La cascata della coagulazione è un processo molto complesso che si attiva nell'organismo in seguito alla lesione di un vaso sanguigno.
Durante questo processo, vengono attivate in maniera sequenziale alcune proteine particolari, note come fattori della coagulazione, secondo un meccanismo "a cascata". Il risultato finale è rappresentato dalla formazione di una fitta rete di fibrina, sulla quale vanno poi ad agire anche le piastrine per creare una vera e propria barriera, il coagulo appunto, in corrispondenza del sito del danneggiamento, proteggendolo fino alla sua guarigione.
Perché i fattori della coagulazione funzionino adeguatamente hanno bisogno di un cofattore enzimatico, rappresentato dalla vitamina K.
La coagulazione è un processo finemente regolato, il cui complesso sistema di controllo impedisce, da un lato, l'eccessiva formazione di coaguli e ne regola lo smaltimento dopo la guarigione della lesione e, dall’altro, regola il processo di riparazione del danno al vaso sanguigno nelle giuste tempistiche, gestendo in modo ottimale l’omeostasi e il potenziale trombotico rispetto a quello emorragico dell’organismo.
La vitamina K: a cosa serve
Il termine vitamina K deriva dall'iniziale della parola danese Koagulation vitamin, in quanto tale composto, detto anche naftochinone, svolge un ruolo fondamentale nel processo di coagulazione del sangue, agendo da cofattore enzimatico per i fattori della coagulazione, oltre ad assicurare la funzionalità delle proteine che formano e mantengono in forma le ossa.
La vitamina K appartiene alla categoria delle vitamine liposolubili che vengono accumulate nel fegato e, a seconda delle necessità, rilasciate gradualmente nel flusso sanguigno.
La vitamina K di cui disponiamo viene introdotta nel nostro organismo in parte con il cibo e in parte è direttamente prodotta nel nostro intestino dai batteri commensali, che lo colonizzano consentendoci di disporre sempre della quantità necessaria. Il fabbisogno giornaliero di vitamina K è 1 mg al giorno per ogni chilogrammo di peso corporeo, quantità che è generalmente soddisfatta da una normale dieta.
I farmaci anticoagulanti: come agiscono?
I farmaci anticoagulanti sono in grado di ridurre il rischio di formazione di trombi, inibendo l’azione della vitamina K e rendendo il sangue meno prono all’innesco di processi di coagulazione non regolati.
La terapia anticoagulate orale (TAO), che comprende soprattutto i farmaci cumarinici, viene assunta oggi dall'1-2% della popolazione generale e da circa l'8% degli ultra-ottantenni, anche se i numeri sono in continuo aumento.
Il loro dosaggio va calibrato attentamente previa valutazione dei parametri laboratoristici indicatori della capacità del sangue di coagulare, come il Rapporto Internazionale Normalizzato (International Normalized Ratio, INR), ovvero il tempo di protrombina (Prothrombin Time, PT) espresso come INR.
La fibrillazione atriale è la patologia per la quale vengono più comunemente prescritti farmaci anticoagulanti, si calcola che interessi circa 800 mila pazienti in Italia, alla quale seguono poi i casi di trombosi venosa profonda, i portatori di protesi valvolari cardiache, i soggetti con malattie valvolari cardiache, cardiomiopatie dilatative e nei casi di infarto acuto del miocardio.
Farmaci anticoagulanti e dieta: ecco cosa mangiare e non mangiare
L’azione dei farmaci anticoagulanti orali è basata sulla loro capacità di interferire con l’attività della vitamina K, fondamentale per regolare positivamente il processo della coagulazione.
Normalmente, con una dieta regolare, equilibrata e soprattutto varia, molto raramente si hanno alterazioni nella risposta agli anticoagulanti in relazione al contenuto di vitamina K degli alimenti. Sebbene non sia necessario seguire diete specifiche, durante la terapia anticoagulante orale esistono delle raccomandazioni dietetiche che devono essere seguite e concordate con il proprio medico.
