Continuate a fare le parole crociate

Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 11 Giugno, 2019

parole crociate fa bene al cervello?

Quante volte vi siete ritrovati a fare le parole crociate, soprattutto nella bella stagione, magari sotto l’ombrellone? Non credete sia solo un piacevole passatempo. Con le parole crociate aiutate il vostro cervello a stare alla larga dal declino cognitivo. Non ci credete? 
Abbiamo le prove.

Mantenere il cervello attivo con le parole crociate

Sono sempre di più gli studi che dimostrano come sia benefico mantenere attivo il cervello con queste tipologie di giochi. Uno tra i tanti, lo studio PROTECT, pubblicato sull’International Journal of Geriatric Psychiatry, in cui 19.000 partecipanti sono stati sottoposti a dei test cognitivi per mettere alla prova livello di attenzione, memoria e ragionamento.

Cosa è emerso? Le persone abituate svolgere giochi di parole o numeri ha ottenuto il miglior punteggio nel test. Addirittura, chi abitualmente risolve puzzle, ha dimostrato avere un’età mentale 10 anni minore rispetto a quella anagrafica, sempre secondo i risultati ottenuti dai test.

Come aggiunge la dr.ssa Anne Corbett, autrice principale della ricerca, questo risultato non deve farci pensare che risolvere le parole crociate sia sufficiente per ridurre il rischio di demenza senile. Sicuramente, però, avvalora l’idea che la loro compilazione regolare aiuti il nostro cervello a lavorare meglio – e per più tempo!

Anche secondo la dr.ssa Jessica Langbaum, che si occupa di ricerca sulla sindrome dell’Alzheimer, svolgere attività cognitivamente stimolanti può aiutare a mantenere attive le nostre abilità di pensiero, attenzione e ragionamento.

Ritardare il declino cognitivo

Al di là delle possibili correlazioni che possono essere stabilite per gli individui sani, quando si parla di patologie del cervello, siano esse una semplice demenza senile o un più problematico morbo di Alzheimer, il concetto chiave si basa nel bilancio tra la patologia cerebrale e la forza cognitiva dello stesso cervello.

Come spiega la neurologa newyorkese dr.ssa Gayatri Devi, nel momento in cui una patologia cerebrale inizia aggressivamente a farsi strada nel cervello non esiste una forza cognitiva abbastanza forte che sia capace di bloccare la progressione della malattia.

Per fortuna, nella maggior parte dei casi, questo tipo di patologie progredisce lentamente e permette ai medici di gestire o ritardare la totale demenza cognitiva. 
Ciò non toglie che possiamo comunque allenare – nei limiti del possibile – il nostro cervello con dei validi esercizi mentali. Il trucco? Aumentare l’allenamento con il progredire degli anni! Ovviamente, parole crociate, sudoku e affini non sono l’unica soluzione possibile. Anzi. Cimentarsi nell’apprendimento di una nuova lingua potrebbe essere oltremodo stimolante.

Insomma, tipologie di giochi a parte, gli esperti ci mettono in guardia: queste (buone) abitudini ci aiutano a mantenere maggiormente reattivo il cervello. Siete già corsi in edicola?

Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice
Scritto da Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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