È con questo slogan che le persone di tutta Italia, e non solo, si dimostrano solidali nei confronti del quattordicenne Giulio, escluso dalla gita scolastica perché affetto da autismo.
È stata proprio la scuola a non render noto né allo studente della scuola media, né ai suoi genitori che quel giorno sarebbe avvenuta la consueta gita annuale della sua classe.
Il post pubblicato su Facebook
“Mi chiamo Giulio, ho 14 anni, sono affetto da autismo, ma sono anche altro!”: è così che il ragazzo si è sfogato sul social network. Nessuno gli aveva comunicato della giornata di vacanza e lui si è presentato, come ogni giorno, a scuola e quello che ha trovato lo ha sconcertato: la classe era completamente vuota. Tutti i suoi compagni erano andati alla gita scolastica, tranne lui.
Non si parla solo di rifiuto del diverso, in questo caso c’è anche la negligenza degli insegnanti a farla da padrona. Loro si giustificano col fatto che sarebbe stata una giornata stancante per lui; la verità è che molto probabilmente lo sarebbe stata per loro.
La difficoltà di Giulio nell’esprimersi a parole non gli impedisce però di scrivere quello che prova e i suoi sentimenti oscillano tra rabbia, frustrazione, tristezza per aver perso una giornata che avrebbe potuto passare all’aria aperta con i suoi compagni, viaggiando in pullman, che gli piace tanto. Quello che fa rammaricare più di tutto il ragazzo è che altri abbiano deciso per lui e per la sua famiglia, senza nemmeno interpellare quest’ultima che è letteralmente caduta dalle nuvole.
Autismo e discriminazione
Giulio è uno dei tanti casi di discriminazione compiuti ai danni di ragazzi autistici che hanno bisogno di qualcuno che li segua costantemente.
È importante che prima di tutto i compagni dei bambini affetti da autismo capiscano che, pur avendo alcune limitazioni a livello sociale, sono in grado comunque di interagire con loro se presi nel giusto modo, il quale va impartito da persone competenti. Troppi istituti scolastici sono ancora sprovvisti di insegnanti e tutor che accompagnino questi ragazzi nel loro percorso formativo, sia a livello scolastico che a livello personale. La cosa più importante per questi bambini è venir trattati in modo equo, senza favoritismi o esclusioni di alcun genere.
Una cosa è chiara: qualcosa deve cambiare. Dai vari social network si è alzata una voce che reclama un sostengo per i genitori e per i bambini con bisogni speciali.
È tempo di chiedere una riforma, i genitori e gli educatori devono diventare alleati e sostenitori di significativi cambiamenti all’interno del sistema educativo.