprietaria dell’ospedale in cui lavorava, in quanto sostiene che non siano stati in grado di formare e proteggere adeguatamente i lavoratori dai rischi del virus.
Come la Pham, anche Amber Vinson è stata colpita da Ebola durante le cure a Duncan. La Vinson è stata rimpatriata con un volo commerciale, perciò senza precauzioni, nonostante avesse chiesto di seguire tutti i protocolli di sicurezza. I dottori l’hanno dichiarata guarita a Novembre dopo essere stata trattata con farmaci appositi.
L’infermiera Kaci Hickox non ha mai avuto Ebola dopo essere tornata dalla Sierra Leone nell’ottobre 2014. Appena rientrata le è stato imposto un periodo di isolamento per evitare la diffusione di un eventuale contagio. L’infermiera ha ingaggiato un avvocato ed è stata “liberata” dalla quarantena.
Successivamente, quando è tornata a casa nel Maine le è stato di nuovo imposto un periodo di isolamento di 21 giorni. La Hickox ha fatto una vera e propria battaglia per non dover sottostare a queste restrizioni, precisando che una persona non può trasmettere il virus fino a quando non manifesta i sintomi. Il giudice ha dato ragione all’infermiera, permettendole di non dover stare in isolamento, ma solo di sottoporsi a controlli.
Attualmente, lavora come infermiera formatrice nell’Oregon. La stessa ha affermato che gli USA non sono stati in grado di affrontare una situazione come questa, anzi di aver agito con troppa poca consapevolezza.
Il Dr. Craig Spencer ha descritto l’Ebola come una malattia altamente debilitante, che fa paura non solo per la prognosi infausta, ma anche perchè si conosce veramente poco.
Spencer è andato in Guinea per informare i dottori presenti sul campo riguardo i possibili trattamenti per Ebola.