I problemi di infertilità si traducono spesso in problemi di coppia. Per la maggior parte delle coppie, l’obiettivo comune è la condivisione di un figlio e l’impossibilità di procreare può condurre a disagi psicologici e relazionali non indifferenti.
Fino a oggi, la fecondazione artificiale, che consiste nell’inserimento dello sperma direttamente nel collo dell’utero di una donna, per rendere il viaggio degli spermatozoi più breve e diretto, ha risolto gran parte dei problemi di infertilità. Con la fecondazione artificiale (o inseminazione intrauterina, IUI) molte coppie sono riuscite a bypassare il problema dell’infertilità.
Che tipo di sterilità può essere trattata con l’inseminazione artificiale?
La procedura può essere utilizzata per vari tipi di problemi di fertilità, sia maschili che femminili:
- Basso numero di spermatozoi
- Spermatozoi con problemi di motilità (che quindi hanno difficoltà a raggiungere l’uterno)
- Endometriosi
- Muco cervicale poco ricettivo (condizione a seguito della quale il muco che circonda la cervice impedisce allo spermatozoo di entrare nell’utero)
- Ostruzioni delle tube di Falloppio
I medici spesso suggeriscono l’inseminazione artificiale anche quando non riescono a capire il motivo per cui una coppia non risulta essere fertile.
In cosa consiste l’inseminazione artificiale?
I medici specializzati utilizzeranno i kit di ovulazione, ultrasuoni, ed eseguiranno esami del sangue per assicurarsi che la donna sia in ovulazione quando si farà l’inseminazione.
Il partner dovrà fornire un campione del suo sperma. Solitamente, si suggerisce l’astinenza dal sesso per circa cinque giorni prima della procedura per garantire un maggior numero di spermatozoi.
Lo sperma va “lavato” in laboratorio entro un’ora dall’eiaculazione. Il processo di “lavaggio” dello sperma consiste nella rimozione di sostanze chimiche nel liquido seminale che possono ridurre le probabilità di rimanere incinte.
Lo sperma va tenuto a temperatura ambiente per 30 minuti, si aggiunge una sostanza chimica che separa la frazione di sperma più attivo. Attraverso una centrifuga vengono raccolti gli spermatozoi migliori. Si utilizza poi un catetere attraverso il quale lo sperma purificato va inserito nel collo dell’utero.
La procedura di inseminazione artificiale è breve e relativamente indolore. Molte donne lo descrivono come simile a un Pap test. Si potrebbero avere crampi durante la procedura. In alcuni casi, prima di effettuare l’inseminazione, il medico somministrerà farmaci che stimoleranno l’ovulazione, come il citrato di clomifene.
L’inseminazione artificiale: le percentuali di successo
Le percentuali di successo per l’inseminazione artificiale variano. Tra le cause per cui le probabilità di riuscita potrebbero essere inferiori sono:
- Età avanzata della donna
- Uovo scadente
- Qualità dello sperma scadente
- Grave caso di endometriosi
- Danni alle tube di Falloppio
- Blocco delle tube
- Problemi ormonali
Creare embrioni senza cellula uovo, forse un giorno sarà possibile
Un esperimento incredibile che potrebbe rivoluzionare l’embriologia e le regole della vita. Alcuni studiosi, infatti, sono stati in grado di creare un embrione senza cellula uovo.
La natura impone che l’uovo venga fecondato da uno spermatozoo, ma i ricercatori sono riusciti a “ingannare” le uova di topo in via di sviluppo senza fecondazione. Gli embrioni risultanti sono stati creati per partenogenesi. Successivamente, le cellule create per partenogenesi sono state iniettate con sperma e l’embrione di topo ha iniziato a svilupparsi normalmente.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma questa procedura che ha permesso la creazione di un embrione partendo dalle cellule somatiche (cellule della pelle e altre parti del corpo) potrebbe rappresentare una vera rivoluzione che permetterebbe alle donne con problemi di fertilità di avere la possibilità di procreare.
Questa tecnica potrebbe essere utilizzata anche per salvare specie in via di estinzione.
“Questa è ancora una tecnica speculativa e fantasiosa, nonostante suggerisca potenzialità cellulari ancora prima d’ora non note“, ha specificato l’embriologo molecolare Tony Perry, autore senior dello studio. “Pensare di creare prole in questo modo non è ancora nemmeno lontanamente pensabile”.