La depressione post partum è un disagio di tipo psicologico ben conosciuto che colpisce alcune donne dopo la nascita del proprio figlio e che, in alcuni casi, può diventare molto grave e portare ad azioni autolesionistiche o di rifiuto del proprio bambino. Oggi si sa che questo problema interessa moltissime neo-mamme, anche se, spesso, passa in breve tempo senza lasciare traccia.
In questo caso, si parla di “maternity blues” o “baby blues”, secondo il termine “blues” coniato dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott, che indica una lieve condizione di disagio interiore. Questa condizione colpisce dal 50 all’85% delle puerpere e si risolve spontaneamente in pochi giorni ma, in circa il 20% dei casi, evolve in vera depressione.
Come conoscere il disturbo
Per poter intervenire efficacemente sul disagio psicologico che emerge dopo il parto è necessario, per prima cosa, distinguerne le diverse forme. Gli esperti dicono che ci sono tre sottotipi sulla base della sintomatologia, ed è importante identificare il tipo specifico per personalizzare il trattamento terapeutico. In particolare, sempre secondo gli esperti, le donne che hanno avuto i sintomi durante la gravidanza sono a rischio di forme di depressione post-partum più severe di quelle i cui sintomi si manifestano soltanto dopo la nascita.
“I medici dovrebbero essere consapevoli e saper riconoscere i diversi modi in cui la depressione post partum può presentarsi“, dice il dr. Samantha Meltzer-Brody, direttore del Programma di psichiatria perinatale presso il Centro femminile per i disturbi dell’umore dell’University of North Carolina di Chapel Hill, corresponsabile di un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Psychiatry.
“Una valutazione approfondita della storia delle donne è necessaria per effettuare una diagnosi precisa che porti alle decisioni cliniche più utili e al più efficace trattamento terapeutico“, dice il dr. Meltzer-Brody. “Grazie al nuovo studio, ora capiamo che i sintomi che indicano il possibile sviluppo di una forma di depressione post-partum possono manifestarsi già durante la gravidanza”.
La ricerca ha fornito gli strumenti per una migliorata comprensione delle differenze nella presentazione clinica di diversi casi di depressione post-partum e consentito l’interpretazione dello screening, la diagnosi, il trattamento e la ricerca dei disturbi dell’umore nelle donne subito dopo il parto.
I ricercatori sono ora al lavoro per ampliare i risultati dello studio con nuove indagini che intervengano sulle cause biologiche e genetiche dei casi di depressione in tutto l’arco temporale perinatale. Nel frattempo, un Consorzio internazionale di centri di ricerca, denominato PACT (depressione post-partum: azione verso cause e trattamento), che comprende più di 25 ricercatori in sette paesi, ha confrontato e analizzato i dati di più di 10.000 donne, raccolti in studi precedenti. Questi dati sono stati analizzati utilizzando una particolare tecnica statistica, detta analisi di classe latente. La tecnica è ampiamente usata in psichiatria e altre discipline mediche ed è considerata come la più appropriata per analizzare la presenza o assenza di sintomi patologici specifici.
Le caratteristiche cliniche emerse e ritenute più rilevanti nel definire le tre varianti di depressione post partum sono:
- i tempi di insorgenza dei sintomi (inizio durante la gravidanza o dopo il parto)
- la gravità dei sintomi (tra cui i pensieri di suicidio)
- la presenza di disturbi dell’umore precedenti la gravidanza
- l’eventuale presenza di complicazioni mediche durante la gravidanza o il parto
In futuro, capiremo meglio le condizioni di salute mentale delle neo-mamme, aiutandole ad affrontare al meglio un momento tanto bello e delicato. Questa è la speranza che muove la scienza.