Le difficoltà e le lunghe convalescenze che devono affrontare medici e pazienti nella cura di ferite ed ustioni potrebbero presto essere un ricordo.
L’Università di medicina “Wake Forest” della Carolina del Sud sta sperimentando bioprinting, una vera e propria “stampante di pelle”, presentata al congresso AAAS (American association for the advancement of science), l’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze.
Come funziona bioprinting?
Il sistema è utilizza dei laser 3D integrati che rilevano l’estensione e la profondità della lesione e creano una ricostruzione tridimensionale del tutto corrispondente alla parte da curare. Il lembo di pelle, “stampato” direttamente sulla ferita, è composto da cellule della pelle, collagene e coagulante.
Quali i vantaggi comporta?
Anzitutto vengono drasticamente ridotti i tempi di guarigione delle ferite e delle ustioni: la sperimentazione ha permesso di stimare un tempo medio di circa due settimane; inoltre i vantaggi più importanti sono legati all’immediata disponibilità dei lembi di pelle, ed alla portabilità di bioprinting: basti pensare che lo stesso Esercito americano ha molto a cuore questa innovazione che permetterebbe di curare sul posto le ferite e le ustioni dei soldati.
La sperimentazione sinora è stata condotta con ottimi risultati su topi e maiali, ed ha permesso ai ricercatori di creare lembi di pelle della dimensione di 10 cm x 10 cm. Si prospetta una innovazione rivoluzionaria, specie se potrà dar modo – come si spera – di stampare anche gli organi.