Attenzione! Dilaga il contagio da pigrizia…

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 12 Gennaio, 2021

pigrizia: ecco perché è contagiosa!

Secondo la scienza, non sono solo le malattie infettive a essere contagiose, ma anche gli atteggiamenti e i comportamenti, oltre alle abitudini di vita. Vediamo in che modo si possono trasmettere le proprie abitudini e in che cosa consiste la sindrome da pigrizia.

In che modo la pigrizia è contagiosa?

A rivelarlo è stata una ricerca condotta da un team di Parigi del Brain and Spine Institute, secondo la quale non solo la pigrizia, ma anche l’impazienza e la prudenza sono ad alto carattere “infettivo”. Il passaggio da persona a persona in realtà non è consapevole, ma agisce a livello inconscio.

La ricerca è stata effettuata su 56 volontari, sottoposti a diversi compiti che comprendevano la scelta tra molte alternative, ognuna delle quali implicava un atteggiamento di genere pigro, imprudente o impaziente.

Il compito successivo consisteva nell’ipotizzare la scelta di un’altra persona, in realtà un computer. Una volta rivelata la risposta, ai candidati è stato chiesto di ripetere i vari compiti, verificando quindi se fossero stati influenzati o meno.

Il falso consenso e l’influenza sociale

A seguito degli studi, sono emersi due atteggiamenti differenti:

  • il falso consenso, ossia la tendenza a proiettare sugli altri il proprio pensiero;
  • l’influenza sociale, l’emulazione di un comportamento.

Cos’è la sindrome da primavera e qual è il legame con la pigrizia?

Tuttavia, l’influenza sul nostro comportamento dovuto a fattori esterni non è un concetto insolito per l’essere umano, che da sempre viene influenzato dagli elementi meteorologici. L’organismo, infatti, è fortemente assoggettato alla luce solare, che attraverso l’ormone della melatonina, regola il ciclo di sonno-veglia, scandendo quindi i momenti di sonno da quelli di veglia.

La luce, in sostanza, inibisce la produzione di melatonina e sprona l’organismo ad effettuare un maggiore carico di lavoro. Questa risposta viene spesso avvertita come l’affaticamento durante il cambio di stagione, dovuta a un maggiore numero di ore di luce rispetto all’inverno.

Ma il cambio di stagione, da inverno a primavera, non si limita a questo. Con l’arrivo dell’ora legale, la giornata non viene più considerata “al termine” verso le 18-19, ma tra le 20 e le 21, posticipando così il riposo di ben due ore e aumentando il senso di stanchezza.

Questa sensazione viene detta “sindrome da primavera” ed è caratterizzata da:

  • irritazione
  • aggressività
  • ansia
  • scarsa concentrazione
  • sensazione di malessere generale
  • problemi intestinali
  • insonnia e depressione

Anche la pressione del sangue può subire delle modifiche, che contribuiscono al generale malessere. Infatti, l’aumento della temperatura può comportare un abbassamento della pressione, specie dopo i pasti. Tale sintomo può causare vertigini, sonnolenza e anche mal di testa.

Cosa fare per superare la sindrome da primavera?

Per riuscire a superare indenni questo periodo così stressante per il nostro organismo, abituato ai tempi più lenti dell’inverno, è consigliabile dedicarsi più tempo per il benessere non solo fisico ma anche psicologico, programmando attività fisica e hobby che possono diminuire tensione e irritabilità.

Inoltre, per combattere la pigrizia ed evitarla quindi di trasmetterla ad altri si consiglia di:

  • mantenere un’alimentazione leggera, in particolar modo la sera;
  • evitare sostanze eccitanti quali tè, caffè e cioccolata;
  • preferire alimenti quali cereali, insalate e agrumi;
  • bere molto per idratare l’organismo ed espellere le tossine accumulate durante i mesi invernali.

Infine, per uscire dallo stato di pigrizia inerme è altamente sconsigliato restare a “vegetare” davanti alla televisione e prediligere l’attività fisica, come corsa, passeggiate all’aria aperta, frequentare una palestra per eliminare i chili presi durante l’inverno, ma anche dedicare le giuste ore di sonno notturne necessarie all’organismo per far fronte alle attività in più.

Si ricorda che è fondamentale prestare attenzione a tutti i segnali che arrivano dal proprio organismo, perché anche i piccoli malesseri e i disturbi gastro-intestinali, come le difficoltà digestive, possono essere un sintomo di leggera depressione o di stress cronico in atto. Riuscire ad individuare questi segni permette di apportare i giusti cambiamenti nella vita, e gestire al meglio una determinata situazione in poco tempo, senza trascinarsi addosso i problemi, permettendogli di degenerare in qualcosa di serio e grave.

Parlare con il proprio medico curante può aiutare ad escludere delle patologie fisiche e a concentrarsi sui propri problemi psicologici.

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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