La medicina genetica negli ultimi anni sta compiendo dei passi da gigante e nuove scoperte sempre più importanti vengono fatte ogni giorno. L’ultima scoperta che è stata fatta ha quasi dell’incredibile e apre nuove porte per potenziali cure: le cellule della pelle umana sono state trasformate in cellule del cuore.
I ricercatori hanno somministrato un cocktail di farmaci alle cellule, utilizzando una specifica concentrazione, ma senza dover manipolare i geni originali della pelle. Inoltre, la fase in cui le staminali generano qualsiasi tipo di cellula è stata eliminata e questo è un enorme passo avanti per chi studia la rigenerazione dei tessuti.
Lo stesso gruppo di ricercatori ha pubblicato un altro studio in cui sono riusciti a prendere le cellule della pelle di un topo e le hanno trasformate in cellule cerebrali usando una tecnica simile.
La ricerca
Il gruppo di scienziati, che sono guidati da Sheng Ding nell’Istituto di Gladstone per le malattie cardiovascolari a San Francisco, sono fermamente convinti che la loro ricerca possa essere di aiuto nella rigenerazione del tessuto che ha subito danni, ad esempio in pazienti che hanno avuto un arresto cardiaco.
Utilizzando una miscela di diversi farmaci per indurre le cellule già presenti a trasformarsi in cellule cardiache perfettamente funzionanti si potrebbe bypassare la necessità di cellule prelevate dal paziente e geneticamente modificate per ottenere gli stessi risultati. “Questo sarebbe un passo importante nel trattamento di danni ai tessuti”, afferma l’autore dello studio “ed è simile a come altri animali, ad esempio le salamandre, raggiungono questo obiettivo in modo naturale”.
Il primo studio, pubblicato su Science, spiega come trasformare le cellule della pelle umana in cellule del muscolo cardiaco. Ciò è stato possibile posizionando le cellule originali in un cocktail di nove sostanze chimiche per disattivare i geni delle cellule della pelle, poi le cellule sono state trattate con un secondo cocktail di sostanze chimiche e ormoni della crescita per trasformarle in cellule cardiache. Un impressionante 97 per cento delle cellule ha cominciato a battere. I ricercatori sono stati anche in grado di trapiantare le cellule recentemente trasformate nei cuori dei topi, dove si sono completamente sviluppate in cellule muscolari sane.
Le cellule del cervello sono state create in modo simile e i risultati sono invece stati pubblicati in Cell Stem Cell. Nel corso di 10 giorni, i ricercatori sono stati in grado di trasformare i geni dei topi delle cellule della pelle e quando poi le cellule trattate sono state trapiantate nel cervello del topo sono andate a formare i tre principali tipi di cellule cerebrali:
- neuroni
- oligodendrociti
- astrociti
“Con una maggiore sicurezza, queste cellule staminali neurali potrebbero essere utilizzate un giorno per la terapia di sostituzione cellulare in malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer“, ha detto il co-autore Yadong Huang, MD, Ph. “In futuro, potremmo anche immaginare un trattamento per i pazienti basato su un cocktail di farmaci che agisce sul cervello o sul midollo spinale e ringiovanisce le cellule del cervello in tempo reale“.
“Questo metodo ci porta ad essere più vicini alla generazione di nuove cellule nel punto di lesione nei pazienti“, spiega Ding in un comunicato. “La nostra speranza è quella di trattare un giorno malattie come l’insufficienza cardiaca o il morbo di Parkinson con farmaci che aiutino il cuore e il cervello a rigenerare le aree danneggiate partendo dalle cellule dei tessuti esistenti. Questo processo è più vicino alla rigenerazione naturale che avviene in animali come i tritoni e le salamandre, che ci hanno a lungo affascinato.”
I ricercatori sostengono che la loro tecnica è efficiente e affidabile e che si elimina la necessità di introdurre nuovi geni per farli trasformare in cellule staminali.
Non resta che sperare che inizino presto a utilizzare questa tecnica per curare le malattie, dando speranza a chi si trova magari ad affrontare il morbo di Parkinson o ha subito gravi danni neurologici.