Aspirina: riduce il rischio di tumore all’ovaio del 10%, secondo nuovi studi

Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

Quando ci ammaliamo dei classici disturbi invernali, tra raffreddori e influenze, l’aspirina diventa essenziale per combatterne i sintomi. Questo, però, non è il suo unico scopo.

L’acido acetilsalicilico, noto comunemente come aspirina, è un farmaco antinfiammatorio non-steroideo (FANS) della famiglia dei salicilati, ideale per combattere i primi sintomi influenzali, dolore e infiammazione, grazie alle sue proprietà antipiretiche, analgesiche e antinfiammatorie. Viene anche classificato come farmaco antiaggregante, per via del suo effetto fluidificante sul sangue.

Non finisce qui: nuovi studi affermano che l’assunzione quotidiana di aspirina può ridurre il rischio di tumore ovario del 10%.

Cancro ovarico, uno dei tumori più diffusi in Italia

Secondo i dati riportati dal Registro Tumori del 2017, sono circa 5.200 le donne che ogni anno vengono colpite dal cancro alle ovaie. È al nono posto tra le forme tumorali e costituisce il 3% di tutte le diagnosi di tumore. Inoltre, rappresenta circa il 30% di tutti i tumori maligni dell’apparato genitale femminile ed è quindi fra i cancri ginecologici più diffusi.

Le donne più a rischio hanno tra i 50 e i 69 anni di età, poiché nella maggior parte dei casi il tumore si sviluppa dopo l’ingresso in menopausa. A livello genetico, invece, una percentuale tra il 7 e il 10% di tutti i casi di cancro ovarico è il risultato di una alterazione ereditaria. In presenza di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 può verificarsi la presenza contemporanea, o in tempi diversi, di tumore alle ovaie e carcinoma della mammella.

Diversi studi svolti nel corso degli anni hanno rilevato l’importanza del ruolo dell’infiammazione nell’insorgenza del tumore alle ovaie. Quando vi è in corso una risposta infiammatoria, i globuli bianchi producono sostanze che portano le cellule a dividersi e a crescere per nutrire e generare i tessuti.

Nel caso di infiammazione cronica, però, se il sistema immunitario con si attiva per guarire l’organismo, il DNA potrebbe subire danni e portare quindi all’insorgenza del cancro. Dato che i FANS sono in grado di bloccare la crescita cellulare, i ricercatori si sono concentrati sull’eventuale azione antitumorale di medicinali come aspirina, ibuprofene o naprossene.

L’aspirina riduce davvero il rischio di cancro

La conferma sugli effetti antitumorali dell’assunzione quotidiana di aspirina arriva da due studi, pubblicati sulle riviste scientifiche Journal of the National Cancer Institute e Lancet Oncology.

Sono ben tredici gli studi che i ricercatori del National Cancer Institute e del Moffitt Cancer Center hanno analizzato per giungere alla loro conclusione, ovvero che i farmaci antinfiammatori non steroidei riducano il rischio di tumore ovarico.

Queste ricerche si erano preoccupate di indagare la tendenza al consumo di antinfiammatori in oltre 750 mila donne. Nel corso dei vari controlli, sono stati individuati circa 3500 casi di tumore, associati spesso a donne che non assumevano quotidianamente aspirina. Da ciò, gli scienziati hanno dedotto che l’assunzione di questo FANS diminuisce del 10% il rischio di sviluppare un cancro ovarico.

Anche il secondo studio, portato avanti dai ricercatori della University of Hawaii e del Moffitt Cancer Center, riporta conclusioni simili. Secondo i risultati ottenuti, infatti, i FANS potrebbero inibire meccanismi coinvolti nello sviluppo e nella progressione tumorale, come la creazione di prostaglandine, che – oltre a essere i mediatori chimici del processo infiammatorio – possono promuovere la crescita e la diffusione delle cellule neoplastiche.

Ma c’è dell’altro. I farmaci antinfiammatori non steroidei hanno anche un effetto antiaggregante, ovvero sono in grado di ostacolare l’aggregazione piastrinica, così da ridurre il rischio di trombi. Secondo i dati, circa un terzo delle donne affette da tumore alle ovaie soffre di trombocitosi, una condizione in cui l’organismo sovra-produce piastrine. Un aumento della conta delle piastrine può influire sullo sviluppo del tumore e favorirne la crescita. Quindi, l’assunzione di questi farmaci in donne affette da trombocitosi potrebbe rallentare il corso del cancro.

In questo studio sono stati analizzati quasi un migliaio di casi di tumore ovarico. Dopo la diagnosi, le donne che nel proprio trascorso avevano fatto uso di aspirina e di altri farmaci antinfiammatori sono state soggette di un miglioramento del 30% nella sopravvivenza.

Dunque, non solo questi farmaci riducono il rischio di tumore, ma aumentano anche le possibilità di sopravvivenza dopo la comparsa del cancro.

Questi risultati rappresentano una tappa fondamentale nella ricerca contro il cancro. Grazie a ulteriori studi, un giorno potremo essere in grado di abbinare i FANS a farmaci oncosoppressori, così da rendere sempre più mirate ed efficaci le cure antitumorali.

Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie
Scritto da Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Sono una studentessa di Biotecnologie e, negli anni, ho sviluppato una vera e propria passione per tutto ciò che riguarda la medicina e la scienza in generale. Amo da sempre leggere e scrivere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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