Cosa sono le aderenze uterine e da cosa sono determinate? Come si riconoscono e quali conseguenze possono provocare nella donna che ne soffre? Come si possono eliminare?
Ecco tutto quello che c'è da sapere sulle aderenze all'utero.
Che cosa sono le aderenze all'utero?
Le aderenze all'utero, anche chiamate sinechie, sono una patologia caratterizzata dalla presenza di tessuto cicatriziale (chiamato, appunto, aderenza), situato tra le pareti uterine o nel collo dell'utero.
Esso può occupare l'utero in percentuale variabile: si va dai casi più lievi, nei quali le aderenze sono poche e facilmente eliminabili, a quelli in cui la superficie è quasi o del tutto ricoperta dalle sinechie, come in presenza della sindrome di Asherman.
L'aderenza all'utero non è una situazione da sottovalutare, visto che questa condizione può portare a problemi del ciclo mestruale (amenorrea), infertilità e complicazioni durante la gravidanza.
È quindi fondamentale indagare i sintomi più comuni associati a questa patologia e, se presenti, eliminare le aderenze con un intervento specifico.
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Sfortunatamente, le sinechie non sono visibili con l'ecografia transvaginale e per questo motivo vengono spesso definite come "oscure"; le aderenze uterine si vedono infatti solo attraverso un esame chiamato isteroscopia diagnostica, il quale consiste in una valutazione endoscopica e non invasiva.
Attraverso una telecamera che passa attraverso la vagina e il canale cervicale, il medico è in grado di visualizzare la cavità dell'utero e osservare se sono presenti o meno le sinechie e in quale entità.
In alternativa, la diagnosi di aderenze può essere fatta anche mediante un esame chiamato isterosalpingografia, il quale prevede l'inserimento di un mezzo di contrasto nell'utero, da cui il medico riesce a riconoscere eventuali difetti nella cavità uterina o nella cervice.
I sintomi delle aderenze all'utero
Spesso sono definite "insidiose" perché difficilmente riscontrabili con gli esami più comuni, le sinechie uterine danno luogo a diversi sintomi.
I più comuni comprendono:
- problemi legati al ciclo mestruale: spesso le donne con sinechie soffrono di cicli mestruali dolorosi, con flusso molto scarso (ipomenorrea) o addirittura assente (amenorrea);
- problemi nel concepimento: aderenze e infertilità sono due condizioni strettamente collegate perché spesso le sinechie uterine presentano sintomi che vengono notati solo quando la coppia si mette alla ricerca di una gravidanza. Il tessuto cicatriziale presente in notevoli quantità, infatti, impedisce il passaggio degli spermatozoi nell'utero, inoltre esso non consente all'embrione di impiantarsi correttamente. La conseguenza per la donna è un'estrema difficoltà nel rimanere incinta e notevoli problemi per l'embrione nel superare le prime settimane di gestazione;
- problemi durante la gravidanza: la sinechia uterina dà luogo a sintomi che si riscontrano comunemente durante le prime fasi della gestazione. Spesso la placenta e l'embrione si sviluppano in modo scorretto e si ha una maggior probabilità di incorrere in aborti spontanei.
Cause delle sinechie uterine
Le sinechie uterine sono causate da diversi fattori, tuttavia il più comune è legato ai traumi che si verificano nella cavità uterine.
Questi a loro volta possono essere stati determinati da:
- interventi chirurgici come i raschiamenti;
- infiammazioni;
- infezioni (come nel caso dell'endometrite);
- interventi isteroscopici;
- aborti spontanei;
- l'interruzione volontaria di gravidanza;
- parto.
Il trattamento delle aderenze uterine
Le aderenze uterine possono essere eliminate attraverso un intervento chirurgico. In genere viene eseguita un'isteroscopia operativa, che consiste in un'operazione non eccessivamente invasiva che permette sia di indagare otticamente lo stato della cavità dell'utero, sia di eliminare le sinechie.
A seconda della gravità delle aderenze, infatti, la sonda di cui è dotato lo strumento diagnostico è in grado di rimuovere fisicamente il tessuto cicatriziale sfruttando delle forbici o degli elettrodi.
Solitamente dopo l'intervento alla donna viene applicato un gel anti-adesione formulato con acido ialuronico, il quale ha la funzione di ridurre la possibilità che si formino nuove sinechie.
La paziente è comunque invitata a effettuare controlli periodici nel corso del tempo per prevenire la formazione di nuove aderenze.
Aderenze all'utero e sindrome di Asherman
La sindrome di Asherman è una patologia che si caratterizza per la presenza di aderenze all'interno della cavità uterina e della cervice.
Le cause più comuni associate alla sua comparsa includono:
- traumi all'endometrio, con il risultato che i tessuti non riescono a rigenerarsi in modo ottimale e viene favorita la fusione delle aree che sono state danneggiate;
- infezioni all'utero;
- interventi chirurgici, come quelli effettuati per rimuovere i fibromi o i polipi (miomectomia o polipectomia);
- raschiamenti uterini, in seguito al parto o a un aborto;
- operazioni come l'ablazione endometriale, la quale viene utilizzata nelle donne con sanguinamento uterino eccessivo, in alternativa all'isterectomia;
- taglio cesareo;
- irradiazione pelvica;
- anomalie della placenta: le donne che presentano delle anomalie della placenta (come ad esempio la placenta increta, ossia “attaccata” alla parete muscolare dell'utero) hanno un rischio più elevato di sviluppare la sindrome di Asherman, visto che l'adesione del tessuto placentare coinvolge gli strati più profondi dell'endometrio.
La sindrome di Asherman è una patologia acquisita, tuttavia esistono dei fattori di rischio che possono predisporre alla sua insorgenza. Essi includono:
- età della donna;
- aver avuto più gravidanze;
- sovrappeso e obesità;
- ripetuti aborti;
- difetti congeniti dell'utero, come ad esempio l'utero bicorne o l'utero setto.
Sindrome di Ashermna: sintomi e trattamento
I sintomi più frequenti associati alla sindrome di Asherman sono le anomalie del ciclo mestruale (amenorrea, ipomenorrea, ciclo molto doloroso, etc.), l'infertilità femminile, i dolori pelvici senza apparente motivo e i problemi durante le prime fasi della gravidanza (complicazioni nell'annidamento e nello sviluppo dell'embrione, alterazioni della placenta, aborti spontanei ripetuti, etc.).
Per essere diagnosticata la sindrome di Asherman richiede un'accurata visita ginecologica corredata da un'isteroscopia.
Questo esame è fondamentale per indagare la presenza delle aderenze uterine, per valutarne la quantità, la posizione e le modalità di rimozione più adeguate.
Le donne che soffrono della sindrome di Asherman devono sottoporsi a un trattamento chirurgico per rimuovere le aderenze uterine.
Per farlo è possibile sottoporsi all'isteroscopia e in base alla gravità delle sinechie i medici potranno propendere per:
- l'azione degli elettrodi: le aderenze lievi si eliminano senza grandi difficoltà sfruttando l'azione combinata delle forbici e dei mini elettrodi bipolari;
- più interventi: qualora le sinechie fossero molto numerose o particolarmente difficili da trattare, sarà il chirurgo a dover intervenire, a volte anche con diversi interventi.
Nella maggior parte dei casi l'operazione è risolutiva e le pazienti ritornano ad avere un ciclo mestruale normale e a concepire senza particolari problemi.
Purtroppo però, il tasso di recidive dopo l’isteroscopia è comunque alto, pertanto è consigliabile sottoporsi a frequenti controlli nel corso del tempo.