Il disturbo ossessivo compulsivo, conosciuto come DOC o con la sigla anglosassone OCD, è un disturbo d’ansia che costringe a un comportamento caratterizzato dalla ripetizione involontaria e continuata di atteggiamenti e azioni irrazionali.
Questa patologia interessa, in Italia, 800.000 persone, cioè il 2,5% della popolazione, in linea con l’incidenza trovata a livello internazionale. Chi ne è affetto si sente obbligato ad agire o pensare secondo schemi che non riconosce come propri e per questo cerca di contrapporsi e di resistere. Nonostante cerchi di contrastare le sue azioni o i suoi pensieri, questo sforzo non lo aiuta affatto a modificare il proprio comportamento.
L’OCD si manifesta soprattutto in età adolescenziale e giovanile, con maggior incidenza nella fascia d’età 15- 25 anni, ma può colpire anche gli adulti. Con il tempo tende ad aggravarsi e cronicizzare, anche se sono documentati alcuni casi di remissione spontanea. La diagnosi certa viene effettuata solo in presenza di una marcata sofferenza che compromette la vita di relazione del soggetto e solo se non ci si trova in presenza di concomitanti disturbi d’ansia o di altre malattie psichiatriche.
Il disturbo si manifesta con sintomi eterogenei, tanto che ci sono molte diverse descrizioni nella letteratura clinica. Alcune tipologie maggiormente ricorrenti hanno permesso di classificare l’OCD in 6 classi principali:
- Disturbo ossessivo compulsivo da controllo (ossessione del dubbio)
- Disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione (ossessione del contagio)
- Disturbo ossessivo compulsivo da accumulo o conservazione degli oggetti
- Disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria (ossessione dell’ordine)
- Disturbo ossessivo compulsivo da superstizione eccessiva (verso gesti, colori, rumori)
- Ossessioni pure (privo di compulsioni)
Ciò detto, i sintomi d’elezione dell’OCD sono le ossessioni e le compulsioni. Le ossessioni si manifestano durante la giornata per un periodo di tempo rilevante, almeno un’ora, con modalità tale da interferire o impedire le normali attività quotidiane, dall’igiene personale all’attività lavorativa, alle relazioni interpersonali. Le ossessioni sono pensieri o immagini a carattere intrusivo, cioè che irrompono improvvisamente nel flusso di pensieri personali e che, per questo, vengono considerati estranei. Le ossessioni, nella maggior parte dei casi, oltre che intrusive sono ricorrenti o persistenti, cioè non abbandonano mai la mente della persona sofferente.
Provocano disagio e sofferenza sia perché percepiti come estranei sia per il loro contenuto: le idee e i pensieri ossessivi sono minacciosi e ansiogeni perché portano sempre alla paura di essere in pericolo o di essere un pericolo per gli altri. Le compulsioni, o rituali, sono il secondo sintomo caratteristico dell’OCD.
Possono essere sia pensieri che comportamenti entrambi adottati come autodifesa alle turbe ossessive nel tentativo di scacciarle. Adottando questi rituali, di solito, si riesce a ottenere un sollievo, per quanto temporaneo. Ad esempio, il lavarsi continuamente le mani è un tentativo di allontanare l’ossessione di essere contaminato o di infettare gli altri, mentre evitare di toccare le maniglie delle porte o indossare sempre i guanti, rappresenta un tentativo di prevenire la ricomparsa del pensiero di essere contaminato.
Il disturbo ossessivo compulsivo non comporta riduzione della consapevolezza e, anche per questo motivo, la sofferenza è elevata. Infatti, chi ne soffre cerca di nascondere le proprie ossessioni: percepisce i suoi comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti e se ne vergogna.
Le cause del disturbo ossessivo compulsivo
Le cause di questo disturbo non sono ancora note e non esiste una letteratura scientifica univoca e condivisa; le ipotesi più accreditate indicano che alla base del disturbo potrebbero esserci un insieme di fattori di tipo bio-psico-sociale. Dal punto di vista psicologico, esistono evidenze del fatto che ambiente ed educazione possono contribuire alla genesi dell’OCD.
Esagerare sull’attenzione alla colpa o sul senso di responsabilità sono un fattore centrale nello sviluppo del disturbo. Esistono, in questo senso, ampie evidenze sia empiriche che cliniche. Anche una forte rigidità morale, di frequente frutto di una educazione particolarmente rigida, con esagerata attenzione alle regole e punizioni sproporzionate rispetto alla “colpa”, è un elemento che generalmente si trova nella storia delle persone che soffrono di OCD.
Dal punto di vista biologico, si pensa che mutazioni della chimica del cervello, soprattutto come collaterali o conseguenti a processi flogistici o infettivi, possano favorire l’insorgere del disturbo, anche se mancano ancora prove definitive al riguardo.
Trattamenti terapeutici
Dal punto di vista farmacologico è diffuso l’uso di farmaci antidepressivi triciclici, come la clomipramina ed anche i nuovi antidepressivi SSRI (selective serotonin reuptake inhibitors) – inibitori selettivi della serotonina, si sono dimostrati efficaci.
Tuttavia, il trattamento farmacologico dimostra di funzionare solo per un periodo limitato, con frequenti ricadute, e non è privo di effetti collaterali, mentre il trattamento con intervento psicologico, in particolare la terapia cognitivo comportamentale, ha dato migliori risultati anche in termini di stabilità. È bene comunque ricordare che l’OCD tende sempre a cronicizzare. I trattamenti non comportano, quindi, la guarigione, ma portano a una coesistenza il più possibile priva di conseguenze nocive per il paziente. Viene usata, dopo le prime sedute utili a creare il rapporto terapeuta – paziente, una particolare tecnica comportamentale detta Esposizione combinata e prevenzione della risposta.
