Sappiamo davvero cosa mangiamo? Quanti di voi si soffermano a leggere le etichette dei prodotti per saperne di più su provenienza, ingredienti, processo di lavorazione?
Siamo talmente abituati ad avere a che fare con cose che conosciamo poco o che sfuggono al nostro controllo, che spesso mettiamo sulle nostre tavole cibi di cui ignoriamo le informazioni più elementari.
Ma ora l’allarme arriva forte e chiaro dalla Coldiretti: consumiamo cibi pericolosi, tossici o taroccati. Mozzarelle prodotte negli Stati Uniti, pomodoro per la pizza cinese, olio di oliva sudafricano sono solo alcuni degli esempi di ciò che viene prodotto all’estero e venduto nel nostro Paese come fosse “locale”.
La cosa peggiora quando questi alimenti possono nuocere gravemente alla nostra salute perché contengono sostanze chimiche altamente dannose per il nostro organismo, come micotossine, additivi e coloranti fuori legge.
La lista nera degli alimenti
In testa ci sono senza dubbio i broccoli cinesi, in cui sono state riscontrate irregolarità nel 92% dei casi (contengono insetticidi, pesticidi e fungicidi, quali Acetamiprid, Chlorfenapyr, Carbendazim, Flusilazole e Pyridaben). Anche nel 2015, la Cina ha raggiunto il primato in quanto a prodotti alimentari fuori legge. Subito dopo troviamo il prezzemolo vietnamita, con il 78% di irregolarità (contiene Chlorpyrifos, Profenofos, Hexaconazole, Phentoate, Flubendiamide), e il basilico indiano in 6 casi su 10 (contiene Carbendazim, vietato in Italia perché cancerogeno).
Fate attenzione anche a ciò che arriva dall’Egitto: le melegrane provenienti da questo Paese superano i limiti di sostante consentite nel 33% dei casi, le fragole nell’11% e le arance nel 5%. Presenza di residui chimici irregolari è stata trovata anche nel peperoncino della Thailandia nel 21% dei casi, nei piselli del Kenia nel 10% e nella menta proveniente dal Marocco nel 15%.
Problemi anche per la frutta dal Sud America: meloni e cocomeri importati dalla Repubblica Dominicana sono fuori norma nel 14% dei casi per l’impiego di Spinosad e Cypermethrin.
Pizze taroccate
Il problema si aggrava quanto si tratta di prodotti processati e ricette in cui non vi è l’obbligo di specificare origini e caratteristiche degli alimenti. È il caso della pizza, il piatto italiano per eccellenza. Sappiate infatti che due pizze su tre contengono mozzarella proveniente dalla Lituania, pomodoro cinese e olio tunisino.
Secondo i dati della Coldiretti, le importazioni di pomodoro dalla Cina sono aumentate nell’ultimo anno del 379%, quelle dell’olio di oliva tunisino del 279% e di formaggi dalla Lituania del 17%.
Come difenderci?
Una delle armi che abbiamo a disposizione per difenderci è che sia garantita la tracciabilità dei prodotti e la loro etichettatura, in modo da conoscerne origini e ingredienti. Lo chiedono non solo i consumatori, ma anche gli agricoltori italiani, soprattutto napoletani. La Campania infatti è la regione i cui prodotti sono più imitati all’estero, con miriadi di produttori che non hanno nulla a che vedere con la Regione e con la Denominazione di Origine Protetta (DOP), una vera e propria tutela giuridica che ci aiuta a riconoscere quelle locali. La mozzarella, infatti, è in assoluto uno dei cibi italiani più copiati e contaminati.
Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martin ha espresso tutto il suo sostegno, affermando che si intensificheranno i controlli sui prodotti che entrano in Italia, controlli che negli ultimi due anni sono stati 250 mila, e che si cercherà di promuovere maggiormente l’agricoltura locale.
Quando un alimento si dice DOP
La denominazione di origine protetta, nota con l’acronimo DOP, è un marchio che sancisce la qualità del prodotto, secondo le normative dell’Unione europea. Discriminante, nella scelta dei prodotti a marchio DOP è l’ambiente, sia quello geografico (clima, caratteristiche ambientali) sia quello umano (tecniche di produzione, artigianalità, savoir-faire).
Eccellenza dell’agricoltura italiana
Sì, perché almeno qui arriva una bella notizia: l’agricoltura italiana è la più green d’Europa. Abbiamo infatti 281 prodotti a denominazione di origine (Dop o Igp) e il maggior numero di aziende dedite all’agricoltura biologica a livello europeo. In termini di sicurezza, abbiamo il minor numero di prodotti contenenti sostanze chimiche nocive, che sono solo lo 0,4%, ovvero quattro volte meno la media Ue (1,4%) e molto meno dei prodotti che arrivano dal resto del mondo (7,5%).
Ogni volta che è possibile, quindi, guardate le etichette e scegliete i prodotti nostrani. La vostra salute ci guadagnerà!