L’apnea notturna è una patologia piuttosto comune. Sono due milioni gli italiani che soffrono di questa sindrome, che consiste in una lunga pausa prolungata tra un respiro e l’altro nel sonno.
Sfortunatamente, molti pazienti affetti da apnea notturna non tollerano la terapia più efficace in circolazione, ossia la ventilazione meccanica a pressione positiva continua, nota anche con l’acronimo inglese CPAP. Ecco perché è necessaria per molti soggetti una nuova terapia alternativa, come il pacemaker.
Apnea notturna: come modifica la nostra respirazione normale?
Normalmente, quando si inspira, l’aria entra in naso e bocca, passando per il retro della lingua, attraverso la trachea, per arrivare ai polmoni. Ciò avviene perché gli impulsi nervosi del cervello attivano il diaframma, facendogli compiere l’inspirazione. La pressione, in questo modo, attira l’aria all’interno.
Tuttavia, questi impulsi nervosi stimolano anche i muscoli della gola, facendo contrarre la lingua, per evitare che le vie respiratorie si occludano durante la respirazione.
L’apnea notturna insorge quando questo processo non viene eseguito correttamente durante il sonno e, di conseguenza, l’aria non entra nei polmoni.
Quanti tipi di apnee del sonno esistono?
Vi sono due tipi di apnea notturna. La più comune è l’apnea ostruttiva del sonno, che insorge quando c’è una continua ripetizione del collasso delle vie respiratorie nel retro della gola. Con l’apnea ostruttiva, lo stimolo dei muscoli della gola è insufficiente per prevenire il collasso e le vie respiratorie si bloccano.
Meno comune è invece l’apnea centrale del sonno, durante la quale gli impulsi nervosi del cervello sono assenti e prolungati per un periodo di tempo, con la conseguente assenza di ogni tipo di sforzo per respirare durante gli intervalli.
Trattare le apnee con il pacemaker del nervo ipoglosso
Uno studio recente ha evidenziato che la stimolazione del nervo ipoglosso, posto nel collo, durante il sonno può essere un trattamento efficace per le persone affette da apnea ostruttiva del sonno, sia di lieve entità, che grave.
Venti mesi dopo l’inserimento del pacemaker, la media degli eventi ostruttivi si riduce approssimativamente del 50%. Inoltre, lo studio ha rilevato un miglioramento dei livelli ossigeno durante la notte, ma anche della qualità del sonno e della vita in generale. Gli effetti collaterali osservati sono stati minimi.
Come funziona il pacemaker del nervo ipoglosso?
Il pacemaker ha tre componenti principali:
- elettrodo stimolante, chirurgicamente impiantato sul nervo ipoglosso;
- elettrodo di rilevamento, chirurgicamente impiantato nel petto per rilevare l’inspirazione;
- generatore elettrico, che fornisce l’energia al pacemaker.
Quando l’elettrodo di rilevamento identifica il principio di un respiro, lo segnala all’elettrodo stimolante per attivare il nervo ipoglosso. In questo modo, il muscolo della lingua si irrigidisce, permettendo la normale respirazione e prevenendo l’apnea notturna.
Quali sono i limiti di tale pacemaker?
Nonostante il pacemaker del nervo ipoglosso possa sembrare un sogno che diventa realtà per le persone affette da apnea ostruttiva, che presentano problemi nell’utilizzo della CPAP, questa nuova tecnologia non può essere disponibile per tutti.
Due motivazioni ne limitano la sua diffusione: il costo e la mancanza dei dati che determinano l’efficacia per i pazienti gravemente obesi. Questa ragione è da considerarsi molto importante, perché circa i due terzi dei pazienti affetti da apnea ostruttiva del sonno sono in sovrappeso o obesi.
La procedura di impianto non è molto complicata, nonostante richieda un breve intervento chirurgico e dei successivi controlli per regolare le impostazioni del pacemaker. Tuttavia, l’utilizzo e l’impiego di questa nuova tecnologia potrebbe aumentare in futuro.
Il pacemaker potrebbe curare anche l’apnea centrale del sonno?
Anche l’apnea centrale del sonno potrebbe essere trattata con il pacemaker. Questo genere di apnea insorge di frequente nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca ed è molto complessa da curare. Recenti studi hanno dimostrato che un pacemaker inserito nella vena centrale, in modo simile al pacemaker cardiaco, può stimolare il nervo frenico, responsabile del controllo della contrazione del diaframma.
Tale pacemaker avverte la mancanza di sforzo per respirare e attiva di conseguenza il nervo frenico, provocandone la contrazione e attivando la respirazione. Le ricerche hanno dimostrato che questo pacemaker riduce le apnee centrali, migliorando la qualità della vita del soggetto. Nonostante questo pacemaker non sia ancora a disposizione negli Stati Uniti, l’approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration) potrebbe essere rapida.
Come spesso accade nel campo medico, i tempi di diffusione su vasta scala potrebbero farsi attendere, ma aspettare ne vale di certo la pena.
Quale terapia segui per l’apnea notturna? Fai uso della CPAP? Ti capita mai di soffrire di apnea notturna? Scrivilo nei commenti!