Appuntamenti e ludopatia: la class action contro le dating app

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 08 Aprile, 2024

Foto di telefono con dating app famose

Negli Stati Uniti, nello specifico nel distretto settentrionale della California, sei utenti hanno fatto causa a Match Group, società proprietaria di diverse app di dating, ovvero Tinder, Hinge, OkCupid, Match.com e The League.

Approfondiamo di seguito la vicenda.

Perché una causa contro le app di dating?

Le app di incontri solitamente possono essere utilizzate nella versione gratuita o premium, la quale prevede dei vantaggi a pagamento. 

Il gruppo querelante sostiene nel documento relativo alla causa che queste app per trovare l’amore utilizzino la gamification (ossia l'applicazione di elementi e meccaniche tipici dei giochi in contesti non ludici) per manipolare l’utenza e spingerla a spendere soldi per continuare a usufruire dell’abbonamento premium, il quale aumenta di molto le potenzialità di ricerca dell'anima gemella. 

L’accusa, nello specifico, è di utilizzare funzionalità di prodotto riconosciute per manipolare la dopamina, con l'obiettivo di trasformare gli utenti in individui "impegnati in una ricerca di ricompense psicologiche" e generando in questo modo "successo di mercato attraverso la promozione di dipendenza verso le app di incontri, che porta a sottoscrizioni costose e uso continuato".

Uscita la notizia, creator sul web o semplici utenti hanno mostrato sui social la loro solidarietà agli appartenenti alla class action, sostenendo che avevano notato da diverso tempo le contraddizioni nel pagare, spesso anche cifre considerevoli, per trovare l’amore online tramite queste applicazioni.

Quando la gamification porta alla dipendenza

Nonostante un portavoce di Match Group abbia respinto la causa legale come "ridicola e priva di merito", sottolineando che il loro modello di business non si basi sulla pubblicità o sul coinvolgimento degli utenti, ma sull'aiutare attivamente le persone a incontrarsi e a lasciare poi le app, diversi studiosi del meccanismo delle dating app, le cui voci sono state riportate in questo articolo del The Guardian, sostengono le ragioni della causa legale.

Mia Levitin, scrittrice e critica di fenomeni culturali e letteratura, ha commentato: "Non mi sorprende affatto che questo sia finito in tribunale. Penso che le grandi tecnologie siano il nuovo tabacco, dato che gli smartphone sono danno dipendenza tanto quanto le sigarette".

Levitin osserva, inoltre, che l'assuefazione potrebbe essere stata integrata nelle app di incontri fin dall'inizio.

Jonathan Badeen, co-fondatore di Tinder e inventore del meccanismo di scorrimento (“swipe left or right”), ha infatti ammesso di essersi ispirato agli esperimenti classici di Skinner, psicologo e scienziato comportamentale che, utilizzando i piccioni o i topi come cavia, ha teorizzato il paradigma del condizionamento operante

Lo studioso ha permesso di analizzare il modo in cui i comportamenti volontari sono influenzati dalle loro conseguenze, come il rinforzo o la punizione.

"Rubando il sistema di ricompensa del cervello, che privilegia l'effetto immediato della dopamina rispetto alle ricompense a lungo termine, il design delle app di incontri ci incoraggia a continuare a giocare. È paragonabile all’effetto di soddisfazione immediato dato dal cibo spazzatura", ha sottolineato Levitin.

Natasha McKeever, docente presso l'Università di Leeds specializzata in amore e sessualità, ha osservato che le app di incontri sembrano promuovere comportamenti negativi come ghosting, breadcrumbing (ossia dare sporadiche e superficiali segnalazioni di interesse o coinvolgimento a qualcuno, senza impegnarsi veramente in una relazione significativa) e le backburner relationships, quelle relazioni che vengono mantenute in sospeso o in stand-by mentre una persona si concentra principalmente su un'altra relazione, ritenuta prioritaria.

Nelle motivazioni della causa, infatti, si sostiene anche che "gli utenti con swipe illimitati sfruttanno al massimo la possibilità di raggiungere il picco di match, riuscendo ad avere maggiori compatibilità a disposizione, ma cadendo così vittime di ghosting e breadcrumbing più di frequente. Ciò, a sua volta, aumenta significativamente la probabilità di sperimentare una minore soddisfazione nella vita e di provare più sentimenti di solitudine e impotenza". 

Lee MacKinnon, docente presso il London College of Communication, che sta completando un dottorato sulla gamification delle app di incontri, ha evidenziato che queste applicazioni influenzano e modificano il comportamento delle persone utilizzando tecniche di scienza comportamentale: "Le persone si sentono profondamente ingannate quando credono che questi siti operino nel loro interesse, mentre in realtà agiscono nell'interesse delle corporation digitali. Siamo diventati il prodotto e la nostra vita personale, la nostra vita amorosa, i nostri dettagli più intimi sono sfruttati come merce".

Sebbene in teoria le app di incontri dovrebbero ampliare la scelta di potenziali partner, in realtà "riproducono il privilegio, consolidando le preferenze idealizzate per determinate etnie, gruppi di età e tipi di corpo. Questo è esemplificato dall'utilizzo dell'algoritmo Elo da parte di Match.com, un sistema originariamente sviluppato per classificare i giocatori in giochi competitivi (come ad esempio gli scacchi).”

Un altro parere significativo è stato fornito da Luke Brunning, insegnante di filosofia presso l'Università di Leeds e studioso dell'etica degli appuntamenti online: lo studioso ha osservato che i profili infiniti ricordano il compulsivo scorrimento infinito sui social media, con un impatto negativo sulla salute mentale.

Brunning ha suggerito che le piattaforme dedicate al dating potrebbero apportare miglioramenti, come una maggiore trasparenza sugli algoritmi di matching e un'educazione degli utenti sui rischi degli appuntamenti online, nonché di punire il ghosting e lo scorrimento seriale mettendo in pausa la capacità degli utenti di utilizzare l'app.

Ha, inoltre, osservato che, sebbene i querelanti nella causa legale possano avere ragione nel sostenere che le app di Match Group stiano monetizzando sull'attenzione e sull'investimento nella ricerca dell'amore dei propri utenti, questa pratica non appartiene solo a loro, ma si tratta, invece, di un problema più ampio, sistemico, relativo all'intero ecosistema del dating online

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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