Ero cieca… ora vedo grazie agli occhi bionici

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 30 Settembre, 2014

Cosa si prova a vedere di nuovo dopo anni di cecità?

Fran Fulton, una donna di 66 anni, ha provato questa straordinaria emozione, recuperando la vista dopo 10 anni grazie a un’incredibile invenzione medica.

La donna, colpita da una grave forma di retinite pigmentosa, una malattia degenerativa degli occhi che provoca cecità, ha perso gradualmente la capacità di vedere. Questo sino allo scorso luglio, quando, aiutata dal progresso tecnologico in campo medico-oculistico è riuscita a “riaccendersi”, provando una sensazione a suo dire straordinaria.

Come è stato possibile restituirle la vista?

Un innovativo sistema, chiamato Argus II, ha reso possibile il miracolo. Questo sistema è composto da un paio di occhiali dotati di fotocamera e collegati a elettrodi impiantati nel bulbo oculare, che alimentano nel cervello le informazioni visive. Utilizzando Argus II, è stato possibile per la donna tornare a vedere.

Ma quali sono le sensazioni provate?

Quando mi sono accesa, per così dire, è stata assolutamente l’esperienza più spettacolare della mia vita“, dice Fran Fulton. “Ero così sopraffatta ed eccitata, che il mio cuore ha cominciato a battere così velocemente che ho dovuto mettere la mia mano sul mio petto perché ho pensato che stesse per scoppiare“.

fran

Fran Fulton, in blu, può vedere ancora una volta la sua famiglia.

 

Ovviamente, non si può dire che la vista recuperata sia al 100%, ma i ricercatori sperano di compiere ancora passi avanti.

Su cosa si basa la tecnologia di Argus II?

Grazie a un elettrodo impiantato sulla retina si bypassano le sezioni danneggiate dell’occhio. Il sistema Argus II è costituito da tre parti:

  • un paio di occhiali
  • un convertitore
  • una matrice di elettrodi

Gli occhiali non sono correttivi, sono semplicemente un veicolo per la fotocamera. L’immagine della telecamera viene poi trasmessa giù in un convertitore che può essere trasportato in una borsa o in tasca. Questa casella invia segnali alla matrice degli elettrodi impiantata sulla retina del paziente.

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Un elettrodo impiantato sulla retina bypassa le parti danneggiate dell’occhio

 

Robert Greenberg, presidente e CEO di Second Sight, l’azienda che ha sviluppato Argus II, spiega che l’occhio è come una torta a più strati. Su uno strato ci sono le cellule sensibili alla luce che consentono la visione delle immagini. Ma per i pazienti colpiti da retinite pigmentosa, queste cellule sono morte. Così, spiega Greenberg, “stiamo bypassando le cellule morte per andare al livello successivo della torta“.

Come è stato possibile impiantare gli elettrodi sulla retina?

La retina è spessa quanto la carta. Sviluppare qualcosa che può sedersi sulla superficie della retina senza danneggiarla è veramente difficile. Questa è stata la cosa più dura“.

Per i pazienti, però, il tutto è molto semplice. L’intervento chirurgico per impiantare elettrodi richiede solo poche ore e poi si ha la possibilità di tornare a casa il giorno stesso, con un impianto che avvolge uno dei loro occhi. Dopo circa una settimana, il paziente ritorna per avere gli occhiali e i nuovi elettrodi sintonizzati, imparando a utilizzare il sistema. Sulla scatola del convertitore ci sono manopole che consentono agli utenti di aumentare o diminuire le immagini, impostando la luminosità e il contrasto.

Cosa si vede esattamente dopo l’impianto?

Fulton sostiene che è difficile descrivere esattamente ciò che si vede. “La gente dice vedrai forme. Beh, sì, ma si tratta di impulsi elettrici, e si tratta di imparare a interpretarli. Non è che è difficile, è solo una curva di apprendimento. E ‘qualcosa che sto imparando“.

Recentemente ha affermato di aver distinto la camicia chiara di una persona a lei vicina. Molti pazienti, Fulton compresa, continuano a fare terapia di visione per migliorare la loro vista e formare il proprio cervello a interpretare al meglio i segnali. Fulton ha a lungo utilizzato un bastone per rilevare ostacoli, ma ora la sua consapevolezza dell’ambiente è molto più dettagliata. “Sono in grado di identificare le porte e gli oggetti sulla strada. Non posso dirvi se si tratta di un vaso di fiori o una persona senza fissa dimora, ma posso dirvi che  c’è un oggetto“.

Quali sono dunque i limiti di Argus II?

Argus II non è perfetto: è solo in bianco e nero, per cominciare. E’ anche importante notare che questo non è un sistema che tutte le persone non vedenti possono utilizzare – devono avere una retina intatta per l’impianto. Coloro che hanno perso la vista a causa di diabete, glaucoma o infezioni e che hanno danni alla retina, non possono avere il privilegio di utilizzare questa innovativa tecnologia.

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Immagine dell’intervento di Fran per il posizionamento accurato di un elettrodo all’interno del suo occhio.

 

Ma la Second Sight pare non si arrenda e sta già lavorando a un nuovo impianto che aggira anche il livello della retina, per sistemare gli elettrodi direttamente sulla regione visiva del cervello.

Comunque sia, per coloro che sono stati ciechi per anni, questa scoperta è un vero miracolo e, come afferma commossa Fulton, “sono molto impaziente di essere in grado di vedere i miei nipoti. Non sarò in grado di vedere i loro volti, ma so che ci divertiremo quando mi chiederanno di giocare con loro a trovarli e, finalmente, sarò in grado di capire la differenza tra i piccoli di quattro e sette anni“.

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Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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