Come si riconosce la carenza di vitamina D e quali conseguenze può avere sull'organismo?
Andiamo alla scoperta dei principali sintomi che connotano la mancanza di vitamina D e delle possibili ripercussioni sulla nostra salute.
I sintomi della carenza di vitamina D
La carenza di vitamina D identifica un livello insufficiente di questa sostanza all'interno dell'organismo, la quale potrebbe avere serie ripercussioni sullo stato del soggetto deficitario.
La vitamina D, infatti, svolge un ruolo fondamentale nel preservare la solidità dell'apparato scheletrico e per altre funzioni basilari, fra cui:
- l'assorbimento del calcio da parte dell'intestino;
- il mantenimento dei corretti livelli di calcio e fosforo;
- promuovere la funzionalità dei reni;
- rinforzare le ossa e accrescere la capacità di queste ultime di trattenere il calcio.
È importante, quindi, effettuare una valutazione della sua presenza nell'organismo qualora dovessero subentrare dei sintomi specifici. Attraverso delle semplici analisi del sangue è possibile identificare una carenza, tuttavia vi sono anche alcuni campanelli d'allarme che possono essere presi in considerazione.
Fra di essi i principali sono:
- dolore alle articolazioni;
- debolezza muscolare, soprattutto alle braccia e alle gambe;
- dolore osseo;
- fragilità ossea e alta propensione a rotture in seguito a traumi modesti;
- confusione mentale. Qualora la mancanza di vitamina fosse molto grave, possono subentrare sintomi neurologici e neuromuscolari, i quali sono i diretti responsabili di manifestazioni quali la stanchezza, la debolezza, l'ansia e le difficoltà ad addormentarsi;
- stanchezza;
- aumento della sensibilità al dolore;
- formicolio alle mani o ai piedi;
- spasmi muscolari involontari;
- tremore.
Le conseguenza di una carenza di vitamina D
Tra i principali effetti di una carenza di vitamina D vi sono la fragilità ossea e la debolezza che colpisce l'apparato scheletrico, tuttavia recenti studi hanno evidenziato come questa possa avere ripercussioni anche su altre zone dell'organismo.
Le conseguenze principali di un livello eccessivamente basso di vitamina D comprendono:
- osteoporosi, in particolare nei soggetti anziani e nelle donne in menopausa. L'osteoporosi provoca un indebolimento osseo che determina poi ossa particolarmente fragili e soggette a rotture;
- osteomalacia. È una malattia metabolica che rende le ossa particolarmente fragili e soggette a rotture anche in seguito a traumi di modesta entità;
- rachitismo, presente soprattutto in bambini e ragazzi in via di sviluppo. Il rachitismo è determinato da una scarsa mineralizzazione ossea, la quale provoca, con il passare del tempo, delle deformazioni nella struttura ossea;
- aumento del rischio vascolare;
- diabete e tendenza all'insulino resistenza;
- ipertensione;
- aumento della possibilità di sviluppare una patologia autoimmune della tiroide, come ad esempio l'ipotiroidismo;
- effetto immunosoppressore e, di conseguenza, aumento della probabilità di contrarre infezioni e malattie;
- aumento della probabilità di soffrire di depressioni o disturbi dell'umore;
- perdita di capelli e diradamento del cuoio capelluto. La vitamina D svolge un ruolo importante nel benessere della chioma e, quando manca, può determinare un'eccessiva debolezza dei follicoli piliferi e il diradamento della capigliatura. Sembra, inoltre, che tale deficit possa condurre a una iperproduzione di sebo;
- prurito e orticaria: alcuni studi hanno associato prurito e carenza di vitamina D, mettendo in luce come una carenza di questa vitamina possa provocare un peggioramento delle condizioni dei soggetti che soffrono di orticaria e rash cutanei;
- visione offuscata: la carenza di vitamina D determina sintomi anche negli occhi, i quali possono sviluppare una forma di infiammazione cronica, l'offuscamento della visione, una difficoltà nel vedere durante le ore notturne e altre patologie a danno dei bulbi oculari.
Rilevare la concentrazione di vitamina D non è difficile e lo si attraverso l'analisi del livello di calcidiolo (o 25-OH-D) mediante un prelievo di sangue.