In regime di TAO, nessun alimento è tassativamente proibito, tuttavia è importante prestare molta attenzione al consumo di tutti quei cibi che possono interferire con la coagulazione, alterando l’azione dei farmaci.
I cibi consigliati
Gli alimenti consigliati nella dieta sono quelli con un basso contenuto di vitamina K (<30 mg/100 gr) come: pomodori, melanzane, carote, zucchine, cetrioli, zucca, ravanelli, peperoni verdi e funghi per quanto riguarda le verdure.
Inoltre, per pomodori e finocchi, la cottura diminuisce significativamente il contenuto in vitamina K. Tra la frutta si possono assumere tranquillamente uva, pere, albicocche, mele, ciliegie, pesche, prugne, agrumi, melone e banane. Della categoria dei legumi andrebbero privilegiati lenticchie, ceci, fagioli. Anche le patate possono essere tranquillamente assunte con la dieta.
Per quanto riguarda i formaggi freschi, come mozzarella, certosino, scamorza fresca, caciottine, è opportuno consumarli come secondo piatto non più di due volte alla settimana per un quantitativo di non più di 100 grammi; mentre i formaggi stagionati, come Grana Padano DOP, è possibile mangiarli anche giornalmente come condimento per pasta, riso o verdure per una quantità non superiore a 50 grammi.
Per quanto riguarda l’uovo, meglio privilegiare l’albume.
Il latte vaccino andrebbe assunto solo se parzialmente scremato nella quantità massima di una porzione al giorno. Sono consentiti latte di soia e yogurt.
La carne di maiale, di manzo e di pollame non è sconsigliata ma ne vanno predilette le parti meno grasse e preparata con modalità di cottura come griglia, forno o in umido evitando le fritture dei condimenti. Stesso principio per gli affettati tra i quali sono suggeriti quelli meno grassi tipo prosciutto cotto, crudo e bresaola.
Come pesce sono consigliati tonno al naturale, crostacei, come scampi e gamberi, o molluschi come seppie, calamari, polpi.
Per quanto concerne ai cereali vanno benissimo pane, pasta, riso, pizza, crackers e mais.
Olio di arachidi, olio di girasole e burro sono i condimenti consigliati mentre capperi ed aglio nella categoria delle piante aromatiche.
I cibi consentiti
Gli alimenti consentiti ma da non assumere per più di due volte alla settimana in quantità limitate e non associati tra loro, perché hanno un contenuto medio di vitamina K (tra 30-100 mg/100 gr), comprendono: porri, sedano, peperoncino rosso, asparagi, nella categoria nutrizionale delle verdure; kiwi, avocado, frutta secca, soprattutto pistacchi, tra i frutti; piselli e soia per quanto riguarda i legumi.
Come carne può essere assunta con limitazione quelle di fegato di bovino e di maiale; come pesce il tonno sott’olio e, sempre per quanto riguarda le fonti proteiche, il tuorlo d’uovo. Cereali integrali di cui tenere sotto controllo l’assunzione sono pasta, riso, crusca, farine, polenta e come semi quelli di zucca ed i pinoli.
Nella categoria dei condimenti vanno limitati olio di mais, olio extravergine di oliva, margarina e maionese. Non esagerare anche con il caffè.
I cibi da evitare
I cibi da assumere solo occasionalmente, in quantità limitate e mai associati tra di loro sono quelli con un alto contenuto di vitamina K (>100 mg/100 gr) e comprendono prezzemolo, basilico, salvia, origano, erba cipollina tra le spezie; cicoria, lattuga, spinaci freschi, broccoli, cavolo, cime di rapa, cavoletti di Bruxelles, rucola e verza tra le verdure; olio di soia e tè sia verde che nero.
Gli alcolici hanno una duplice azione dannosa sulla coagulazione interferendo a livello epatico con il metabolismo dei farmaci anticoagulanti e danneggiando dall’altro le stesse cellule epatiche responsabili della sintesi dei fattori della coagulazione. Andrebbero perciò evitati.