Tosse, starnuti e febbre: sono i principali sintomi che monitoriamo in questi giorni in cui si sta verificando l’espansione dell’infezione da parte del Coronavirus.
Ma non dimentichiamo che ci troviamo anche di fronte al classico periodo influenzale che torna a colpire nei primi mesi autunnali.
Inoltre, questo è anche il periodo delle allergie autunnali, come quella all'ambrosia e alla muffa nelle regioni del nord e quelle al polline della parietaria al meridione; ovunque poi aumenta la quantità di acari che inducono la caratteristica reazione allergica.
Non dimentichiamo, poi, le reazioni allergiche alimentari ad alcuni frutti di stagione come fichi, uva, castagne, cachi (tutti tipici prodotti autunnali) ma anche alla frutta secca, nello specifico mandorle, arachidi, noci e nocciole.
Insomma, queste informazioni ci servono per capire che nel difficile momento che stiamo attraversando, in cui siamo ancora impegnati da un lato nel prevenire l’infezione da Coronavirus e dall’altro nel riconoscerne repentinamente i sintomi, dobbiamo stare molto attenti a non confondere l’infezione da Coronavirus con i sintomi causati da una semplice influenza o da un’allergia stagionale.
Allergia o Coronavirus?
Per cominciare, la principale differenza tra allergia e infezione virale, sia essa causata da virus dell’influenza o da Coronavirus, riguarda il livello di reazione del nostro organismo.
Mentre l’allergia provoca una reazione soprattutto locale a carico delle vie nasali, i virus causano una reazione sistemica, che coinvolgono l’intero organismo, come spiegato dal dr. Greg Poland, professore di malattie infettive alla Mayo Clinic, negli Stati Uniti. Quindi, essendo l’allergia una reazione che si ripete di anno in anno, se ne riconosciamo dei sintomi familiari, dobbiamo semplicemente trattarli come abbiamo sempre fatto, per esempio ricorrendo agli antistaminici.
D’altra parte, a seconda dell’entità della reazione allergica, si può verificare anche la cosiddetta asma allergica che, come spiegano gli specialisti della clinica Humanitas, dipende da un’infiammazione dei bronchi a carico di certi allergeni, che ha come conseguenza difficoltà respiratorie. In questo caso, vengono utilizzati corticosteroidi e broncodilatatori per bloccare la crisi asmatica.
Influenza o Coronavirus?
Più complicato è invece è distinguere tra i sintomi causati dall’influenza stagionale e i sintomi causati dal coronavirus.
Secondo EpiCentro, il portale epidemiologico dell’Istituto Superiore della Sanità, l’influenza si contraddistingue per la sua manifestazione repentina di sintomi che causano un grave malessere generale: febbre, spesso accompagnata da brividi, mal di testa, mal di gola, raffreddore, tosse, dolori muscolari e ossei. L’influenza solitamente ha un periodo di un’incubazione di circa 1-2 giorni, mentre i suoi sintomi possono durare da 3-4 giorni fino a qualche settimana.
D’altra parte, come descritto dal Ministero della Salute, i sintomi causati dal Coronavirus sono simili, soprattutto per quanto riguarda la comparsa di febbre alta e tosse secca. Un numero più ridotto di pazienti ha inoltre presentato congestione nasale e gola infiammata con aggiunta di congiuntivite e perdita totale di gusto (cioè ageusia) e olfatto (ossia iposmia).Nei casi più gravi, invece, il Covid-19 può provocare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave e insufficienza renale.
Come comportarsi quindi di fronte ai sintomi simil-influenzali? Il dr. Jess L. Goodman, specialista di malattie infettive dell’università di Georgetown, consiglia di preoccuparsi quando la febbre molto alta è accompagnata da tosse severa e da difficoltà respiratorie (respiro corto, mancanza di aria). In questo caso, è necessario contattare un medico il prima possibile, poiché né una semplice influenza o né un’allergia sostenuta sono in grado di causare la compresenza di questi sintomi.
I soggetti allergici sono più esposti al Coronavirus?
Le problematiche respiratorie legate al Coronavirus hanno sollevato nelle persone allergiche un importante interrogativo: considerando sintomi come l’asma, l’allergia è un fattore predisponente all’infezione di Coronavirus?
Il noto virologo italiano Fabrizio Pregliasco, dell’Università degli Studi di Milano, ha affrontato la questione spiegando che dai primi dati sugli studi svolti sulla popolazione cinese, basandosi su 10.000-11-000 casi, non sono state riportate differenze di incidenza tra persone allergiche e persone non allergiche.
Inoltre, in uno studio scientifico pubblicato lo scorso febbraio, in cui è stata analizzata una coorte di 140 pazienti affetti da Coronavirus di Wuhan, in Cina, è stato dimostrato che nessuno dei pazienti risultava asmatico o positivo per rinite allergica, dermatite atopica o allergie alimentari, supportando l’idea che l’allergia non espone maggiormente le persone all’infezione da Coronavirus.
Inoltre, anche l’utilizzo degli antistaminici, noti per alleviare i sintomi dell’allergia, non rappresenta un fattore di rischio per le infezioni virali, in quanto, come spiega il dr. Grayson dell’Asthma and Allergy Foundation of America, gli antistaminici non sopprimono il sistema immunitario ma semplicemente promuovono un minore rilascio di istamina in circolo. Quindi, non c’è ragione per pensare che il loro utilizzo possa incrementare la possibilità di contrarre un’infezione.
Quindi, prestiamo sempre molta attenzione ai nostri sintomi, ma senza lasciamoci prendere dal panico: potrebbe trattarsi di una semplice influenza o un’allergia stagionale! In ogni caso, come predisposto dalle ormai note norme governative, qualsiasi sintomo sospetto dovrebbe farci attuare i controlli del caso e, in loro attesa, mantenersi in isolamento domestico. La risalita dei contagi, questo autunno, è necessario venga scongiurata in ogni modo possibile.