Carenza di vitamina D: quali cause
La vitamina D può essere introdotta sia attraverso la dieta, che sintetizzata a partire dall'esposizione ai raggi solari. Le cause di una sua carenza, quindi, possono essere riconducibili sia a:
- deficit alimentari e mancata assunzione di cibi ricchi di questa sostanza;
- presenza di patologie (malattie renali o a danno del fegato);
- assunzione di determinati farmaci che aumentano la richiesta di vitamina D da parte dell'organismo;
- stile di vita che non permette di assorbire una buona quantità di raggi UV;
- pelle scura;
- lontananza in termini geografici dall'Equatore e, di conseguenza, esposizione a pochi raggi solari e di scarsa intensità;
- eccessivo utilizzo di creme solari che non consentono al corpo di assorbire la vitamina;
- invecchiamento. I soggetti più anziani sintetizzano meno vitamina D;
- dipendenza da fumo e alcol;
- morbo di Crohn;
- presenza di bypass gastrico, il quale riduce la capacità dell'intestino di assorbire la vitamina;
- soggetti che soffrono di gravi patologie come tumori, pancreatite cronica e fibrosi cistica.
Carenza di vitamina D e gravidanza
La carenza di vitamina D in gravidanza espone a conseguenze negative per la salute tanto la donna incinta quanto il feto.
La donna che aspetta un bambino e che presenta un basso livello di questa sostanza potrebbe, ad esempio, andare incontro ad osteoporosi e osteomalacia, ma altrettanto gravi sono le ricadute di tale deficit sul neonato.
La carenza di vitamina D cosa comporta in un bambino appena nato? Tra le possibili conseguenze:
- aumento della possibilità che il neonato sviluppi il rachitismo. A causa di un livello troppo basso di calcio, infatti, i neonati possono andare incontro a rachitismo e avere difficoltà nella crescita fisica e il cranio molle per lungo tempo;
- spasmi muscolari e, nei casi più gravi, crisi convulsive;
- difficoltà ad imparare a gattonare e poi a sedersi e a camminare;
- maggior tempo perché si richiudano le fontanelle;
- nei bambini più grandi, ovvero quelli di età compresa tra uno e quattro anni, la carenza di vitamina D può provocare una curvatura anomala della colonna vertebrale (scoliosi), o il varismo/ valgismo delle ginocchia;
- appiattimento dell'osso pelvico nelle ragazze, con conseguente restringimento del canale del parto.
Per diagnosticare la carenza di vitamina D nei neonati e nei bambini i medici fanno ricorso alle analisi del sangue e alle radiografie.
Carenza di vitamina D e tiroide: quale legame
Una carenza di vitamina D può avere ripercussioni negative anche nei soggetti che soffrono di disturbi della tiroide.
Questa sostanza, infatti, è fondamentale per il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, tanto che un suo deficit potrebbe essere una causa rilevante nello sviluppo delle malattie autoimmuni.
Ciò che emerso da diversi studi è che i pazienti affetti da AITD e da Tiroide di Hashimoto, presentano con più frequenza dei deficit di tale sostanza. La medesima analogia tra basso livello di vitamina D e disturbi della tiroide si sono notati anche nei pazienti affetti da morbo di Graves, ovvero una malattia ipertiroidea associata a una sovrapproduzione di ormoni, suggerendo che vi possa quindi esserci un nesso tra queste due condizioni.
Il parere dell'esperto
Il Dr. Mastropietro aggiunge "la carenza e l'insufficienza di vitamina D è globale. È un problema di salute che affligge più di un miliardo di bambini e adulti in tutto il mondo.
Le conseguenze della carenza di vitamina D non possono essere sottostimate. C'è stata un'associazione di carenza di vitamina D con una miriade di malattie acute e croniche, tra cui: preeclampsia, carie dentale infantile, parodontite, malattie autoimmuni, malattie infettive, malattie cardiovascolari, tumori mortali, diabete di tipo 2 e disturbi neurologici.
Si puo’ valutare il valore della vitamina D, attraverso delle semplici analisi del sangue. Nelle linee guida pratiche pubblicate dalla Società di Endocrinologia sulla vitamina D, viene definita:
- carenza < 20 ng/mL
- insufficienza tra 21–29 ng/mL
- sufficienza >30 ng/mL
Tuttavia, il livello di vitamina D sierica ottimale puo’ arrivare fino a 80 ng/ml. Sopra questo valore e superati i 100 ng/ml si potrebbe avere una possibile tossicità.
Molti pensano che un'adeguata assunzione di vitamina D possa essere ottenuta solo con la dieta. Questa ipotesi è errata. Ad eccezione del pesce grasso, il contenuto di vitamina D della maggior parte degli alimenti, compresi i latticini fortificati, è relativamente basso o inesistente.
La carenza di vitamina D spesso non viene diagnosticata o è sottotrattata. L'integrazione di vitamina D è sicura e poco costosa e può risolvere la carenza. Inoltre, non bisogna dimenticare che il miglior modo per sintetizzare la vitamina D è esporsi al sole con moderazione e coscienza."