Questa terapia, riservata a esperti perché molto pericolosa se somministrata in modo improprio, inizia soltanto dopo che il rapporto terapeuta paziente si è stabilizzato. Il paziente, quindi, affronta le sedute rilassato e con fiducia e il terapeuta lo porta prima a combattere le proprie ossessioni – poi a evitare le azioni compulsive. Per fare un esempio, un paziente OCD del tipo “ossessione del contagio”, viene guidato dal terapeuta a toccare un oggetto del quale ha paura, come la maniglia di una porta, per un tempo molto più lungo del normale. Successivamente, il paziente viene dissuaso dal compiere il rituale compulsivo, quello di lavarsi le mani. Durante queste fasi il terapeuta interviene sul soggetto per portare alla luce la fenomenologia del disturbo. Le percentuali di successo, secondo quanto riportato in letteratura, variano dal 50 all’85% dei casi.
Cosa rischiano questi pazienti?
Il disturbo, di solito, si manifesta in giovane età e tende a cronicizzarsi e l’aspettativa di vita lunga rende più alti sia i rischi che i costi, tanto sociali che personali. Chi soffre di OCD può avere problemi con il corso di studi, il lavoro e l’insieme della vita di relazione. In molti casi, ben documentati, il disturbo porta al mancato raggiungimento del titolo di studio e a mansioni lavorative di basso livello e in ambienti poveri di rapporti personali e privi di crescita professionale.
I costi esistenziali sono, dunque, molto elevati. Anche sotto il profilo più strettamente personale la sofferenza è molto alta: più del 50% non si riesce a iniziare o mantenere un legame stabile o un rapporto di coppia. Ovviamente, come sempre accade in caso di disturbi psichiatrici, la qualità della vita peggiora anche per i familiari e i parenti stretti, anche perché questi pazienti chiamano ripetutamente in causa le persone vicine, coinvolgendole nelle proprie ossessioni.
Nei casi più gravi, quando le ossessioni toccano la sfera dei comportamenti sessuali o del rischio di morte, la possibilità che i pazienti compiano azioni moralmente deprecabili o penalmente rilevanti o assumano comportamenti autolesionistici è molto elevata.
Il disturbo come si manifesta nel modo di mangiare?
Il disturbo ossessivo compulsivo è collegato direttamente a disturbi alimentari. Spesso, i disturbi alimentari sono caratterizzati da comportamenti simili a quelli visti in pazienti affetti da OCD. Le ossessioni, infatti, possono riguardare cibo e calorie o rituali alimentari, come il taglio di cibo in modo simmetrico, o la paura irrazionale di un’improvvisa carestia, con conseguente accaparramento di alimenti di qualunque tipo.
Un individuo che sta lottando con disturbo alimentare e OCD sceglie, spesso, gli alimenti non in base a necessità o gusti alimentari, bensì in base a colore, peso, forma, ecc., e quasi sempre, simmetria della tavola e degli alimenti tendono a un impossibile perfezionismo.
Come vivono la sessualità e i rapporti con il partner?
Le persone affette da OCD vivono anche la sessualità in modo ossessivo e hanno un capitolo a parte nella psicologia dell’OCD (SO- OCD). In realtà, non esiste una diagnosi diversa e, tantomeno, una terapia particolare. Il problema principale è che l’approccio terapeutico è reso più difficile dalla vergogna e dalla grande paura che questi pazienti hanno nel confrontarsi con le ossessioni sul proprio orientamento o comportamento sessuale.
La paura di essere gay e degli eventuali giudizi della gente, o la vergogna per le proprie fantasie sessuali li costringono ad avere interferenze costanti da parte delle proprie ossessioni. Sviluppano una particolare attenzione nell’evitare tutto ciò che possa metterli a confronto con le proprie ossessioni anche nei confronti del proprio partner abituale ed è per questo motivo che, nella maggior parte dei casi, non riescono a mantenere una relazione stabile. Incertezze sul proprio orientamento sessuale o vergogna, alla quale possono mescolarsi altre ossessioni, tipica quella del contagio, rendono più complesso il trattamento terapeutico. Non è un caso che questi pazienti abbiano tempistiche di trattamento più lunghe rispetto a quelli con altri tipi di OCD [6].
Possono essere violenti?
Alcuni tipi di ossessioni, conosciute come ossessioni morbose, possono comportare sia pensieri che impulsi violenti. Gli impulsi, in modo casuale e imprevedibile, possono trasformarsi in azioni violente, rivolte contro se stessi o contro altri. Questa pericolosa forma di OCD è più diffusa di quanto si pensi, circa un terzo dei pazienti è a rischio o ne è sofferente.
L’esplosione di violenza, come detto, non è controllabile o prevenibile e può essere sia di tipo autolesionistico che verso gli altri. I soggetti più a rischio sono, in tutta evidenza, i familiari. Anche gli estranei, nelle situazioni più impensabili, possono rimanerne vittime. Alcuni casi, ad esempio, sono stati accertati nelle metropolitane affollate di New York e di altre città. Pazienti affetti da OCD, ossessionati dalla paura di essere infettati, hanno improvvisamente gettato sotto il treno sconosciuti che si erano avvicinati troppo.