La sindrome del tunnel cubitale è una condizione patologica che si manifesta attraverso formicolio, addormentamento e parestesie a carico del mignolo e dell’anulare della mano, provocata da una compressione del nervo ulnare o dalla trazione dello stesso nervo a livello del gomito.
La funzione principale del tunnel cubitale in condizioni di normalità è quella di proteggere il nervo ulnare da possibili urti e contusioni. In seguito a traumi o a patologie croniche, quali diabete e sarcoidosi, il tunnel cubitale diviene troppo stretto per il nervo che lo attraversa che di conseguenza viene danneggiato, analogamente a quello che avviene in altre patologie da intrappolamento nervoso.
Come abbiamo visto la sindrome del tunnel cubitale è dovuta alla compressione del nervo ulnare, a sua volta legata ad una postura scorretta e ad un sovraccarico sui gomiti. Proprio per questo motivo tale sindrome è nota anche con il nome di “gomito del cellulare” o “gomito del camionista”.
Altre cause alla base di questa patologia comprendono:
I sintomi principali della sindrome del tunnel cubitale includono:
I sintomi si manifestano perlopiù quando il soggetto è a letto e si presentano in maniera saltuaria. Nei casi più gravi però, i sintomi possono diventare molto frequenti e persistenti e tali da provocare disturbi anche a livello muscolare.
Ad esempio, il soggetto affetto da sindrome del tunnel cubitale potrebbe trovare difficoltoso eseguire anche gesti comuni, come stringere la mano ad una persona o aprire una bottiglia d’acqua.
La diagnosi della sindrome del tunnel cubitale è piuttosto semplice. La positività al segno di Tinel e la prova di Phalen, due manovre utilizzate nella diagnosi della sindrome del tunnel cubitale e carpale, indicano con chiarezza se è il nervo ulnare il responsabile dei disturbi parestesici della mano.
In alcuni casi potrà rendersi necessario un ulteriore approfondimento diagnostico attraverso l’uso di tecniche di imaging (ecografia, RMN) o studi elettromiografici per effettuare una corretta diagnosi differenziale.
Il trattamento di questa sindrome è volto principalmente all’eliminazione delle cause che hanno scatenato il problema. Una volta ottenuta la diagnosi, il medico potrà suggerire, allo scopo di alleviare i sintomi, l'uso di tutori (bloccati in posizione piegate a 45°) per immobilizzare la parte interessata e di poggiare i gomiti su superfici comode e soffici durante lo stato di veglia, oltre alla correzione della postura del gomito.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica solitamente è prevista l’assunzione di farmaci anti-infiammatori o FANS, cortisonici o neurotrofici e l’esecuzione di determinate terapie fisiche, come ad esempio la chiropratica, il laser o gli ultrasuoni.
Solo nei casi più severi è previsto il ricorso alla terapia chirurgica (decompressione) che prevede la liberazione del nervo dalla compressione esterna. Questo tipo di trattamento ha uno scopo principalmente conservativo, in quanto spesso non consente un recupero totale della funzione del nervo piuttosto evita il peggioramento delle condizioni che può portare alla paralisi dei muscoli collegati al nervo ulnare.
La prognosi migliore è riservata ai pazienti che richiedono un’attenzione medica alle prime avvisaglie di malattia e che quindi non manifestano la perdita permanente di sensibilità e l'ipostenia muscolare alla mano.
Nel maggior parte dei casi però il paziente affetto da questa sindrome richiede un consulto ortopedico solo in una fase avanzata della malattia, quando i sintomi sono ormai in via di cronicizzazione e sono già in corso l’atrofia muscolare e la parestesia del nervo. In tutti questi casi l’unico trattamento possibile è quello chirurgico che comunque non assicura una ripresa totale.
Questa sindrome può essere prevenuta o quantomeno ridotta, facendo attenzione a mantenere una postura corretta ed evitando la messa in atto di movimenti ripetitivi che mantengono il gomito in posizione piegata, come ad esempio stare troppo tempo al cellulare, oppure guidare l’automobile con il braccio appoggiato fuori dal finestrino.