“L’appetito vien mangiando”, almeno così dicevano le nostre nonne, ma oggi questa teoria è stata ribaltata, sembra, infatti, che l’appetito venga piuttosto mettendosi a dieta.
Perché mangiamo?
Mangiare, si sa, non è solo questione di assumere calorie utili al metabolismo del corpo. Dietro al cibo, però, c’è molto di più. Mangiare vuol dire anche:
- soddisfare esigenze di gusto
- colmare vuoti affettivi
- sfogare momenti di rabbia
- attirare l’attenzione
Quando ci sottoponiamo a una dieta dimagrante, facciamo tanti sacrifici per perdere il peso in eccesso e il desiderio di chiunque è quello di non riprendere i chili persi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è proprio ciò che avviene. È spontaneo chiedersi “perché così tante persone riacquistano il loro peso dopo aver lavorato duramente per perderlo?”.
La risposta, secondo un nuovo studio, è l’appetito.
Come risponde il nostro corpo ad una dieta ipocalorica?
I ricercatori del National Institutes of Health di Bethesda, hanno scoperto che, quando seguiamo una dieta ipocalorica, il corpo risponde alla perdita di peso spingendoci a mangiare circa 100 kcal, più del solito, per ogni 2 kg di peso perso.
Facendo un esempio pratico, se una persona che mangia normalmente circa 2.700 kcal al giorno perde circa 9 kg, il suo corpo farà una richiesta di circa 400 kcal in più, per un totale di 3.100 calorie al giorno. Sembra proprio questa ondata di appetito che guida il riacquisto del peso. L’effetto dato dall’appetito è, infatti, tre volte più forte del metabolismo rallentamento.
Gli esperti che hanno dato vita allo studio che sarà pubblicato nel numero di novembre della rivista Obesity e presentato il 2 novembre in occasione della conferenza ObesityWeek, dicono che, probabilmente, i medici dovranno cambiare approccio con i pazienti che hanno perso peso al fine di evitare che quest’ultimo venga riacquistato.
È difficile misurare l’appetito in maniera sperimentale nei soggetti che assumono farmaci per dimagrire, questo perché la maggior parte dei farmaci utilizzati per perdere peso funzionano facendo diminuire l’appetito, e ciò interferisce con i risultati.
Un gruppo di ricercatori ha testato un nuovo farmaco per il diabete, il cui principio attivo è il canagliflozin che riduce di zucchero nel sangue stimolando la sua escrezione attraverso le urine.
Durante lo studio, effettuato su 242 soggetti diabetici, è stato somministrato il canagliflozin a un gruppo di 153 pazienti e un placebo ai restanti 89 pazienti. Nell’arco di un anno, entrambi i gruppi hanno perso peso. Le 89 persone nel gruppo placebo hanno perso circa 2 kg. Le 153 persone che stavano assumendo canagliflozin hanno perso circa 7 kg. Le prove di laboratorio hanno dimostrato che stavano perdendo circa 360 kcal al giorno attraverso l’urina.
A un certo punto, però, il gruppo che assumeva il farmaco non ha perso più peso e questo perché i loro corpi stavano combattendo contro la perdita di peso, che li spinge a mangiare di più per compensare il deficit.
Dimagrire utilizzando farmaci o imparare a mangiare?
Molti dei farmaci utilizzati per perdere peso funzionano abbassando l’appetito di una persona, il problema si presenta dopo aver raggiunto il peso desiderato, quando bisogna sospendere l’assunzione del farmaco e il corpo, attraverso la fame, inizia la sua richiesta di calorie.
È questo il rovescio della medaglia di perdere peso attraverso i farmaci. Un buon approccio per intraprendere una dieta ipocalorica sembrerebbe, invece, quello di educare se stessi a un’alimentazione nella quale si riducono gradualmente le quantità. Sembra, infatti, che lo stomaco abbia una componente di elasticità che gli permette di abituarsi a quantità di cibo ridotte nel tempo.
L’educazione alimentare è un buon metodo per imparare a mangiare le giuste quantità. Un esperto nutrizionista è, certamente, in grado di guidare ad alimentarsi correttamente in base alle esigenze del corpo.