Il cervello sociale nel Disturbo dello Spettro Autistico

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 04 Ottobre, 2016

Autismo: la gestione dei rapporti sociali

L’autismo fa parte di un gruppo di malattie relative allo sviluppo cognitivo-comportamentale, che prendono il nome di Disturbi dello Spettro Autistico (ASD). I segni più evidenti di autismo tendono a emergere tra il secondo e il terzo anno di età. La compromissione fisica, che caratterizza questo disturbo, si estende a due aree dello sviluppo del cervello, l’area delle capacità di comunicazione e interazione sociale e l’area degli interessi e delle attività.

Il Disturbo dello Spettro Autistico colpisce le aree del cervello coinvolte nello sviluppo sociale e comunicativo, il così detto Cervello Sociale che permette a tutti gli individui di interessarsi e di interagire con il mondo che li circonda.

Mentre la maggior parte dei bambini sviluppa la capacità di apprendimento attraverso l’interazione con tutto ciò che sta loro intorno, i bambini che presentano il Disturbo dello Spettro Autistico interagiscono con il mondo in maniera insolita.

Quali sono i sintomi dell’autismo?

Generalmente i disturbi sono caratterizzati, in varia misura, da:

  • difficoltà di interazione sociale;
  • tendenza all’isolamento del soggetto in un gruppo;
  • comunicazione verbale e non verbale;
  • iper, o ipo, reattività agli stimoli sociali;
  • avversione verso tutto ciò che sconvolge la loro routine;
  • anomalie del linguaggio (mutismo occasionale, ritardo del linguaggio, ecolalia);
  • gioco ripetitivo;
  • memoria meccanica;
  • reazioni emotive eccessive;
  • impaccio motorio.

I bambini autistici e il loro rapporto con i genitori

Anche il rapporto con i genitori risulta alterato, infatti, la comunicazione, verbale e non verbale, può essere difficoltosa nella comprensione quotidiana di un “linguaggio” diverso che si traduce in una differente maniera di vedere e reagire agli stimoli esterni.

I genitori, dunque, non sempre sono in grado di comprendere e rispondere in modo opportuno ai loro figli, con i quali l’intesa va costruita gradualmente e, man mano che il “linguaggio” dell’uno e dell’altro viene decodificato, da entrambe le parti.

Disturbo dello Spettro Autistico: il rapporto con i genitori

Il rapporto con il bambino autistico è complesso, a partire dallo sguardo. Il modo in cui un bambino autistico osserva il mondo è diverso rispetto a quello usuale. I bambini autistici focalizzano l’attenzione su altri aspetti dell’ambiente che li circonda e catturare il loro interesse, per coinvolgerli nelle varie attività, può essere molto difficile.

Solitamente, entrambi i genitori presentano una buona capacità di cogliere e rispondere adeguatamente ai segni del bambino, riuscendo ad affrontare le diverse situazioni.

Giocare con un figlio autistico

Il gioco è l’attività principale di apprendimento di tutti i bambini. Diversi studi hanno messo in evidenza che i bambini con Disturbo dello Spettro Autistico dedicano molto più tempo al gioco esploratorio (come lanciare un pallone, pigiare un tasto per capire a cosa serve) rispetto al gioco simbolico (come, ad esempio, dare da mangiare a una bambola, far camminare una macchinina). I genitori mostrano grande capacità di adattamento nella sintonizzazione con le attitudini del loro figli.

Quando coinvolgere i genitori nella socialità del soggetto autistico?

È importante coinvolgere subito i genitori, appena s’inizia l’intervento di recupero con il bambino, al fine di dare ai genitori la possibilità di capire come entrare in sintonia con il figlio. Genitori e figli con ASD, solitamente, sviluppano un rapporto unico in cui la comprensione, dapprima difficoltosa, diventa istintiva e istantanea.

Il sistema emotivo-motivazionale nel soggetto autistico

Sembrerebbe che a impedire al soggetto con autismo di impegnarsi attivamente in una conversazione sia un deficit a livello del sistema emotivo-motivazionale.

I soggetti con un Disturbo dello Spettro Autistico spesso mostrano disinteresse nei confronti della voce umana e ciò potrebbe influire nelle loro scarse abilità comunicative.

Utilizzando una risonanza magnetica e mettendo a confronto il funzionamento cerebrale di 20 bambini con ASD e di 19 bambini con sviluppo nella norma, sono state analizzate le connessioni tra le aree coinvolte nella percezione della voce umana e altre aree del cervello. I risultati hanno evidenziato una scarsa connessione tra le aree incaricate alla percezione della voce umana e le aree coinvolte nel sistema emozionale. Ciò influisce sulla capacità di questi soggetti di percepire il dialogo e l’interazione sociale come piacevoli.

È possibile un test per la diagnosi precoce del Disturbo dello Spettro Autistico?

Si è visto che la diagnosi precoce rappresenta una chance per aiutare precocemente i bambini affetti da ASD. Individuare i “campanelli d’allarme” prima dell’età della diagnosi è un passo importante a scopo preventivo.

Una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Scientific Reports, parla di campanelli d’allarme osservabili prima della diagnosi e, addirittura, la possibilità di identificarli fin dalla nascita. I bambini, infatti, sin dalle prime ore di vita, sono attratti da stimoli sociali, biologici, fisiologici e visivi come i volti e il movimento. Questa attrazione risulta alterata negli individui con ASD.

Osservando neonati ad alto rischio (bambini con fratelli o sorelle affetti da ASD), si è notato che l’attenzione visiva era diversa tra neonati ad alto rischio e neonati a basso rischio per ASD. Mentre i neonati a basso rischio palesavano preferenza visiva per gli stimoli sociali (volti, dinamicità di un soggetto nella sua globalità), i neonati ad alto rischio tendevano, piuttosto, a osservare maggiormente stimoli non-sociali (gli individui autistici mostrano una maggiore sensibilità ai dettagli locali).

Tali risultati hanno dimostrato che disturbi di attenzione e comunicazione, che si manifestano verso i tre anni, sono in realtà presenti e prevedibili già alla nascita.

Sulla base di questi importanti contributi scientifici, in futuro, potrebbero essere sviluppati protocolli di screening per la diagnosi precoce di ASD. Conoscere anticipatamente il problema significherebbe avere la possibilità di intervenire precocemente nella terapia di integrazione sociale, comportamentale e comunicativa dei bambini con autismo.

Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Tania Catalano | Biologa
Tania Catalano | Biologa
in Salute

247 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
Una madre aiuta la figlia con i compiti
I 10 consigli per aiutare a crescere un bambino con disturbi del neurosviluppo

Durante il Congresso Nazionale di SINPIA, è stato presentato un decalogo per il corretto sviluppo mentale e fisico dei più piccoli. Scoprilo qui.