Per noi che ormai siamo abituati ad avere accesso 24 ore su 24 a qualsiasi fonte di informazione, grazie allo smartphone perennemente connesso al web, può apparire una notizia quasi scontata quella recentemente pubblicata dalla stampa internazionale, relativa all’accordo tra Ericsson, multinazionale delle reti mobili presente in 180 paesi, che gestisce il 40% del traffico mobile globale con reti che connettono 2,5 miliardi di persone, e l’International Rescue Committee (IRC), l’agenzia guidata dall’ex ministro inglese David Miliband, che opera oggi in 40 paesi, fornendo assistenza sanitaria, infrastrutture, istruzione e supporto economico alle popolazioni in difficoltà, con un’attenzione speciale per profughi, donne e bambini.
L’accordo
In realtà, spiegano dalla Ericsson, nei paesi svantaggiati, le reti mobili di ultima generazione, quelle che permettono l’uso degli smartphone e l’accesso al web per condividere immagini e informazioni, sono ancora troppo poco diffuse, mentre il loro utilizzo sarebbe molto importante proprio per salvare vite umane.
Come è stato, ed è tuttora, nel caso dell’epidemia di Ebola, alcune malattie pericolose si sviluppano e diffondono nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dove l’accesso alle moderne reti mobili è ancora un privilegio riservato a pochissimi.
Grazie all’impegno congiunto di Ericsson e di IRC e con il contributo fondamentale di un “esercito” di volontari, gli smartphone di cui sono stati dotati medici ed operatori sanitari sono stati correttamente configurati con una serie di applicazioni particolarmente utili per condividere dati sanitari, e controllare l’evoluzione dell’epidemia.
Alcune app, come EPI Info, sviluppata dal Centro Internazionale per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie e utilizzata per la prima volta in Liberia, ha fornito agli operatori sanitari strumenti uno strumento per calcolare le dimensioni dei campioni raccolti, catalogare e confrontare dati, ottenere rapidamente risultati delle analisi di laboratorio.
Altre applicazioni, come Commcare, sono state di grande aiuto per migliorare le prestazioni degli operatori impegnati direttamente con i malati, in particolare offrendo attività di reporting condiviso e in tempo “quasi” reale. Parallelamente all’utilizzo della tecnologia per combattere l’epidemia di Ebola, la collaborazione tra Ericsson e IRC si è sviluppata nel sud del Sudan dove, a causa dei noti e prolungati eventi bellici, si registra un’enorme massa di profughi.
In questo caso, la tecnologia si è dimostrata molto utile per favorire il ricongiungimento dei profughi alle loro famiglie.
“Chi si occupa di emergenze umanitarie oggi, si trova di fronte a sfide sempre più rilevanti”, ha dichiarato in un’intervista al periodico Wired, Elaine Weidman-Grunewald, vicepresidente senior di Ericsson per la sostenibilità e la corporate responsability, concludendo che “la tecnologia e le telecomunicazioni possono contribuire ad alleviare le sofferenze e a salvare vite umane”.