Secondo una recente ricerca, l’assunzione elevata di fluoro da parte dei più piccoli può essere collegata ad uno sviluppo più basso del quoziente intellettivo.
Ma cosa si basa questa ricerca? Scopriamolo di seguito.
Lo studio
Stando all’indagine – pubblicata su Jama Pediatrics – ogni aumento di una parte per milione (ppm) dei livelli di fluoro rilevati nelle urine, equivalente a una misura delle concentrazioni di una determinata sostanza, portava in media ad una riduzione di 1,63 punti nel punteggio del QI dei bambini.
In generale, si è osservato che i bambini esposti ai livelli più alti di fluoro presentavano un QI inferiore di circa 7 punti rispetto a quelli meno esposti; questo numero, seppur modesto, a lungo andare può causa gravi implicazioni: una riduzione di soli 5 punti nel QI di una popolazione, infatti, può potenzialmente incrementare il numero di persone classificate come portatrici di disabilità intellettiva.
Non è stata rilevata nessuna correlazione, invece, quando i livelli di fluoro sono di 1.5 milligrammi al litro (o inferiore).
Per arrivare a questa conclusione, sono stati presi in esame i risultati di 74 studi condotti in 10 paesi del mondo – 45 di queste arrivano dalla Cina, paese in cui i valori del fluoro sono spesso più alti rispetto ad altre zone.
Il fabbisogno di fluoro
Il fluoro è un minerale naturalmente presente nel suolo, nell’acqua e nell’aria – e, in quantità minore, in spinaci, cereali, tè, patate, frutti di mare, pesce o nei dentifrici (per migliorare lo smalto dentale).
Il fabbisogno è di circa 1 mg al giorno e viene facilmente raggiunto tramite una dieta equilibrata e varia.
In alcuni paesi (Australia, Brasile, Africa subsahariana, Penisola arabica meridionale, Asia meridionale e orientale e America) il fluoro è aggiunto all’acqua potabile – non in Italia, dove la concentrazione di questo minerale è in linea con il limite massimo consigliato dall’Oms.
Negli Stati Uniti, infatti, si consiglia di utilizzare fonti d’acqua alternative per i bambini di età inferiore agli 8 anni.
I limiti della ricerca
Alcuni studiosi affermano come la ricerca non fornisca un contesto adeguato per quanto riguarda gli studi sugli animali: questi, infatti, non hanno mostrato particolari effetti negativi dell’esposizione al fluoro.
Un’altra criticità riguarda il rischio di errori sistematici legati alla metodologia di raccolta dati e di interpretazione errata degli stessi, dal momento che la maggior parte delle indagini provengono da paesi fuori dagli Stati Uniti – come detto prima, in Cina i livelli di fluoro sono naturalmente più alti rispetto ad altre zone del mondo.
Infine, va sottolineato che avere un alto quoziente intellettivo non significa essere più intelligenti della media, dal momento che questo dato misura le abilità cognitive e non costituisce un valore di intelligenza complessiva.
Gli autori dello studio, quindi, oltre a indicare un approccio cauto nei confronti del fluoro per i più piccoli, suggeriscono che gli studi hanno bisogno di ulteriori conferme.